venerdì 22 Novembre 2024

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FOSCHIA: quando la musica è qualcosa di più che TV e dischi

A volte capita di imbattersi su artisti nuovi, del tutto sconosciuti al panorama discografico, ma con un’identità artistica e musicale ben precisa. E’ da questo genere di incontri che si capisce quanto anche l’Italia nasconda sotto sotto qualcosa di nuovo, di inedito e raramente riscontrabile nel cosiddetto mercato. Il mito di quella che viene chiamata scena underground si materializza in uno schiocco di dita aprendo tutto un mondo con schemi propri. Per la maggior parte degli artisti di quel mondo la musica è qualcosa di più che la TV, le radio, i Festival ma è semplice passione, motivo di vita. Abbiamo raggiunto telefonicamente Mattia, uno dei due componenti del progetto che ha per nome “FOSCHIA”, per realizzare quella è la sua prima intervista. Ecco cosa ci ha raccontato di sé, del suo percorso musicale e dei prossimi progetti:

Quando hai iniziato a fare musica?

<<Sono passati un bel po’ di anni, ora ho 26 anni ma ho iniziato quando ero in prima superiore più o meno. Inizialmente frequentavo una scuola di chitarra dove ho studiato per due anni per poi dedicarmi al pianoforte per un altro anno dopodiché ho smesso di studiare musica perché mi stava un po’ stretto il fatto di dover studiare su brani altrui nel momento in cui io stesso iniziavo a scrivere cose mie. Sono convinto che studiare sia importante ma a me bastava così in quel momento>>.

Ora con i tuoi brani ti dedichi sia della scrittura che della composizione del brano?

<<Si, mi occupo di scrivere sia la musica che i testi dei nostri brani anche se tutto parte dalla melodia per me. Prima scrivo la musica e sul suono scrivo il testo adattando le sonorità che mi suggerisce la melodia alle parole. Io scrivo solamente in inglese proprio per questo: è più facile ed immediato fare questo accostamento tra la melodia e le sonorità delle parole. Poi, invece, Marco (l’altro componente del gruppo, se così si possono definire) s’inserisce nella scrittura pensando a delle barre di rap in italiano per le strofe>>.

mattSolitamente di cosa parlate nei vostri brani? C’è una tematica principale oppure vi piace spaziare sia musicalmente che testualmente?

<<Non c’è una tematica a cui siamo soliti dedicare la maggior parte dei nostri testi. Per me personalmente poi il testo è sempre in secondo piano perché mi baso soprattutto sulla melodia; mi è capitato a volte di mettere parole slegate fra loro in un testo solo perché si sposavano bene con la sonorità del pezzo>>.

Ascoltando qualche vostro pezzo più recente emerge un importante uso dell’elettronico oltre alle sonorità del pop e del rap. E’ questa la vostra strada stilistica a livello di suoni oppure pensate di poter spaziare ancora di più in futuro?

<<Credo che abbiamo ancora molto potenziale inespresso e che in futuro potremmo espandere ulteriormente il nostro raggio stilistico. Poi è da tenere in considerazione che tutti i nostri pezzi sono registrati e realizzati in casa da noi con i mezzi che abbiamo quindi già il fatto di poter magari passare ad uno studio di registrazione professionale aprirebbe un mondo del tutto diverso dal nostro migliorando sicuramente anche i suoni dei nostri pezzi>>.

Quali sono gli artisti che vi ispirano?

<<Personalmente guardo soprattutto alla scena internazionale della musica anche se ascolto qualcosa anche di italiano. Per esempio mi piacciono moltissimo i Verdena anche se credo che loro e la loro musica abbiano poco a che fare con noi quindi li considero degli artisti che mi piacciono non che mi ispirano. Per quanto riguarda la musica estera mi piacciono i grandi del passato come i Beatles o i Pink Floyd insieme a molti altri>>.

serraAvete mai pensato di proporvi ad un’etichetta discografica oppure a tentare la via del talent show, oggi una delle poche possibilità per i giovani artisti italiani di emergere?

<<Sinceramente no. Io non conosco bene l’ambiente discografico e anche se qualche amico ultimamente mi ha dato qualche dritta utile non abbiamo ancora proposto nulla di nostro ad un’etichetta discografica. Forse questo è dovuto anche al fatto che per ora il nostro è una sorta di diario musicale online dove noi pubblichiamo i nostri brani una sola volta, senza quindi pubblicizzarli fino all’esaurimento, chi ci segue è come se leggesse il nostro diario personale. La strada dei talent show, invece, non fa per noi. Sarebbe un ricadere nel fare cover di pezzi altrui, ciò che ho evitato fin da poco dopo aver iniziato a fare musica. Non mi piace studiare e fare brani degli altri, ho bisogno di creare cose mie>>.

I sogni o i progetti futuri che vi siete prefissati?

<<Ovviamente un sogno sarebbe quello di trasformare questa passione in un lavoro vero e proprio anche se mi rendo conto che forse vorrebbe dire dover scendere a compromessi con qualcuno che decide per te e per la tua arte. Non so se sarei fatto per gestire una cosa simile, non è nella mia essenza artistica e musicale>>.

L’ultima curiosità riguarda il nome del vostro progetto artistico: come mai la scelta del nome “Foschia”?

<<”Foschia” era il titolo di un brano che avevo realizzato io con un altro ragazzo con cui collaboravo prima di conoscere Marco. Poi abbiamo scelto questo nome perché piaceva ad entrambi ed in più sposa bene anche l’idea che noi utilizziamo per realizzare i video che accompagnano tutti i nostri brani prendendo spezzoni di vecchi cartoni animati spesso in bianco e nero>>.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.