A tu per tu con il giovane cantautore, fuori dallo scorso 19 novembre con il nuovo singolo intitolato “Ring“
Tempo di nuova musica per Fumè, artista in continua evoluzione, cantautore che scrive “per le mancanze”, per chi soffre dentro quelle stanze, per chi ci manca, a chi ci stanca, per chi si accorge delle cose solo quando non ci sono più, per tutto ciò che sfuma lasciando solo la scia di un ricordo. “Ring“ è il titolo del suo nuovo singolo, prodotto da DOD e disponibile per Warner Music Italy dallo scorso 19 novembre.
Ciao, benvenuto. Com’è nato e come si è svolto il processo creativo di “Ring”?
«L’idea del brano è nata da un episodio che mi ha trasmesso una forte scossa emotiva e che mi ha fatto tirar fuori questo pezzo del nulla, per necessità. La persona a cui ho tenuto di più negli ultimi anni, era venuta a casa mia a trovarmi dopo che c’eravamo lasciati, in quell’occasione notai che aveva ancora al dito l’anello che le avevo regalato. Mi disse che aveva scelto di tenerlo perchè quella promessa era per sempre, nonostante mi accorsi che i brillanti stessero un po’ cadendo. E’ stata per me come una sorta di pugnalata, così è nata questa canzone, da questo dolore che mi implorava».
Quali riflessioni e quali stati d’animo ti hanno accompagnato durante la composizione del pezzo?
«Dolore e rimpianto. Ho capito che tendo ad accorgermi del valore reale delle cose e degli affetti quando purtroppo non ci sono più. Solo in quel momento avevo capito che, forse, sarebbe stato possibile fare di più. Ho provato un misto di stati d’animo, da una parte il pentimento, dall’altra il comprendere che quel che è stato è stato e che bisogna trovare la forza di ripartire con positività, specie sapendo che l’altra persona non sta soffrendo».
A livello narrativo, cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip?
«Nel video si vede questo distacco tra i due attori, che alla fine rappresentano me e lei, i due che non si incontrano mai. Abbiamo cercato di rappresentare il silenzio, quel non detto che può risultare devastante all’interno di una coppia. Sai, alla fine, quando termina una storia d’amore così semplice, fa molto più male di una relazione complicata e macchinosa».
Quando e come hai scoperto la tua passione per la musica?
«Avevo cinque anni, quando mi regalarono la mia prima chitarra giocattolo. Da bambino ero mancino, ma suonando col tempo sono diventato destro. Alla fine credo di essere nato all’intero della musica, da piccolo suonavo con le pentole, sono sempre stato affascinato dal suono. In più questa passione mi è stata trasmessa da mio nonno e da mio zio, c’è un video in cui ballo e canto un pezzo di Battiato all’età di tre anni. Insomma, credo si sia trattato di qualcosa che si è creato indirettamente nel mio subconscio».
A livello di ascolti, quali artisti hanno accompagnato e influenzato la tua crescita?
«Avendo vissuto due anni negli Stati Uniti, ho preso molta ispirazione dalla musica americana, unendo un po’ i due mondi con le nostre radici del cantautorato italiano. Successivamente ho cominciato a seguire la trap sin da quando è nata, a partire dalle produzioni di Post Malone».
Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgoglioso di “Ring”?
«La verità, perchè non abbiamo cercato di seguire qualcosa di commerciale. Ringrazio il mio team per questo, per la voglia di creare qualcosa di nuovo. Sono fiero di questa autenticità, di questo provare a non seguire gli schemi, rischiando».
Nico Donvito
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