A tu per tu con il cantautore torinese classe ’92, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Buffet“
Tempo di nuova musica per Riccardo Marchiori, alias FattoSano, attualmente in radio e sulle piattaforme digitali con il singolo “Buffet”, estratto dall’EP intitolato “Il ballo del Grizzly”, disponibile dallo scorso 3 luglio. Conosciamolo meglio.
Ciao Riccardo, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Buffet”, cosa racconta?
«La composizione rock, punk di Adriano Sette Vecchio ha suscitato in me un’immagine. Il pogo. Ho pensato “qual è l’immagine perfetta per rappresentare il pogo?”. Non so voi, ma dalle mie parti, all’ora dell’aperitivo, le persone si trasformano in guerrieri e hanno un unico solo obbiettivo: “il bufffet”. Tra le sfumature di questa rappresentazione divertente, si cela la tematica importante dell’incapacità dell’uomo di saper condividere col prossimo».
In un momento storico così particolare, quali sensazioni e quali stati d’animo ti piacerebbe riuscire a trasmettere attraverso questo pezzo?
«La mia parte mielosa vorrebbe che fossimo tutti un po’ più concentrati, attenti verso altri individui, sul condividere realmente, però ammetto sarebbe ipocrisia da parte mia. Oggi giorno siamo talmente colmi di “cose” (materiali e non) che non abbiamo letteralmente il tempo di dedicarci al prossimo. È triste. Molte persone hanno riflettuto su questo tema durante la quarantena. La mia parte rock vorrebbe vedervi tutti saltare e pogare per dimostrare che siamo ancora vivi, pronti a non abbatterci».
A livello narrativo, cosa aggiungono le immagini del videoclip?
«Appunto l’incapacità del condividere. Abbiamo voluto (il team SetteAFK e io) dare la nostra versione della Sacra Ultima Cena, la rappresentazione 2.0. È un’immagine forte sì (per chi crede) ma anche molto divertente. Azzeccatissima a parer nostro per la tematica “condivisione ai giorni nostri”».
Quanto conta l’ironia nella tua musica?
«Abbastanza. Io come persona sono molto auto-ironico. Mi piace utilizzare l’ironia, puoi essere pesante, leggero allo stesso tempo e anche divertente».
“Buffet” accompagna l’uscita dell’EP “Il ballo del Grizzly”, come descriveresti questo progetto?
«Un progetto emergente il quale molto sofisticamente riesce adesplorare ogni angolo della cultura italiana, dell’individuo italiano, mostrandone luci ed ombre. Questa non so come m’è venuta! (ride, ndr)».
Quando e come ti sei avvicinato alla musica?
«A quindici anni, scrivendo pensieri su di un foglio. Attratto dalla rima, cominciai ad approcciarmi alla scrittura in rima baciata, poi alternata, incrociata, poi il rap, le strumentali al pc, gli amici con gli strumenti, tecnici del suono, piccoli concerti ed ora eccomi qui al fianco di Adriano Sette Vecchio della SetteAFK Label di Torino “Gasato più di Mike in Thriller…”».
Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato il tuo percorso?
«Per colpa di mio fratello Piergiacomo ho conosciuto musicalmente gli Articolo 31 (ride). Un giorno in macchina mise nel lettore cd l’abum “Domani Smetto”, da lì fu foga totale, iniziai ad ascoltare anche gli album degli anni ’90. In adolescenza principalmente sempre Articolo 31, il J-Ax solista, Caparezza, Marracasch e Fabri Fibra. Da più piccolo tra i cd di mio padre Fabrizio De Andrè, Guccini, Lucio Dalla, Bob Dylan, Bob Marley. Tutti loro hanno suscitato curiosità in me sul mondo musicale».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«Non ho pensato a un target sinceramente, sarebbe come imporsi un limite. La musica è per tutti e di tutti, spero arrivi a chiunque».
Nico Donvito
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