A tu per tu con il cantautore romano, fuori con il singolo “Ciliegie” in attesa del prossimo album
Ciao Andrea, benvenuto. “Ciliegie” è il tuo nuovo singolo, dato il titolo ti chiedo: che sapore ha per te questo pezzo?
«Amaro, come l’amore. L’amore è un sentimento amaro e, forse, proprio per questo ne siamo così affascinati, la mente umana è attratta dalle cose un po’ più oscure».
Un pezzo scritto con la collaborazione di Marco Rettani e prodotto insieme a Marta Venturini, quale valore aggiunto hanno donato entrambi al risultato finale?
«Marco è uno scrittore che a me piace tantissimo, ho avuto la fortuna di incontrarlo e di conoscerlo, mi sono innamorato del suo modo di vedere le cose, quindi abbiamo deciso di iniziare la collaborazione insieme che parte da “Ciliegie” e finirà fino a che non si stancherà di lavorare con me (sorride, ndr). Marta, invece, l’ho conosciuta quest’estate, mi piace come lavora, è una produttrice molto brava, apprezzo la sua sensibilità perché lascia che la canzone faccia il suo corso senza troppi fronzoli».
“Rivoluzione Off-Line” insieme a Piotta e “Tokyo” sono stati i due precedenti singoli che in qualche modo hanno rotto il tuo silenzio discografico, rispetto alla tua partecipazione a Sanremo tra le Nuove Proposte nel 2002 con “All’infinito”, quali credi che siano le differenze più evidenti tra ieri e oggi?
«Sicuramente sono cambiato io, ho una visione diversa. Al tempo stesso è anche cambiato il mondo, la società che ci circonda, di conseguenza cambia anche il modo di comunicare e di scrivere. Le esperienze che vivi ti portano a cambiare, quindi le canzoni che realizzo oggi non sono come quelle di qualche anno fa, inevitabilmente e forse anche per fortuna, perché significa che c’è stata un’evoluzione. Da parte mia l’ho affrontato con molto entusiasmo, è una questione di risemina, perché era da un po’ che non facevo produzioni nuove. Stiamo lavorando molto, cercando di mantenere sempre l’essenza delle canzoni, concentrandoci molto sui concetti. “Rivoluzione off-line” è stato un po’ un esperimento, perché quello di Tommaso è un mondo distante da quello mio, mentre “Ciliegie” rappresenta l’effettivo inizio di questo nuovo percorso artistico».
«Se pensi che il giorno prima ero nella mia cameretta a strimpellare la chitarra e poi mi sono ritrovato su un palco così importante, stiamo parlando di un ragazzino che non aveva nessuna esperienza discografica che è stato catapultato all’interno dell’evento più importante della musica italiana. Cosa ti devo dire? E’ stata un’emozione fortissima, mi agito solo a ripensarci (ride, ndr). Pippo è stato una persona meravigliosa, come un papà. Ricordo benissimo le prove al Teatro Ariston, il giorno prima dell’esibizione, lui mi consigliò di cambiare il finale, aveva ragione perché ha completamente svoltato la performance finale, mi ha dato un grande insegnamento».
Ma veniamo a Sanremo 2018, figuri tra i vincitori di quel Festival in veste di autore, insieme ad Ermal Meta e Fabrizio Moro con “Non mi avete fatto niente”. Tanto si è detto e tanto si è scritto su questa canzone, che di per sé è meravigliosa e sono certo rimarrà nel tempo. E’ molto chiaro il punto di vista dei due artisti, lo hanno spiegato bene in conferenza stampa, ma essendo tu l’autore di “Silenzio”, il brano che era stato proposto nel 2016 a Sanremo Giovani da Ambra Calvani e Gabriele De Pascali, ti chiedo una tua ricostruzione per fare definitivamente chiarezza sulla questione. Com’è andata esattamente?
«Fondamentalmente è la stessa ricostruzione fatta da Ermal e Fabrizio, perché c’è un concetto di fondo: la verità. “Silenzio” era una canzone che avevo scritto io tre anni prima, ha fatto un percorso nelle selezioni di Sanremo, non cantata da me, è arrivata nella penultima fase ma poi non è stata presa, per cui l’ho rimessa nel cassetto. Ho fatto sentire a Fabrizio questa canzone, a lui piacque molto e mi propose di rilavorarci insieme con Ermal, ma non c’era l’idea di partecipare al Festival, bensì solo la voglia di fare una canzone insieme che contenesse un messaggio importante. Così è nata “Non mi avete fatto niente”, successivamente è saltata fuori l’ipotesi di Sanremo, prima di presentarci ci siamo subito sincerati di rientrare nei parametri del regolamento, perché è inutile proporre una canzone se poi non può andare avanti, dopo il benestare degli avvocati l’abbiamo presentata. Ovviamente è normale che la notizia sarebbe venuta fuori, però per fortuna è andata come è andata».
Che idea ti sei fatto dell’attuale scenario discografico? Cosa ti piace e cosa meno?
«Ti posso dire una cosa? Ultimamente mi piacciono tantissime proposte, sto scoprendo un cantautorato molto figo. Certamente io non faccio parte del mondo trap, ho ascoltato diversi brani, ci sono anche delle cose belle, ma non fanno parte del mio background».
Il prossimo marzo uscirà il tuo terzo album di inediti, cosa puoi anticiparci a riguardo? Che tipo di progetto dobbiamo aspettarci?
«Un album sicuramente tutto suonato e potrebbe già essere una buona notizia (sorride, ndr), a livello di tematiche graviterà tra l’amore e un po’ tutto quello che ci circonda. E’ un disco che mi appartiene perché racconta molto di me, anche perché il mio ultimo lavoro risale al 2008. In questi ultimi anni in cui ho collaborato con diversi colleghi, probabilmente avevo voglia di crescere ulteriormente sia come persona che artisticamente, sentivo l’esigenza di aspettare».
Per concludere Andrea, dove e a chi ti piacerebbe arrivare oggi, attraverso la tua musica?
«Dal mio vicino di casa alla persona più distante, perché credo molto nella musica, lo reputo un mezzo di comunicazione prorompente e dirompente, ma soprattutto un discorso legato alla convivialità, all’unione, di riflessione e d’amore. Quando vado ai concerti vedo tanta bellezza, mi piacerebbe poter contribuire anch’io, nel mio piccolo, a portate ulteriore bellezza alla gente. Se dai bellezza, bellezza ricevi».


Nico Donvito


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