Recensione del nuovo singolo della cantante
Fiorella Mannoia è stata sempre (o quasi) una delle interpreti di peso della nostra musica italiana. Lo è stata quando ha proposto canzoni importanti come Io non ho paura o l’ultima Che sia benedetta dedicandosi spesso, per mezzo della propria voce, ai temi fondamentali della vita e dell’uomo. Ha scelto di rinnovare questa sua dedizione alla canzone d’autore impegnata (ma popolare) anche con il suo nuovo singolo intitolato Il peso del coraggio che in modo chiaro ed appariscente la rimette, ancora una volta, al centro dell’universo musicale italiano. Un universo che, negli ultimi anni, sta sempre più perdendo di vista il ruolo sociale e civile che la musica può e deve avere per rinchiudersi in una dimensione più prossima alla banalità e all’astrattezza.
A firmare il pezzo c’è una vecchia conoscenza dell’interprete romana e della musica pop più raffinata ed intensa: Amara, che qui trova una valida compagna in Marialuisa De Prisco. Il risultato non è poi molto lontano da quella Che sia benedetta che, in un modo o in un altro, ha aperto un nuovo corso della carriera della Mannoia introducendo anche uno spirito interpretativo rinnovato, una forma canzone nuova. Ne esce una Fiorella Mannoia nuovamente a suo agio in una canzone densa di messaggi e di parole da sottolineare, di volta in volta, con la giusta enfasi, con il più appropriato senso d’importanza e di centralità.
La scrittura di Amara che ancora una volta si sofferma a riflettere sull’attualità e sul presente si coniuga alla perfezione con l’indole interpretativa di Fiorella che apre riferendosi a “queste assurde convinzioni, tutte queste distrazioni” che il presente ci presenta come priorità ma che, in realtà, non si rivelano che dettagli insignificanti per un’esistenza che ha ben altre prerogative.
“Ci si dimentica che ognuno ha la sua parte in questa grande scena, ognuno i suoi diritti, ognuno la sua schiena per sopportare il peso di ogni scelta, il peso di ogni passo, il peso del coraggio”. E’ un’apertura di un inciso potente e pregno di significati non solo sentimentali ed emotivi ma soprattutto sociali e civili. Cantare di scelte e di diritti nel pop di oggi è affar difficile e contemporaneamente delicato, affrontarlo con decisione, poi, lo è ancor di più. Fiorella lo fa con sapienza lanciando chiaramente un messaggio di umanità e di condivisione dando valore al perdono, al coraggio di donarsi, all’unità di una comunità.
Impossibile non notare o tralasciare i più forti versi di carattere sociale e, se vogliamo, politico: “chi ha torto e chi ha ragione quando un bambino muore? E allora stiamo ancora zitti che così ci preferiscono, tutti zitti come cani che obbediscono. Ci vorrebbe più rispetto, ci vorrebbe più attenzione se si parla della vita, se parliamo di persone”. Un messaggio che arriva dritto a dove vuole arrivare e che, condiviso o meno nelle sue conseguenze, mira a rendere onore alla vita ed al suo valore. Non a caso la conclusione si trova a riflettere sull’uomo e sulle sue possibilità di cambiare le cose che non vanno in questa società: “siamo la voce che può arrivare dove vuole, siamo il confine della nostra libertà, siamo noi l’umanità, siamo in diritto di cambiare tutto e di ricominciare”. Signori, se non è coraggio cantare questo… Capolavoro!
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Ilario Luisetto
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