martedì 3 Dicembre 2024

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FIMI, la posizione sul proliferare dello streaming, per gli artisti guadagni minimi

Nel 2023 lo streaming ha dominato i consumi italiani, minimo sforzo massima resa, sono stati oltre 70 miliardi gli stream complessivi con un incremento di circa il 16% rispetto al 2022. Quasi 800 album hanno superato la soglia dei 10mln di stream, un dato eccezionale se si pensa che rispetto all’anno precedente c’è stato un incremento di circa 230 titoli in più. Lo streaming inoltre sta facendo entrare ulteriori guadagni nelle tasche degli artisti anche se i corrispettivi elargiti dalle piattaforme sono molto bassi, tra l’altro recenti studi del fenomeno portati avanti nel Regno Unito hanno evidenziato che i cantanti in forza alle major percepiscono in media molto di più di quelli che provengono da etichette indipendenti.

Come si apprende da Billboard,  “Un’altra emergenza riguarderebbe la protezione dell’artista, messo di fronte a una diffusa inadeguatezza di tutele contrattuali rispetto ai diritti streaming. Ma che i contratti degli artisti siano obsoleti e basati sull’era fisica non è plausibile. C’è competizione tra le etichette per i migliori talenti, in uno scenario in cui gli artisti hanno più scelta che mai su quale etichetta firmare. Questo si riflette nei contratti moderni. Spetta all’artista decidere come desidera collaborare con una casa discografica, dai semplici accordi di distribuzione musicale alle partnership creative e commerciali più strette.”

Alla richiesta di una maggiore chiarezza rispetto alla rendicontazione degli stream, da un pò di tempo c’è più trasparenza rispetto al passato grazie agli investimenti delle case discografiche nei loro sistemi di gestione di un volume senza precedenti di dati che ricevono dai servizi di musica digitale. Come risultato di questo enorme investimento e attraverso innovazioni come i portali online, gli artisti e i loro team di gestione sono in grado di visualizzare le loro royalties e altri flussi di reddito spesso in tempo reale.