domenica 24 Novembre 2024

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“Figli di nessuno”, il manifesto schietto di Fabrizio Moro e Anastasio – RECENSIONE

Da venerdì 7 giugno in radio il nuovo singolo del cantautore romano insieme al rapper napoletano

“La vita non fa sconti a nessuno”, potrebbe essere questo il sottotitolo di “Figli di nessuno (Amianto)”, il nuovo singolo di Fabrizio Moro (qui la nostra recente intervista) che si avvale della partecipazione di Anastasio. Una nuova speciale versione del brano contenuto nell’omonimo album del cantautore romano, rilasciato lo scorso 12 aprile, canzone rivisitata e nobilitata in compagnia del vincitore dell’ultima edizione italiana di X Factor. Una poesia urbana e contemporanea che mette a confronto visioni differenti, due mondi che si incontrano e danno vita ad un grido plurigenerazionale che riflette su come la nostra società, purtroppo sempre più spesso, possa apparire spietata e poco meritocratica, come a voler suddividerci in figli, figliastri e figli di nessuno.

Linguaggio schietto e senza filtri, crudo ma al tempo stesso coerente, in grado di trasmettere universalità sillaba dopo sillaba. Un brano privo di ipocrisie, che odora di asfalto e di periferia, concetto ben rappresentato dal vissuto di entrambi gli artisti, che riescono a donare la massima credibilità a un testo che, cantato da chiunque altro, sarebbe potuto apparire leggermente paraculo.

Fabrizio Moro mantiene il suo status di cantautore tra i più apprezzati del panorama musicale italiano, lo fa con la spontaneità che lo caratterizza sin dagli esordi. Sulla carta l’operazione poteva ricordare l’esperimento dello scorso anno realizzato in coppia con Ultimo sulle note de L’eternità (Il mio quartiere), in realtà si dirige verso una strada diversa, meno idilliaca, più concreta e tagliente.

L’apporto di Anastasio irrobustisce la resa finale, barre e fraseggi si mescolano in un’unica direzione, per dare vita ad una combustione di sentimenti, in cui rabbia e speranza sono alimentate dallo stesso fuoco. In tal senso, Figli di nessuno (Amianto) è la prova che il lamento può anche essere positivo e costruttivo, in attesa di quei sospirati giorni migliori che, si sà, arrivano sempre.

Figli di nessuno (amianto) | Video

Figli di nessuno (amianto) | Testo

Scrivere, trascrivere la vita
segnare il tuo passaggio con un coltello
spinto a forza sopra ad ogni tua ferita
guardare con gli occhi che bruciano
mentre un giorno sorge o va in frantumi
sentirsi dire: “merda, smetti, smetti, smetti
di fare quello che fai, di dire quello che vuoi”
tu non devi giudicare mai nessuno
se non vivi i cazzi suoi
se non sai che nei talloni sono nate le vesciche
per la strada fatta a piedi
che ogni metro di successo ha un caro prezzo

Noi siamo in mezzo
fra una partenza ed un traguardo che si è infranto
noi siamo corpi nell’amianto
rispetto a te pezzo di fango siamo vivi
affamati e nel digiuno
noi siamo figli di nessuno
noi siamo figli di nessuno
noi siamo figli di nessuno

Figli di depressione nel bene e nel male
di odio e rabbia nei confronti di ogni forma istituzionale
lasciati a giocare fra le pecore fuori casa, soli
figli di madri fragili, insicure e un po’ volubili
figli di sette Peroni fredde alla vigilia di Natale
di percorsi di recupero per alcolismo adolescenziale
di porte chiuse in faccia
di “le faremo sapere”
di panni stesi la notte mentre ripeti
che ti sei rotto il cazzo

Noi siamo in mezzo
fra la purezza e l’inquietudine di un santo
noi siamo corpi nell’amianto
rispetto a te pezzo di fango siamo vivi
e tu non sei opportuno
noi siamo figli di nessuno
noi siamo figli di nessuno
noi siamo figli di nessuno

Benvenuto al mondo stronzo
piangi, bravo, fallo oggi che domani festeggiamo
e piangi, ancora quel cordone non parli
domani c’hai vent’anni con i tarli nella testa
e con la voglia di far festa con i compagni
e sono trent’anni, pensa, scrivi trenta
con il dito sulla condensa
io che non ho mai capito a cosa compensa
questo vuoto sconfinato sento puzza di bruciato
nella mia testa, un imbucato nella mia festa
vado via presto, ma suvvia resta
voglio solo prender fiato nella tempesta
con i miei figli ci vediamo nella tempesta
siamo soli nella tempesta
e dimmi cosa resta
quando cala il vento dimmi cosa resta

Giorni migliori arriveranno
lascio parlare tutti quelli che non sanno
giorni più duri, io non mi spezzo
la mia bellezza nasce dal vostro disprezzo

Noi siamo in mezzo
fra una partenza ed un traguardo che si è infranto
noi siamo corpi nell’amianto
rispetto a te pezzo di fango siamo vivi
affamati e nel digiuno
noi siamo figli di nessuno
noi siamo figli di nessuno
noi siamo figli di nessuno
noi siamo figli di nessuno

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.