“Ferragosto” di Samuele Bersani: te la ricordi questa?

Ferragosto Samuele Bersani

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “Ferragosto” di Samuele Bersani

La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 2009 con “Ferragosto” di Samuele Bersani.

Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.

Ti sblocco un ricordo: “Ferragosto” di Samuele Bersani

Con “Ferragosto”, Samuele Bersani rilascia uno dei suoi brani più poetici e introspettivi, anticipando nel 2009 l’album “Manifesto abusivo”. Il pezzo, scritto originariamente da Sergio Cammariere (e presente nel suo “Sul sentiero” del 2004), viene riletto da Bersani con il suo inconfondibile stile: evocativo, narrativo, a metà tra il sogno e la malinconia.

Più che un racconto lineare, “Ferragosto” è una sequenza di immagini interiori, una cartolina psicologica in cui si mescolano memoria, solitudine e fantasia. L’estate evocata non è quella del sole e delle spiagge affollate, ma una stagione emotiva, fatta di finestre sbarrate, acquari mentali e pozzanghere profonde. L’uso sapiente delle metafore (il pulmino dei ricordi, l’arcobaleno colpito da una rondine, l’attesa di un sasso) crea un’atmosfera surreale e sospesa, quasi da cinema d’autore.

Il testo di “Ferragosto” di Samuele Bersani

Fai una chiave doppia
Della stessa porta
Per qualunque cosa storta
Si presenterà

Dopo aver comprato
Dei lucchetti nuovi
Per la tua finestra
Puoi partire
Io sto qua

A giocare fra le sponde
Con le pozzanghere profonde
Buttando l’amo nell’acquario
Della mia fantasia

Finisco sul pulmino
Dei miei vecchi ricordi
Ma il campo sportivo
L’ha inghiottito l’edera

Seguendo ancora il fiume
Attracco su un cartone
Piove, mi riparo
Dietro ad un’edicola
Ho della sabbia nelle tasche
E delle spighe sulle calze
Uno straniero che si fida
Della mia compagnia

È stato un temporale
Pigro e passeggero
E il sole è su che brucia
In cielo, sulle tegole
Ma non avevo visto mai un arcobaleno
Essere centrato in pieno
Da una rondine
Come un lampione che si accende
In pieno giorno inutilmente

Aspetto il sasso
E chi così mi spegnerà
Con il sorriso sulla fronte
Tra le pozzanghere profonde
Rimango a largo nell’acquario
Della mia fantasia

Scritto da Nico Donvito
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