Francesco Maria Mancarella: “Penso la musica senza barriere” – INTERVISTA

Francesco Maria Mancarella

A tu per tu con il direttore d’orchestra, pianista e compositore Francesco Maria Mancarella che si racconta in occasione dell’uscita del disco “What I Felt

Francesco Maria Mancarella, direttore d’orchestra, pianista e compositore tra i più originali della sua generazione, torna a raccontarsi con un nuovo album dal titolo evocativo: “What I Felt”. In uscita lo scorso 17 ottobre per Sony Music Italy, il disco è un viaggio intimo ed emozionale realizzato attraverso la tecnica del pianoforte preparato, con cui l’artista dà vita a un suono ovattato, profondo e inconfondibile.

Conosciuto a livello internazionale per il progetto multisensoriale Il pianoforte che dipinge, Mancarella firma un lavoro che unisce musica classica, jazz ed elettronica in un’inedita armonia, confermandosi artista dalla sensibilità trasversale e sempre in cerca di nuove frontiere espressive. Lo abbiamo incontrato in occasione dell’uscita dell’album per parlare di emozioni, ricerca sonora e del tour “What I Felt Live 2025“, che lo porterà in concerto a Bologna, Milano e Lecce.

Francesco Maria Mancarella presenta “What I Felt”, l’intervista

Come si è sviluppato il processo creativo di “What I Felt”? 

    «Ricercavo un suono ovattato, caldo e morbido ma non volevo utilizzare la sordina del pianoforte verticale e per questo ho pensato: “e se lo facessi col pianoforte a coda?” Così ho fatto. Ho smontato la meccanica ed agganciato il feltro al piano. Ne ho scelto uno molto sottile in modo da non chiudere completamente il suono e lasciare che le corde vibrassero nella coda del piano. La percezione del suono mentre si registra, permette di suonare meglio, di essere “dentro” al brano. Ho utilizzato i reverberi per creare un ambiente sonoro avvolgente, un’atmosfera immersiva. Il titolo del disco è nato proprio per questo: “quello che sento, che ho sentito”. Non solo come suono ma anche come sentimento».

    Che tipo di emozioni hai cercato attraverso il suono?

    «Emozioni di tutti i giorni. Orgoglio, narra il titolo di uno dei brani, trasporto, emozione, ricordi di amici e persone vicine. E’ un racconto giornaliero come fosse un dipinto impressionista che ogni giorno mostra un’immagine nuova, diversa, dettata da mille fattori esterni di un uomo comune come tanti che cerca di raccontare le sue emozioni attraverso la musica».

    È il tuo primo disco realizzato totalmente in tonalità maggiore, questa scelta cosa ha restituito rispetto ai tuoi lavori precedenti?

    «Ci sono brani di questo disco che sono in tonalità maggiore. Questa tonalità esprime gioia, rilassatezza, pacatezza, meno riflessione e senso di pace. E brani in particolare hanno a che fare con questo, gli altri no… Bastano questi tre per dare un’accezione “positiva” al lavoro discografico. Era da tanto che non scrivevo temi musicali come questi».

    In “What I Felt” dialogano anche elementi elettronici. Come convivono in te la sperimentazione e il rispetto per la tradizione? Diciamo pure, innovazione e classicità?

      «Uso la tecnologia musicale da tantissimi anni, produco, arrangio, registro e chi più ne ha più ne metta. Anche quello vuol dire comporre, ossia mettere insieme i suoni. Mi aiuta a ricreare i contesi giusti, mi aiuta a scrivere senza vincoli, senza qualcuno che deve mettere mano per forza ai miei brani. Questo è un disco in cui la filiera di produzione è stata gestita da me. Penso la musica senza barriere, senza differenza stilistiche, senza che ci sia preconcetto per nulla». 

      Come sarà lo spettacolo che porterai in scena il prossimo novembre?

      «Ci sarà una sorpresa ma non posso dire nulla! Un nuovo pianoforte che farà qualcosa di incredibile! Poi i teatri dove andrò in scena sono molto belli ad avvolgenti. Sarà bellissimo».

      Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver imparato dalla musica fino ad oggi?

        «Che si può sempre migliorare, che ci si deve mettere in gioco, che la squadra è più importante della singolarità, che la vita è una sorpresa e che il tempo che abbiamo a disposizione è l’unico dono che abbiamo realmente».

        Scritto da Nico Donvito
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