venerdì 10 Gennaio 2025

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Francesco Gabbani e la sua vena riflessiva in “Vengo a fidarmi di te”- RECENSIONE

Analisi dell’ultimo singolo di Francesco Gabbani, “Vengo a fidarmi di me”: una poesia ricca di significato che fa riflettere e scavare dentro sé stessi

Francesco Gabbani, anticipa il suo nuovo album (in uscita il 21 febbraio per BMG) con il singolo “Vengo a fidarmi di te”. Un pezzo che ha tutte le caratteristiche tipiche dei brani dell’artista di Carrara. Linguaggio forbito, giochi di parole ed una forte vena riflessiva capace di smuovere anime e coscienze.

Un testo criptico si associa a un ritmo calzante e serrato capace di attirare l’attenzione anche di chi, talvolta, alle parole non fa troppo caso. Un brano che ovviamente, per essere compreso a pieno nel suo significato più profondo, ha bisogno di più ascolti e che vede proprio nella lirica la sua parte migliore. Come ogni canzone di Francesco Gabbani.

“Quanti anni servono a un bambino perché diventi uomo perché impari la quiete e l’abbandono” recita l’incipit del brano. Un introduzione di quello che è l’intero significato del brano: quella spasmodica ricerca di trovare qualcuno a cui poterci affidare. Non aver più paura, per non temere più quel percorso che tutti chiamiamo vita.

Il pezzo è lineare. Un ritornello che non si discosta molto dal ritmo che riscontriamo all’interno dei bridge, tanto dal confondersi all’interno dell’intero componimento. Il che, può apparire inizialmente come un difetto, ma viceversa…(citando uno dei brani più celebri di Gabbani) rappresenta proprio la sua forza. Tutta l’opera ha un significato importante e non solo attraverso una ripresa che, per consuetudine, debba essere ad ogni costo prevaricante sul resto del pezzo.

“E in questo silenzio che fa paura, che parla tacendo, che ci consuma. E in questa ricchezza vestita nuda vengo a fidarmi di te” recita un refrain in cui solo la presenza del titolo ci fa capire con certezza che si tratti di esso.

“E clienti di infinita mercanzia, atarassia. Mentre si perde nell’anonimo via vai il re dei formicai” percepiamo quel linguaggio forbito e ricercato tanto caro all’autore. “Sento nell’aria la canzone che non c’è. Liberté, egalité, fraternité” è invece quel senso in cui riscontriamo quella voglia spasmodica di giocare con le parole, senza prendersi sempre e solo troppo sul serio. Ed infine nuovamente quell’accennato ritornello che si ripete, a conclusione di componimento, un finale soave e delicato che ci ricorda il senso di queste dolci noti accompagnate da parole sapientemente incastonate.

Francesco Gabbani e questa “Vengo a fidarmi di te” è il preludio del brano sanremese che darà poi il via il lancio al nuovo album. Un pezzo che può essere accolto come una sorta di leggera introduzione verso una nuova fase artistica del cantautore. Uno stadio della carriera dell’autore, destinata a sorprenderci ancora verso nuove opere che, inevitabilmente, ci faranno divertire ma anche riflettere, proprio come Gabbani ha sempre saputo compiere, sbalordendoci ogni volta.