A tu per tu con il cantautore partenopeo, in rotazione con il singolo “Procida” feat. Tony Esposito
A un anno e mezzo di distanza dalla nostra precedente chiacchierata in occasione del lancio del singolo “Tamuè”, abbiamo il piacere di ritrovare Franco J Marino, artista campano in uscita con il disco “Napolatino“, disponibile in tutti gli store a partire dal 7 giugno. Il titolo richiama il nuovo mood musicale che lo stesso cantautore ha creato unendo le varie sonorità mediterranee appartenenti a culture e identità diverse. Per anticipare il progetto, prodotto artisticamente da Mauro Malavasi per Fonoprint, è stato scelto il singolo “Procida”, realizzato in collaborazione con Tony Esposito.
Ciao Franco, bentrovato. “Napolatino” è il tuo nuovo album di inediti, cosa rappresenta per te?
«“Napolatino” rappresenta per me il momento più importante della mia ispirazione artistica. Con questo album ho dato vita a un mood che è sintesi tra canzone e un andamento ritmico soul insolito che ho chiamato “Tamue’”. Un mix di culture e sonorità tra Napoli, il Mediterraneo e il mondo latino, un viaggio a Sud con la mente e il cuore tra i colori, i profumi e la luce della mia terra».
Da quali idee iniziali sei partito e a quali conclusioni sei arrivato?
«All’inizio sentivo il bisogno di unire la melodia ad un ritmo originale che si esprimesse anche attraverso una danza non veloce, contro la frenesia della vita quotidiana. Cercavo di sentire benessere innanzitutto io per poi trasmetterlo agli altri. Come naturalmente accade a chi scrive è arrivata l’ispirazione giusta e, partendo da una forchetta e un tavolo di legno, ho scritto il primo brano, poi uno dietro l’altro, creando così uno stile veramente riconoscibile».
A livello di tematiche, cosa hai voluto portare con te all’interno di questo tuo nuovo bagaglio musicale?
«Nel mio bagaglio di questo “viaggio a Sud” ho portato le mie radici, la luce, i colori e il sentimento della mia terra, riferendomi alla bellezza e all’amore».
Dal punto di vista musicale, invece, quali sonorità hai voluto abbracciare?
«Il titolo dell’album è la sintesi perfetta: “Napolatino”. Ho abbracciato e unito due culture: napoletana e latina, quindi c’è un mix di sonorità che richiamano il mediterraneo e il mondo latino, con importanti elementi elettronici che vanno a rafforzare il groove. Questo andamento ritmico infatti accompagna quasi tutto l’album, così come succede per la bossanova, la salsa o il sirtaki, creando uno stile, come ho detto prima, riconoscibile».
“Procida” è il brano scelto per anticipare questo lavoro, cosa racconta?
«Racconta semplicemente la bellezza di quest’isola che amo, il mio sogno di viaggio a Sud e del sole che illumina le meraviglie di questa terra. Quando si apre l’inciso, le armonie disegnano un volo sull’isola e a me sembra di essere il drone».
Il singolo si avvale del featuring con Tony Esposito, l’artista che sin dai primi anni ’90 ha creduto in te. Un sodalizio importante?
«Tony oltre ad essere lo straordinario musicista che tutti conoscono è anche una persona cara per me. E’ vero fu lui a scoprirmi e a farmi crescere artisticamente, per cui è una collaborazione importante e ricca di significati per me».
Chi altro ha collaborato con te in questo disco?
«La produzione artistica di tutto l’album è di Mauro Malavasi, quindi l’album è il frutto della nostra collaborazione. Vorrei ringraziare anche Alessandro Magri e Sasà Flauto per il loro prezioso contributo e i ragazzi dello studio Biscarini di Bologna».
Ti senti rappresentato dall’attuale settore discografico?
«Se ancora c’è una possibilità per chi vuole fare questo mestiere, passa attraverso alcuni indipendenti. Quindi, per quanto mi riguarda, la Fonoprint e Azzurramusic che ringrazio perché credono in questo progetto».
Dove desideri arrivare con la tua musica?
«Al cuore della gente!».
Per concludere, qual è l’insegnamento più importante che senti di aver appreso in tutti questi anni di attività?
«Di credere in se stessi e non mollare mai. Ci vuole tanto talento e in questo ci sta dentro pure il carattere, la personalità, la fatica, il sacrificio».
© foto di Nino Saetti
Nico Donvito
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