A tu per tu con la band perugina, in uscita con il loro nuovo album intitolato “E’ già domani“
Un disco che non lascia nulla al caso, così potremmo definire “E già domani”, il nuovo progetto dei Fast Animals and Slow Kids, pubblicato da Woodworm in licenza esclusiva per Believe lo scorso 17 settembre. In occasione di questa uscita, abbiamo incontrato per voi la band al completo, ovvero: Aimone Romizi (voce, chitarra, percussioni), Alessio Mingoli (batteria, seconda voce), Jacopo Gigliotti (basso) e Alessandro Guercini (Chitarre). Di seguito la nostra videointervista.
Ciao ragazzi, bentrovati. Partiamo da “E’ già domani”, come si è sviluppato il processo creativo di questo lavoro?
«All’inizio il lavoro si è sviluppato come per i nostri precedenti dischi, ovvero mentre stavamo progettando e realizzando in giro i nostri concerti. Poi, come tutti sappiamo, il mondo ha cominciato a fermarsi e la produzione è cambiata radicalmente. In parte siamo ritornati alle origini, abbiamo riscoperto un tempo quasi infinito a nostra disposizione, vivendo varie situazioni differenti. La prima in cui sembrava normale, la seconda in cui abbiamo lavorato a distanza e la terza dove siamo andati nel dettaglio ad affinare, come forse non ci succedeva da tempo. Proprio per questo motivo, possiamo dirci soddisfatti del nostro lavoro».
Da sempre le vostre sono produzioni suonate dall’inizio alla fine, da vera band. Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un ritorno in tal senso, pensiamo ai Maneskin in Italia, ma in generale a tante altre realtà in giro per il mondo, di ragazzi che si mettono insieme e suonano in gruppo. Pensate sia un buon momento per le band e per la musica suonata?
«In realtà non lo sappiamo, sicuramente sta accadendo qualcosa. Se questo sarà un momento buono o meno lo vedremo in futuro, perchè parliamo relativamente di successi freschi, ottenuti in breve tempo. Aspettiamo di vedere se questi riscontri si consolidano. Sicuramente, grazie ai Maneskin c’è maggiore interesse dall’esterno per quanto riguarda il nostro genere. Non sappiamo come tutto questo si trasformerà in futuro, ma speriamo possa crescere sempre di più, soprattutto rispetto all’attenzione che è stata rivolta allo stesso genere negli ultimi anni».
Quali elementi e quali caratteristiche vi rendono orgogliosi di un disco come “E’ già domani”?
«In termini emotivi, siamo molto contenti perchè questo disco lascia domande in sospeso e che non cerca di trovare una chiusura in se stesso. Un progetto che crea conversazioni e suggerisce diversi spunti, per noi il dialogo è un aspetto sempre molto importante. In più è un disco estremamente ragionato, pensato in ogni sua sfaccettatura. Siamo orgogliosi della cura che abbiamo messo, ci siamo presi il tempo per esplorare nuove soluzioni».
Nico Donvito
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