Federica Abbate: “Tilt? Il mio modo per sentirmi viva” – INTERVISTA

A tu per tu con Federica Abbate per parlare del suo nuovo singolo “Tilt”, fuori per Warner Music Italy dallo scorso 18 aprile. La nostra intervista alla cantautrice milanese
Dopo aver firmato alcuni dei più grandi successi della musica italiana contemporanea, Federica Abbate sceglie di rimettere al centro la propria voce con “Tilt”, il nuovo singolo uscito il 18 aprile per Warner Music Italy. Un brano che inaugura un nuovo capitolo della sua carriera, segnato da una consapevolezza più matura e da una rinnovata autenticità.
In “Tilt“, Federica Abbate esplora il tema della libertà interiore, raccontando il coraggio di abbandonare situazioni che non ci appartengono più e di accogliere il caos come occasione di rinascita. Ne abbiamo parlato direttamente con lei, in un incontro dove emozioni e riflessioni si sono meravigliosamente intrecciate.
Federica Abbate racconta il nuovo singolo “Tilt”, l’intervista
“Tilt” apre un nuovo capitolo rispetto al tuo album d’esordio “Canzoni per gli altri”. Qui ci sei tu, la tua voce, la tua penna. Come si è svolto il processo creativo di questo pezzo?
«”Tilt” nasce da un vero e proprio blackout. Venivo da un disco di transizione come “Canzoni per gli altri”, sospeso tra il mio essere autrice e cantautrice. Mi sono chiesta cosa volessi davvero, chi volessi diventare. Chiudendomi in studio sono nate tante canzoni, tra cui questa, che rappresenta la rottura necessaria per ritrovarmi. È stato il mio modo per sentirmi viva».
Tra queste canzoni che hai scritto per questa nuova fase, perché hai scelto proprio “Tilt” come primo singolo?
«Perché è stato il punto zero di questo nuovo percorso. Racconta il momento della rottura e del cambiamento. È stato doloroso, ma necessario. Dopo “Tilt” è arrivata la luce, e a livello narrativo volevo partire da lì».
Quanto è stato importante il dialogo interiore per te in questi anni?
«Fondamentale. Da giovane autrice ho affrontato molte sfide, ma portare fuori me stessa, non solo i miei testi, è stata la più grande. È stato un percorso umano oltre che artistico. Oggi sento di riuscire finalmente a comunicare chi sono».
Se dovessi scegliere una frase che rappresenta il senso di Tilt, quale sarebbe?
«”Un equilibrio innaturale”. È naturale rompersi, cambiare forma. Restare prigionieri di qualcosa che non ci appartiene più non lo è».
La cover del singolo è molto simbolica. Puoi raccontarcela?
«Volevo rappresentare la mia dualità: tra città e campagna, tra pop e urban. Il colombo rappresenta resilienza, il semaforo richiama la città, l’albero la natura. Tutto convive dentro di me, come nella canzone».
A Sanremo si è parlato di una polemica sugli autori che firmano più canzoni. Tu eri presente con sei pezzi. Cosa rispondi a chi, in maniera sterile, critica questa dinamica?
«Gli autori sono il cuore pulsante dell’industria musicale. Noi, parlo per me e per i colleghi della mia generazione, ci siamo guadagnati ogni traguardo con il lavoro e l’esperienza. Quando una canzone è bella viene scelta perché è bella, non per il nome dell’autore. Il talento vince sempre, come dimostra anche chi è appena arrivato, come Cripo che quest’anno ha firmato meritatamente quattro pezzi per il Festival, proprio perchè ha grande talento».
Per concludere, qual è la lezione più importante che hai imparato dalla musica finora?
«Che bisogna continuamente uscire dalla propria comfort zone. Mettersi in difficoltà, accettare il “Tilt”, perché è quello che ti permette di evolvere. Ho imparato a inseguire ciò che mi spaventa, perché è lì che si cresce davvero».