A tu per tu con il cantautore bolognese, in uscita con il singolo estivo intitolato “Una canzone da falò”
Si intitola “Una canzone da falò” la nuova proposta musicale di Luca Jacoboni, alias Fosco17, cantautore che abbiamo conosciuto in occasione della sua partecipazione a Sanremo Giovani lo scorso dicembre (qui la nostra precedente intervista). Dopo aver militato nella band de Le Ceneri e i Monomi, ha intrapreso il suo percorso solista lanciando il suo primo EP intitolato “Prima stagione”, che conteneva i singoli “Bon ton“, “Cristiano Ronaldo“ e “Diego Armando Maradona“. In occasione di questo nuovo rilascio estivo, che anticipa l’uscita del suo album d’esordio atteso tra le fine del 2019 e l’inizio del 2020, abbiamo incontrato l’artista per approfondire la conoscenza della sua visione musicale.
Ciao Luca, “Una canzone da falò” è il singolo che hai scelto per accompagnarci in questa estate, com’è nato?
«In realtà come nascono tutti miei brani, io che per noia, per esigenza o per un sacco di motivi diversi, mi metto a scrivere. In base al mood, vengono fuori aspetti diversi, questa è una canzone che mi piace definire autoironica, mi prendo in giro e prendo un po’ in giro i tormentoni estivi, ma in linea generale soprattutto me stesso».
Che rapporto hai con le canzoni con il ritornello che fanno “bum cica bum”?
«Direi ottimo, come tutti. Chiaramente non mi piacciono proprio tutte le canzoni estive, il livello di esposizione è direttamente proporzionale al tasso di gradimento, se arrivo ad ascoltare una cosa milioni di volte è chiaro che mi piace, anche se non sempre avviene in maniera volontaria, a volte ce la propongono. In realtà mi reputo un grande fan della musica deliberatamente leggera. Ho cercato di dire la mia a riguardo, in modo personale, dunque prendendomi anche in giro».
Quali sono i tuoi tormentoni preferiti?
«Questa è una domanda difficile, la peculiarità dei tormentoni è che, spesso non durano oltre un’estate. A dirti la verità, nella mia libreria ho brani di diversa estrazione, non solo tormentoni, in linea generale i miei ascolti sono molto vari».
Ci siamo sentiti lo scorso dicembre per parlare di “Dicembre” per l’appunto, che è il brano con cui hai preso parte a Sanremo Giovani, a diversi mesi di distanza, cosa ti ha lasciato quell’esperienza?
«Da Sanremo sono tornato molto ridimensionato, ho messo un sacco di puntini al loro posto, di conseguenza ho capito tante cose. Prima di partire avevo paura di cambiare alcuni aspetti di me e del mio pensiero, cosa che è successa ma al contrario rispetto alle aspettative. Sanremo è puro intrattenimento musicale, questo non è né negativo né positivo, ma la musica è leggermente diversa e, soprattutto, anche altro. Quindi, mi sono divertito, ma non mi sono trovato completamente a mio agio in quel contesto televisivo».
E’ atteso entro la fine di questo 2019 il tuo album d’esordio, cosa puoi anticiparci a riguardo?
«Pare che esca entro la fine dell’anno, in realtà me lo state confermando voi (sorride, ndr), nel senso che ancora non ne ho certezza, potrebbe anche uscire all’inizio del 2020, comunque sia, ci siamo quasi. L’album rappresenterà un po’ la fine di questo piccolo percorso che abbiamo iniziato, per poi cominciarne un altro ancora. Posso solo spoilerarti che conterrà dodici tracce».
Per concludere, dove e a chi desideri arrivare con la tua musica?
«Dove… non saprei dirlo, è una domanda importante, diciamo che ho aspirazioni molto alte, la mia asticella è sempre in continuo movimento. A chi… a persone che hanno voglia di dedicarmi del tempo, questo non credo che sia banale, soprattutto in questo particolare momento storico. Non c’è un gruppo di persone di riferimento, mi farebbe piacere arrivare a tutti coloro che hanno voglia di dedicarmi un po’ della loro attenzione».
Nico Donvito
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