Fasma: “Se non canto in giro, non esisto” – INTERVISTA

A tu per tu con Fasma per parlare del nuovo singolo “Vacci piano!”, fuori per Sony Music Itay da venerdì 18 aprile. La nostra intervista al giovane artista romano
Fasma torna a emozionare con il nuovo singolo “Vacci Piano!”, un brano che parte da una metafora potente: anche dove tutto sembra ghiacciato, un abbraccio può sciogliere le distanze e riportare calore ed emozione. È questo il filo conduttore di un pezzo intimo, che apre una nuova tappa nel percorso artistico del cantautore romano. Ecco cosa ci ha raccontato in questa intervista.
Fasma presenta il singolo “Vacci piano!”, l’intervista
Il tuo nuovo singolo si intitola “Vacci piano!”, rigorosamente col punto esclamativo. Rompo il ghiaccio: perché questa scelta?
«In realtà è stata una scelta stilistica. Il primo provino lo chiamammo così, “Vacci Piano!” col punto esclamativo, e ci è sembrato fin da subito un dettaglio che rispecchia un po’ il nostro carattere: cercare di mettere un tocco di personalizzazione anche nei dettagli più piccoli. Quindi sì, “Vacci piano” col punto esclamativo è proprio una scelta stilistica».
Che significato assume per te questo pezzo?
«Sicuramente è una canzone molto intima, parla direttamente alla persona che la ascolta, per questo avevo voglia di condividerla col mondo. L’ho scritta qualche anno fa ed è bello che ora esca. Abbiamo tanti brani “fermi”, e vederli prendere polvere non mi piace. Condividerli è magico, e questa in particolare è una condivisione piena di intimità, che spero arrivi a tutti».
Mi piace molto la costruzione del brano, che si apre con una frase cardine: “Quanto mi manca la pelle delle tue braccia che mi dava calore mentre il mondo si ghiaccia”, poi ripresa nel ritornello. Come avete lavorato sulla struttura del pezzo?
«Tutto è partito proprio da quella frase, che è un po’ il manifesto del pezzo. Mi ricordo che ho scritto la strofa con GG, che sperimentava al piano: io con il testo, lui con la musica, trattavamo temi simili ma da due direzioni parallele. Questa coesione ci ha portato a un ritornello molto “urlato”, molto emotivo. Abbiamo pensato di registrarlo nuovamente, ma l’emozione che c’era nella prima stesura, anche se imperfetta, ci sembrava irripetibile e perfetta così».
Come si è evoluto nel tempo il rapporto con GG, tuo fedele producer?
«C’è tanto rispetto, non solo professionale ma anche emotivo. C’è una sintonia speciale tra di noi che va oltre le parole: la musica è testimone di questo rapporto. Siamo cresciuti insieme come due piante nello stesso giardino. Aiutando me aiuto lui e viceversa: è un regalo che pochi rapporti professionali e umani possono dare».
Quali feedback dal pubblico ti stanno colpendo di più riguardo “Vacci piano!”?
«Molto belli, anche se spesso non guardo i commenti. Ma mi accorgerò di tutto cantando il pezzo dal vivo, perché è un brano che arriverà davvero quando sarà cantato in giro. Una ragazza mi ha scritto che le ho fatto riscoprire la lentezza, l’importanza di assaporare quello che si ha. Quando sento che la mia musica fa del bene a qualcuno, so che sono sulla strada giusta».
Guardando il tuo percorso, dopo “Per sentirmi vivo” e “Parlami” sei andato oltre le attese pubblicando “Ho conosciuto la mia ombra”, un disco coraggioso. Come vivi il processo creativo, e come riesci a non farti condizionare dalle aspettative?
«Non credo che si possano rispettare davvero le aspettative, e quando ci si prova si perde la magia. Per me non era la via più difficile, ma era l’unica via possibile: solo così posso portare il mio messaggio, tutelando la mia identità. Le belle cose arrivano quando devono arrivare. Le aspettative sono illusioni che non ti fanno godere il viaggio. È un grave problema della società di oggi, anche per molti artisti. Io non voglio rispettare aspettative, ma fare cose bellissime, e guardando indietro sono contento del percorso. E questo nessuno può torgliermelo».
Il rapporto con il pubblico è sempre stato importante per te. Che pensiero vuoi rivolgere a chi ti segue dall’inizio o ti scopre ora?
«Mi batterò giorno e notte per fare in modo che le brave persone facciano bellissime cose. Non ho la pretesa di rendere felici le persone, ognuno deve trovare la felicità da solo, ma se posso aiutare qualcuno a fare qualcosa di bello, lo farò sempre, attraverso la musica, i concerti, o a livello sociale. Siamo portatori di un messaggio. Nei momenti bui il pubblico non mi ha fatto sentire solo, ma parte di una collettività: loro mi dicono che ho creato io tutto questo, ma in realtà l’abbiamo fatto insieme».
Hai lanciato il Bisco Tour, una serie di date gratuite per il tuo pubblico. Cosa ti ha spinto a questa scelta?
«L’amore. Se faccio cose incredibili, è solo per amore: della musica, del mio lavoro, anche per me stesso. Sentivo dentro la necessità di raccontare un’idea e di stare a contatto con le persone. È il mio dovere da artista. Se non canto in giro, non esisto».
Per concludere, guardandoti indietro, in cosa senti di essere cambiato rispetto agli esordi, e in cosa ti senti rimasto uguale?
«Sono cambiato nel mio rapporto con la musica, ma sono tornato alle cose fondamentali. Ora riesco a scrivere anche degli altri, a migliorarmi ogni giorno, ad esprimermi in modo più semplice e musicale. La scrittura cresce con me, ogni brano che realizzo mi sorprende perché riesco a mettere cose che prima non avrei saputo esprimere. Non è cambiamento, è crescita. Ma la verità non è mai cambiata: non ho mai detto una bugia in una canzone, voglio essere me stesso al 100% e spero sia uno stimolo per gli altri a fare lo stesso. L’insicurezza blocca la libertà, e la musica mi ricorda che sono libero»