Ecco la recensione all’ultimo lavoro dell’artista milanese uscito lo scorso 25 gennaio
E’ impossibile negarlo, nel bene e nel male il buon Federico Lucia ha rappresentato il prototipo di artista di successo dell’ultimo lustro: oltre ai dischi è impossibile non citare la partecipazione come giudice (fino allo scorso anno) ad X-Factor, senza dimenticare le varie pubblicità, la sua storia d’amore con Chiara Ferragni e la sua vita privata data in pasto al tremendo pubblico social. Fedez ha costruito un impero.
Cominciamo con un dato di fatto: le produzioni del disco, curate principalmente da Michele Canova, rappresentano musicalmente uno dei lavori più freschi del panorama italiano. Il noto produttore veneto mischia qui il suo pop ed edm ai suoni più canonici, tirando fuori un mix interessante e che ben si mescola nelle tracce.
Fedez dalla sua sembra voler abbandonare i temi degli ultimi lavori, puntando esclusivamente a parlare di sé: non ci sono riferimenti politici né grosse critiche sociali, l’artista di Milano in questo album apre a quello che ha dentro, le sue ansie e le sue paranoie che ritornano costanti e che spesso vengono spazzate via proprio dalla sua amata. Paranoia Airlines è un disco che vuole essere un lungo viaggio introspettivo all’interno di uno degli artisti più esposti del panorama musicale italiano: “io sono il successo, ma sono anche tutto questo” potrebbe essere il sottotitolo dell’album. Fedez si svuota e, come dichiarato da lui stesso durante la presentazione, utilizza la musica come terapia per curare i propri mali.
Fedez furbamente inserisce nell’album personalità differenti destinate a loro volta a target differenti: ci sono i feat di forte impatto internazionale come quelli con Zara Larsson, LP e Trippie Redd, c’è l’intervento di un’esponente di successo del pop nostrano come Annalisa, le collaborazioni con Tedua e con la Dark Polo Gang per avvicinare il pubblico più giovane e perfino un riavvicinamento con Emis Killa nel (interessante) brano Kim e Kanye.
Chi si aspettava un ritorno al rap facilmente ne rimarrà deluso, chi invece ha apprezzato il Fedez pop degli ultimi anni molto probabilmente ne noterà un’evoluzione. Altra nota sul disco è il cambiamento nelle liriche dei brani: Fedez sceglie una via più diretta per comunicare, dice quel che vuol dire senza troppo girarci intorno, con il difetto a volte di suonare un po’ banale. E’ buffo poi pensare che il brano più alto in classifica sia proprio TVTB insieme alla Dark Polo Gang, un pezzo che poco sembra centrare con il mood del disco e che ricalca le orme del successo internazionale di I Love It di Kanye West e Lil Pump, e che, più che altro, sembra un brano della DPG con il featuring di Fedez.
In mezzo alle varie tracce il cantante non disdegna l’uso massiccio di autotune, rappa e sopratutto canta. In molti pezzi è riscontrabile quell’ispirazione emo rap che ricorda molto artisti come Lil Peep o Lil Tracy, insomma, Paranoia Airlines è un disco che vuol essere molto meno “italiano”. Paradossalmente al primo ascolto quello che manca (e non è detto che sia un male) è proprio la classica hit “italiana” alla Fedez, ovvero quella alla Cigno Nero o Magnifico e altre decine di esempi: perfino il brano con Annalisa non rappresenta il solito pezzo da radio ma si concede un buono spazio di sperimentazione.
Paranoia Airlines è un disco ben studiato, ben prodotto e ben impacchettato, un mix eterogeneo di cose interessanti e cose assolutamente tralasciabili, un viaggio personale di un artista ormai maturo e pienamente consapevole delle logiche del mercato italiano, che stavolta ha voluto rischiare sfidandolo e sperimentando. Scelta giusta ed esperimento riuscito? Agli ascoltatori l’ardua sentenza.
MIGLIOR TRACCIA: Cose senza spine, Così
VOTO COMPLESSIVO: 6,5/10
Francesco Cavalli
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