sabato 7 Dicembre 2024

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Federica Carta propone una “Federica” tradizionalmente pop senza troppe sorprese – RECENSIONE

Federica Carta è stata la voce femminile finalista della sedicesima edizione di Amici di Maria de Filippi ed il suo debutto sul mercato discografico è avvenuto con Federica, il suo primo album d’inediti che vede alla produzione Andrea Rigonat e alla direzione artistica la sua coach all’interno del talent show, Elisa.

L’album, costituito da 9 brani tra cui alcuni dei singoli eseguiti durante il percorso all’interno del talent di Canale 5, è un buon prodotto tradizionalmente pop con l’amore come punto focale dei testi che custodiscono le firme di alcuni degli autori di punta della scena attuale insieme a nomi nuovi ugualmente interessanti.

Ad aprire l’album è Ti avrei voluto dire, delicata ballata pop scritta da Rosario Canale (anche lui è stato parte di quest’edizione di Amici nella fase del pomeridiano), Rory di Benedetto e Roberto Puritano, che Federica ha proposto più volte nel corso del suo cammino. Alla partenza lenta ed intima sulle note di un pianoforte in cui, come in una preghiera, ci si rivolge all’amato reclamando la sua vicinanza “quando tutti diranno di stare lontano da me”, si contrappone un potente ritornello che arriva dopo una lunga crescita accompagnata dalle doppie voci.

Diametralmente opposta (ma soltanto in riferimento alla tracklist) c’è Attraversando gli anni, un altro di quei brani che ha segnato questi primi mesi della carriera della giovanissima interprete romana. Lo schema melodico rimane invariato con una partenza al piano e un lento crescendo vocale e di arrangiamento che sfocia in un ritornello a piena voce dove ancora si guarda al futuro.

Lo zoccolo duro e più tradizionalmente pop dell’album è quello firmato dalla rodata coppia di Federica Camba e Daniele Coro, ormai da anni presenti nei dischi delle voci femminili (ma non solo) più interessanti e pop provenienti dal mondo “Amici”. Apre la terzina di brani Forte e chiaro con doppie voci che si reggono su di un arrangiamento sinteticamente pop attento a non risultare eccessivo che risulta essere, sicuramente, uno dei più riusciti del lavoro. Sulla stessa scia si colloca anche la successiva Lo sbaglio migliore che rinnova questa delicatezza di suoni che, malgrado non lascino spazi liberi, si preoccupano di non andare oltre il limite di leggerezza che la voce sancisce con i suoi colori che, in questo caso, raccontano un amore totalitario. Più acustica, invece, è Sconfinata eternità che così sembra voler ritornare ad una dimensione musicale più prossima all’ascoltatore, meno falsata da suoni poco naturali e da atmosfere poco reali. Voci in lontananza creano un interessante crescendo che sembra portare al ritornello che, poi però, si chiude senza un’esplosione reale riportando, come un salto nel vuoto, alle doppie voci della strofa successiva. Una delle cose migliori del progetto, comunque.

Spazio anche all’inglese con People talk to me, scritta dalla stessa Federica che così dimostra anche il suo lato autorale per una ballata ben scritta e musicata che mantiene il punto focale, musicalmente parlando, nelle caratteristiche appartenenti a tutto il progetto sconvolgendo le carte soltanto nel bridge finale che si apre verso nuove (più interessanti e personali) frontiere.

Tra le firme più in voga vanno ascritte anche quelle di Federica Abbate e Gianclaudia Franchini che tornano a collaborare firmando Mai così felice, che racconta una vita fatta di sbagli continui prima di approdare ad un grande amore raccontato in una dimensione eterea (ricorda in qualche misura il mood “D’improvviso”, brano di Lorenzo Fragola firmato dalla stessa coppia autorale), ed il singolo di debutto radiofonico Dopotutto (al quale ha collaborato anche Luca Serpenti nella scrittura), che risulta più tradizionalmente cantato in favore di un arrangiamento più sostenuto e spinto verso l’accenno di electropop.

Il brano che salta all’occhio per le firme che custodisce è, però, sicuramente Se ancora c’è firmato dalla stessa coach, Elisa, in collaborazione con Roberto Casalino (i due avevano già collaborato per il debutto di Francesca Michielin scrivendo “Distratto”). Il risultato è una nuova ballata, decisamente più electropop nei suoni, capace di rispondere ai diktat radiofonici grazie ad una melodia che presenta il marchio di Elisa ben visibile nella scrittura ma che non è dotato della stessa forza (vocale ma anche come canzone in sé) dei brani della friulana o dell’ex vincitrice di x-factor.

Come album di debutto nel post talent anche questo lavoro della diciottenne Federica va a collocarsi nella sicura (e obbligata) scia del pop made in Italy non proponendo alcunché di innovativo: canzoni tradizionali, suoni standardizzati nel contesto del leggero electropop, autori non nuovi a progetti come questi e una voce non dotata di grandi elementi caratteristici (o almeno non sono stati evidenziati). Ad emergere è sicuramente una buona potenzialità nella musica leggere che, però, è stata in qualche modo è stata soffocata all’interno di un contenitore che le sta stretto: suoni più puri, meno esageratamente sintetici e più “semplici” avrebbero forse sposato in modo più appropriato quella che è la carta vincente della Carta ovvero una purezza identificativa della sua giovanissima età.

Manca la hit capace di segnare la carriera, manca una qualche forma di novità, manca un rispetto identitario tutto a favore di omologazione già sperimentata e capace di garantire una sorta di “sopravvivenza”. La somiglianza al genere stilistico di altre sue colleghe interpreti è innegabile in molti dei brani proposti: fosse stato proposto un’identità più intima e etera come quella della tripletta di brani Sconfinata eternità-People talk to me-Mai così felice (magari in arrangiamenti ancora più acustici) il risultato sarebbe stato diverso.

Tutto bene perché la ragazza è brava e le possibilità (e il tempo) le ha per fare bene (considerando anche la sua capacità autorale) ma forse serviva un po’ più di coraggio per emergere davvero. Rimane comunque un buonissimo album per gli amanti del pop leggero made in Italy.

MIGLIORI TRACCE: Ti avrei voluto dire – People talk to me – Mai così felice

VOTO COMPLESSIVO: 7.8/10

TRACKLIST: [autore testo – autore musica]

  1. Ti avrei voluto dire [Rosario Canale, Rory di Benedetto, Ruberto Puritano]
  2. Se ancora c’è [Roberto Casalino – Elisa]
  3. Dopotutto [Federica Abbate, Gianclaudia Franchini, Luca Serpenti]
  4. Forte e chiaro [Federica Camba, Daniele Coro]
  5. Lo sbaglio migliore [Federica Camba, Daniele Coro]
  6. Sconfinata eternità [Federica Camba, Daniele Coro]
  7. People talk to me [Federica Carta – Federica Carta, Stefano Borzi]
  8. Mai così felice [Federica Abbate, Gianclaudia Franchini]
  9. Attraversando gli anni [Federico Fabiano, Daniele Conti – Federica Carta, Federico Fabiano, Daniele Conti]
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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.