mercoledì 16 Ottobre 2024

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Francesco Paracchini e la seconda edizione della rassegna “Quel Gran Genio” – INTERVISTA

A tu per tu con Francesco Paracchini, organizzatore della rassegna “Quel Gran Genio”, festival dedicato a Lucio Battisti che si terrà a Milano dal 27 al 29 settembre

Quattro chiacchiere con Francesco Paracchini, organizzatore del festival “Quel Gran Genio”, giunto alla sua seconda edizione, dedicato alla memoria di Lucio Battisti. Con numerosi appuntamenti sparsi per Milano dal 27 al 29 settembre (con una speciale anteprima prevista per giovedì 26) , la rassegna omaggia l’intera opera discografica del cantautore: dai primi 45 giri di successo fino alla svolta elettronica dei “dischi bianchi” realizzati con Pasquale Panella, passando ovviamente per i brani immortali scritti con Mogol.

Quali obiettivi si pone la seconda edizione di “Quel Gran Genio”?

«Innanzitutto quello di proseguire con l’opera di valorizzazione del “musicista” Lucio Battisti. So che può sembrare una forzatura dire questa cosa, ma la vulgata comune incasella spesso Battisti tra gli artisti che hanno scritto “belle” canzoni, orecchiabili, cantabili” e poco più. La sua parabola artistica, invece, è molto più ricca e complessa. Battisti è stato un grande innovatore, un grande musicista e spero che questo manifestazione strutturata su più giorni possa aiutare a farlo conoscere meglio».

Rispetto all’edizione passata, quali novità ci saranno quest’anno?

«In totale saranno dieci eventi e rispetto alla prima edizione abbiamo tenuto la presenza di busker in metropolitana (fermate Garibaldi e Loreto), un convegno (quest’anno dedicato all’album Anima Latina che celebra 50 anni) e poco altro. Tra le novità sicuramente ci metto la Marching Band che suonerà sabato dalle 14.30 in zona Vercelli, Wagner, Washington. E poi ci sono i tre live, nuovissimi come contenuti. L’anteprima di giovedì 26  al Teatro Martinitt dove verrà riproposto il famoso duetto Mina-Battisti, con aneddoti, ricordi e ovviamente altre canzoni, poi quello di sabato sera al Gecko 23, dove Carlo Poddighe, grazie ad una tecnica unica in Italia, ha creato un live ad hoc da One Man Band. E poi il gran concerto finale che faremo all’EcoTeatro, dove 11 musicisti (a cui si aggiungerà Zibba come ospite) porteranno in scena i brani più famosi scritti da Battisti per altri artisti (Dik Dik, Equipe 84, Formula 3, Lauzi, Mina, Patty Pravo…)».

A 26 anni di distanza dalla scomparsa di Lucio, cosa manca di un artista come Battisti?

«Bella domanda… manca certamente la sua voglia di cercare sempre nuove strade musicali. Se prendiamo una canzone, splendida, come Mi ritorni in mente, uscita nel 1969, è completamente diversa da I giardini di marzo uscita solo due anni dopo o da Prendila così del 1978, per non parlare degli album bianchi con Panella». 

Che eredità pensi abbia lasciato concretamente alle successive generazioni di musicisti e di cantautori?

«Fortissima, non ho dubbi. Un ventenne che si approccia ad imparare a suonare la chitarra o la tastiera, passerà certamente per le sue canzoni. Ma non tanto sugli evergreen di fine anni ’60 che tutti conoscono a memoria, ma credo che siano più attratti dalle soluzioni melodiche, dagli arrangiamenti di un album come “Anima Latina”, ad esempio e più ancora dai famosi “dischi bianchi”, dove possono trovare una forte contemporaneità di suoni».

Essendo tu un esperto di canzone d’autore, come consideri l’attuale panorama artistico nazionale?

«Beh, detta in due parole la risposta è complicata, si rischia di semplificare tutto. La canzone d’autore storica, quel modo di costruire le canzoni ha fatto il suo tempo. Non muore invece la necessità di raccontare il proprio vissute, le proprie urgenze comunicative, anche se gli strumenti possono e in un certo senso “devono” essere diversi. L’importante, per un artista, è riuscire a comunicare intercettando il suo tempo, quel che sta vivendo sulla sua pelle. Se riesci a fare questo stai facendo canzone d’autore. Anche oggi».

Per concludere, tornando a “Quel Gran Genio”, ai suoi contenuti e ai suoi approfondimenti, quali sono gli elementi di cui sei più orgoglioso e quali gli appuntamenti che consigli non perdere?

«Mettere in piedi una tre giorni (e mezzo) dedicata a Lucio Battisti crea soddisfazione a me in primis, ma in generale al gruppo di lavoro che coordino da oltre 20anni e cioè L’Isola che non c’era. Se dovessi scegliere un solo evento ti direi il gran concerto finale all’EcoTeatro. Ma come faccio a dimenticarmi della serata del duetto di Mina-Battisti con ospiti Enrico Casarini e Gianni Dall’Aglio, di Carlo Poddighe, della Marching Band, del Convegno…. Capita una volta all’anno, venite a scoprire quello che di Battisti non conoscete».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.