In radio dal 7 luglio il primo inedito della giovanissima cantante romagnola, alla conquista delle hit estive con il suo reggaeton made in Italy.
Si intitola “123456” il brano che segna l’esordio discografico di Francesca Zaccarelli registrato al “Le Dune Recording” di Riolo Terme, sotto la supervisione artistica di Loris Ceroni. Un pezzo che vede la giovanissima cantante di Castel Bolognese collaborare con l’artista italo-messicana Concetta Costanzo, autrice della versione in lingua spagnola della canzone.
Ciao Francesca, da venerdì 7 luglio è in radio il tuo biglietto da visita musicale “123456”. Cosa rappresenta per te questa canzone?
<<L’inizio di un percorso che ho deciso di intraprendere da quest’anno, collaborando con Concetta Costanzo, autrice della versione spagnola del testo, mentre io mi sono occupata della traduzione in italiano. Lavorare con lei ha rappresentato per me un arricchimento personale, oltre che professionale>>.
La produzione artistica è a cura di Loris Ceroni, candidato ai Latin Grammy Award ed esperto conoscitore della musica sudamericana. Cosa è riuscito a trasmetterti con la sua esperienza?
<<Sicuramente molto, ho tanta voglia di continuare a lavorare con lui, perché è riuscito a farmi divertire e a rendere questa esperienza per me indimenticabile. Grazie a lui ho scoperto cosa voglio fare davvero nella vita>>.
A cosa si deve la scelta di un brano con forti sonorità reggaeton?
<<Parto dal presupposto di non aver mai sentito nel nostro Paese un cantante italiano eseguire questo genere musicale che siamo abituati ad esportare dall’estero, quindi, ho trovato questa proposta abbastanza originale e decisamente adatta alla stagione estiva>>.
Quanto conta per un’artista la contaminazione e quali altri stili musicali ti piacerebbe sperimentare in futuro?
<<Credo che la musica sia molto varia, soprattutto in Italia si ascoltano diverti stili, ci sono tante sfumature e per emergere c’è bisogno di creare qualcosa di diverso, di nuovo. Il mercato discografico è ormai saturo, l’originalità premia. Come genere io sono partita dal pop, successivamente ho approfondito il jazz e il blues, mi piace essere versatile, ascolto di tutto e non faccio alcun tipo di razzismo musicale>>.
Hai partecipato a numerose e prestigiose manifestazioni canore, come il Solarolo Festival, il Festival di Saint-Vincent e il Festival di Castrocaro. Quanto sono importanti per un’artista emergente queste vetrine?
<<In realtà, secondo me, non sono importanti quanto vetrine ma contano per la propria formazione personale, nel senso che le reputo delle esperienze da fare prima di un progetto di lancio, che formano la tua maturità artistica. Ad esempio, Castrocaro non è da considerare come la semplice serata trasmessa in tv, c’è tanto preparazione e lavoro dietro, grazie a degli stage che reputo davvero utili>>.
Ti manca solo un Festival… non dico il nome per scaramanzia ma comincia con San e finisce con Remo… Ti piacerebbe un giorno calcare quel palco?
<<Sicuramente si, rappresenta il mio sogno da quando sono piccolissima. Chissà che in un futuro non si realizzi, per il momento non posso che sperarci e incrociare le dita. Sai, i miei desideri sono tanti, ma tendo a partire sempre con poche aspettative, un atteggiamento che fa parte del mio carattere e che non è da associare a mancanza di determinazione, ma è più un voler rimanere con i piedi per terra, facendo piccoli passi alla volta… ma fatti bene>>.
Per concludere, quale messaggio vorresti che arrivasse al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?
<<Sicuramente freschezza e spontaneità, come il messaggio della mia canzone, il testo parla di una ragazza che viene lasciata dal suo fidanzato e che decide di farsene una ragione, andare avanti da sola con le proprie gambe, perché la felicità dipende da noi stessi e non dagli altri. Vorrei che la mia musica riuscisse a fare coraggio e speranza alla gente>>.
Nico Donvito
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