“Firenze (canzone triste)” di Ivan Graziani: te la ricordi questa?
Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare. Oggi parliamo di “Firenze (canzone triste)” di Ivan Graziani
La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 1980 con “Firenze (canzone triste)” di Ivan Graziani.
Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.
Ti sblocco un ricordo: “Firenze (canzone triste)” di Ivan Graziani
Pubblicata nel 1980, “Firenze (canzone triste)” è una delle vette poetiche della discografia di Ivan Graziani. Una ballata dal tono dimesso e dolente, ma capace di lasciare un segno profondo per la sua delicatezza narrativa e per la capacità di evocare atmosfere sospese, fatte di luoghi, persone e assenze che pesano come macigni.
Il brano racconta un triangolo sentimentale anomalo, dove i protagonisti non si affrontano ma si riflettono uno nell’altro attraverso il ricordo di una donna enigmatica e affascinante, scomparsa all’improvviso. Al centro, Firenze, città simbolica e scenario ideale per una narrazione che mischia arte, malinconia e giovinezza tradita.
“Firenze (canzone triste)” è una poesia cantata, un racconto amarissimo che non cerca colpe ma solo complicità nel dolore. È il diario nostalgico di un amore condiviso e perduto, che non si può dimenticare né comprendere fino in fondo. Un brano che va oltre il tempo e le mode, capace ancora oggi di emozionare con una delicatezza rara.
Un esempio perfetto di come la canzone d’autore italiana possa raccontare l’intimità dei sentimenti con profondità e senza retorica. Un piccolo gioiello da riscoprire, sempre.
Il testo di “Firenze (canzone triste)” di Ivan Graziani
Firenze, lo sai, non è servita a cambiarla
La cosa che ha amato di più è stata l’aria
Lei ha disegnato, ha riempito cartelle di sogni
Ma gli occhi di marmo del Colosso Toscano
Guardano troppo lontano
Caro il mio Barbarossa, studente in filosofia
Con il tuo italiano insicuro certe cose le sapevi dire
Oh lo so, lo so, lo so, lo so bene, lo so
Una donna da amare in due in comune fra te e me
Ma di tempo ce n’è in questa città
Fottuti di malinconia e di lei
Per questo canto una canzone triste, triste, triste
Triste, triste, triste
Triste, triste, triste
Triste come me
E non c’è più nessuno
Che mi parli ancora un po’ di lei
Ancora un po’ di lei
E non c’è più nessuno
Che mi parli ancora un po’ di lei
Ancora un po’ di lei
Ricordo i suoi occhi, strano tipo di donna che era
Quando gettò i suoi disegni, con rabbia, giù da Ponte Vecchio
“Io sono nata da una conchiglia”, diceva
“La mia casa è il mare e con un fiume, no, non lo posso cambiare”
Caro il mio Barbarossa, compagno di un’avventura
Certo che se lei se n’è andata, no, non è colpa mia
Oh, lo so, lo so, lo so, la tua vita non cambierà
Ritornerai in Irlanda con la tua laurea in filosofia
Ma io che farò in questa città
Fottuto di malinconia e di lei
Per questo canto una canzone triste, triste, triste
Triste, triste, triste
Triste, triste
Triste come me
E non c’è più nessuno
Che mi parli ancora un po’ di lei
Ancora un po’ di lei
E non c’è più nessuno
Che mi parli ancora un po’ di lei
Ancora un po’ di lei