Recensione del nuovo atteso album del rapper sardo
“Ma chi è Salmo?” non è una domanda retorica, bensì un tormentone che si può trovare nei commenti sotto i post di ogni pagina di informazione che in questi giorni ha riportato in primo luogo la notizia dell’uscita dell’ultimo album del rapper (Playlist) e in secondo ma non meno rilevante (anzi) le sue parole contro il ministro Salvini: parole dure, parole da provocatore quale Salmo è, che lo hanno ovviamente trasformato nell’argomento della settimana.
“La cattiva pubblicità non esiste… basta che se ne parli, nel bene o nel male”, ed ecco che il disco di Salmo schizza (non che ci fosse bisogno della polemica in realtà) ai primi posti di ogni classifica, 13 pezzi su 13 occupano le prime 13 posizioni di Spotify, varcando anche il confine nazionale, oltre 9 milioni di streaming per l’album in un solo giorno di vita, oltre 20 milioni in 48 ore. Record su record, tutto affiancato da un tour pronto a partire con due date in anteprima nei palazzetti più importanti d’Italia (Roma e Milano) e poi il vero e proprio tour in giro per la penisola.
Bastano questi dati per capire di come ancora una volta il buon (vecchio) Lebon abbia vinto. Probabilmente diranno i più attenti, il rapper sardo aveva vinto ancor prima di uscire con il disco, con una strategia di pubblicità tanto stravagante quanto azzeccata per il proprio target: prima lo spoiler vestito da barbone per le vie del centro e poi il trailer del disco caricato su PornHub.
Per quanto Salmo possa essere denigrato, odiato e insultato non c’è dubbio che sia uno dei pochi esempi di successo a 360° nel mondo del rap; non possiamo dire che Playlist sia il suo disco migliore ma possiamo sicuramente marchiarlo come uno dei più completi ed interessanti. Nella sua carriera ha prodotto e proposto al pubblico progetti molto differenti per suoni e mood e per questo difficilmente confrontabili, uniti però dal fattore qualità artistica: nessun progetto del rapper è mai stato valutato come un passo falso, tutti, da The Island Chainsaw Massacre fino a Hellvisback, hanno lasciato qualcosa di importante nella scena musicale.
Playlist non è da meno, partendo dal concept che sembra quello che questo album sia quanto di più lontano da quello che viene chiamato disco: un insieme di brani buttati fuori senza un apparente filo logico, pronti per essere presi e buttati in qualsiasi playlist costruita dall’utente.
Salmo non vive nel medioevo né sull’isola felice a crogiolarsi sul tempo che fu, sa cosa vuole lo spettatore di oggi, sempre meno attento e sempre meno propenso a dare minuti ad un brano per farsi rapire, tutto ciò però senza negare la qualità. Le basi musicali dell’album rappresentano probabilmente uno dei punti più alti per quanto riguarda l’apparato musicale nel mondo del rap del 2018, Salmo suona, produce e sperimenta su tutto, non c’è strumento che sfugga dalla produzione né suono che appaia scontato o riciclato.
Nell’album c’è spazio un po’ per tutto, c’è il solito Salmo incazzato e capace di dare il suo punto di vista ironico sul mondo, dalle frecciatine lanciate senza paura ai vari scureggioni della pop music italiana, fino ad Asia Argento e ai giornalisti di Rolling Stones. Non c’è censura né filtro e soprattutto non c’è menzogna, l’artista della crew Machete non nasconde di avere fatto i soldi né di essere innamorato nel pezzo d’amore (sì, il disco contiene un pezzo d’amore!) Il cielo nella stanza in collaborazione con Nstasia.
Salmo va da beat trappeggianti a quelli più old school, come quello di Stai zitto, pezzo con Fabri Fibra che cala perfettamente l’ascoltatore nel mood del disco, dopo il primo singolo 90min. Gli ospiti sono abbastanza ma tutti ben amalgamati tra le varie tracce: oltre al socio Nitro (in Dispovery Channel) e l’amico Coez (in Sparare alla luna), ecco a sorpresa il re della trap italiana Sfera Ebbasta comparire senza sfigurare in Cabriolet, citando lo stesso Salmo in uno dei pezzi che si presenta come possibile hit del disco.
C’è spazio anche per la strumentale Tiè, in cui la batteria è l’assoluta protagonista, e per la riflessiva Lunedì, pezzo che riporta ai primi lavori del rapper e che rappresenta uno dei punti più alti di scrittura dell’intero disco.
Quello che Salmo fa con questo album è una vera e propria operazione di rottura, a partire dalla copertina, appositamente brutta, per arrivare al già citato concept che di fatto è nessun concept. Maurizio Piscciottu si conferma con questo disco pilastro del genere, dimostrandosi ancora una volta al di sopra delle mode del momento. Poteva rimanere ancorato alle radici del rap anni ’90 oppure cavalcare a tutti i costi i suoni del momento, invece, ancora una volta, Salmo dimostra di arrivare in cima facendo esattamente quello che gli pare e piace.
Piaccia o non piaccia, nonostante abbia paura di uscire, quando lo fa, Salmo comanda sempre…
MIGLIORI TRACCE: Stai zitto, Lunedì
VOTO COMPLESSIVO: 8/10
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