Recensione del nuovo album d’inediti
Parlare di attualità in musica non è mai semplice, tanto meno se lo si vuol fare con il linguaggio musicale del pop mainstream. A complicare il tutto è, poi, il fatto che se il messaggio d’attualità che s’intende portare è avverso ad una visione positiva e maggioritaria il tutto viene visto con la puzza sotto al naso, come un’espressione radical chic da evitare, accantonare e deplorare. Fiorella Mannoia con il suo Personale, nuovo album d’inediti pubblicato ad aprile 2019, prova a giocarsi questa sfida e lo fa parlando, nel suo mondo del pop d’autore, dell’oggi, di ciò che non funziona ai suoi occhi e di ciò che occorre urgentemente migliorare per lasciare un mondo migliore alle generazioni future.
Non solo parole ma anche soluzioni a partire dalla traccia d’apertura, Il peso del coraggio, che non solo elenca i grandi problemi che il mondo vive ma apre uno spiraglio con un inciso teatrale e imponente che da valore ad ogni singola parola ricordando che “ognuno ha la sua parte in questa grande scena”. Amara, sempre più abile artigiana dell’autorato italiano di spessore, mette il focus sul valore della vita senza prevedere differenze od esclusioni (“ci vorrebbe più rispetto, ci vorrebbe più attenzione se si parla della vita, se si parla di persone”) non smettendo, però, di ricordare con positività e fiducia il ruolo di ciascuno: “siamo il silenzio che resta dopo le parole, siamo la voce che può arrivare dove vuole, siamo il confine della nostra libertà, siamo noi l’umanità: siamo in diritto di cambiare tutto e ricominciare”. Un messaggio chiaro e preciso che invoca un’inversione di rotta per l’umanità sotto il segno dell’accoglienza, dell’amore per il prossimo e della comprensione reciproca.
Ed è proprio Fiorella a marchiare a fuoco questo disco, a renderlo suo e a comunicarlo come se fosse stato scritto interamente da lei che, in realtà, da sempre si dedica quasi esclusivamente all’interpretazione. In quest’album, in realtà, Fiorella si mette in gioco anche come autrice in due episodi ben precisi: Imparare ad essere una donna, in cui il senso femminile viene esaltato e raccontato sotto il segno delle emozioni, delle ripartenze e del “peso e la bellezza d’imparare ad essere una donna”, e L’amore è sorprendente, dove la sfida invece è comprendere il mistero dell’amore che si rivela sempre e continuamente nuovo e vivo.
Fiorella come sempre si dedica con attenzione e fiuto a far sue le parole e le note di autori più e meno noti e più o meno giovani. Non è un caso che in un disco importante e cruciale come questo si trovino a convivere il sempre eterno Ivano Fossati con la sua Penelope, che conferma la linea autorale di un Fossati diretto in senso esotico con atmosfere da tango che esaltano l’arrangiamento e la parte strumentale più che il racconto testuale o l’interpretazione di Fiorella che spesso s’è trovata tra le mani storie più “interessanti”, e la giovane coppia di Zibba e Giulia Anania, anch’essi impegnati con una traccia futurista rispetto al resto del disco come Il senso, capace di recuperare il sound più movimentato per sporcare l’arrangiamento anche con l’elettronica, gli sintetizzatori e le tastiere che tanto piacciono alla rotazione radiofonica.
Il fulcro autorale del lavoro spetta al giovane Daniele Magro che, alla sua prima collaborazione con la Mannoia piazza ben 3 brani in questo disco. Tre brani che, però, si rivelano essere profondamente “mannoiani” negli intenti a partire da Riparare, che offre il proprio tempo a chi ha bisogno di fare prima i conti con sè stesso, fino ad arrivare alla più azzeccata Smettiamo subito, che con l’orchestrazione di fondo dona alla voce la giusta dinamica per raccontare un rapporto a due pronto a spezzarsi per sempre, e, soprattutto, alla bella Un pezzo di pane, che appare capace di riconfermare, ai tempi dell’autotune e delle produzioni al pc, la forza di un pianoforte e di una voce calda e pura al suo fianco per raccontare con sentimento la storia di tutti e di nessuno racchiusa dentro i ricordi.
La piccola gemma del disco, però, è da collocare in quella Anna siamo tutti quanti che Bungaro, Rakele e Cesare Chiodo confezionano su misura, da abili sarti dell’autorato, a Fiorella regalandole la storia di Anna che vive “la vita che non avrebbe voluto” pur essendo ancora una giovanissima ragazza che, però, deve arrendersi alla tabula rasa che i giovani d’oggi si trovano davanti agli occhi senza alcuna possibilità: “perché sentirsi persi a vent’anni dopo vent’anni di sogni è come uccidere la verità, è come uccidere libertà”. Il messaggio che, però, arriva alla fine del brano è che non solo i giovani ma tutti si sentono solo da vanti al mondo con quegli occhi ancora pieni di sogni non sconfitti da un presente assassino.
Dallo scorso fortunatissimo progetto Fiorella porta con sè la coppia di Federica Abbate e Cheope che riescono a regalarle due bei episodi nell’ispirata Resistenza, che invita ancora a prendersi la propria responsabilità di fronte alla propria vita e al proprio tempo (“non avere paura di non avere coraggio fai la differenza dentro questo viaggio e spalancare gli occhi a quel vedi e dare sempre spazio ai tuoi pensieri e dire basta perchè ne hai abbastanza, non lo senti questo vento che si alza? Perchè anche un solo passo fa la differenza e uno dopo l’altro diventa resistenza, anche una parola sola diventa resistenza quando la ripeti ancora”), e in Carillon, che si concentra nella continua clessidra dell’esistenza.
Chiudono il disco i due episodi più cantautorali nel vero senso della parola: L’amore al potere che Luca Barbarossa scrive tutto in romano ricordando che “l’amore non c’ha mai la maggioranza, è l’odio che comanna le persone e noi che non perdemo la speranza con le carezza famo opposizione” e la bonus track affidata a Antonio Carluccio che propone l’ottima Creature in dialetto napoletano con un piccolo cameo di Fiorella che interviene giusto per dare il suo colore ad una canzone comunque ottima.
Personale è un disco di resistenza. L’unico disco di vera resistenza che il pop italiano d’oggi è riuscito a produrre. Il disco che vede Fiorella Mannoia tornare a fare davvero cantautorato dopo qualche incursione più o meno riuscita nel mondo del pop più d’impatto e più composto. Un disco che si scontra con un presente ed una società che oggi viaggia in altra direzione e che, forse, prima o poi dovrà fare i conti con le scelte dell’oggi, giuste o sbagliate che siano. Fiorella tira fuori il coraggio per cantare le cose come stanno, per dare un messaggio che va in controtendenza non solo testualmente ma anche e, soprattutto, musicalmente rifacendosi ad un suono più reale, più concreto, più “autoriale”. Certo, manca la canzone-inno ma quando mai gli inni sono stati tormentoni?
Migliori tracce | Anna siamo tutti quanti – Il peso del coraggio – Resistenza
Voto complessivo | 7.5/10
Tracklist |
- Il peso del coraggio
[Amara, Maria Luisa de Prisco] - Imparare ad essere una donna
[Fiorella Mannoia, Cheope, Federica Abbate] - Riparare
[Daniele Magro] - Smettiamo subito
[Daniele Magro] - L’amore è sorprendente
[Fiorella Mannoia, Bungaro, Cesare Chiodo] - Il senso
[Zibba, Giulia Anania] - Un pezzo di pane
[Daniele Magro] - Penelope
[Ivano Fossati] - Resistenza
[Cheope – Federica Abbate] - Anna siamo tutti quanti
[Bungaro, Rakele, Cesare Chiodo] - Carrilon
[Cheope, Federica Abbate] - L’amore al potere
[Luca Barbarossa] - Creature
[Antonio Carluccio]
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Ilario Luisetto
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