domenica 24 Novembre 2024

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Fuori il mondo come va?: paura, ignoranza e un istrice – la seconda parte del Corona Virus

Raccontiamo l’attualità con una canzone

Mi scuso in anticipo. Un autore (poco) importante come me dovrebbe trovare il modo di raccontare il mondo con più sfaccettature e più scenari di quelli sono già sulla bocca di tutti. Spero possa capire, caro lettore, in quale assurda situazione ci stiamo imbarcando. Ormai non si parla d’altro, non si pensa ad altro e non si fa che preoccuparsi di questa nuova (si fa per dire) piaga: il corona virus.

Preciso subito una cosa. La posizione è, e dovrebbe essere per tutti, soltanto una. Chi scherza sul Corona Virus e lo sottovaluta è sulla buonissima strada per meritarsi l’appellativo “idiota”. Chi invece lo sopravvaluta e lo vede come la prossima epidemia che distruggerà qualsiasi forma di vita su questa terra è sulla buonissima strada (un’altra, ma non troppo diversa da quella di prima) per meritarsi l’appellativo di “idiota”.

Io, povero me e poveri voi, sono ormai un pendolare fisso di queste strade appena citate, ma nonostante ciò porto tutto ciò che posso qui portare, ovvero le mie parole, un po’ di ironia e un minimo di riflessione. Mi accompagna con me un mio caro compagno di viaggio. Caro solo per me, perché lui non mi conosce, anche se io sono spesso tentato di sognare e perdermi dentro il mondo che narra nelle sue canzoni. Sto parlando di Lucio Corsi. Il suo terzo album si chiama “Bestiario musicale” e in questo album celebra e canta gli animali della natura. Abbiamo un canto al lupo, uno alla lepre, all’upupa e molti altri. Oggi, con lui, porto qui una canzone, dunque un animale, affascinante quanto misterioso: l’istrice.

In un precedente articolo narravo di questa vicenda del Corona Virus, riflettendo sull’inadeguatezza del nostro orgoglio e della nostra sicurezza nell’affrontare le (nostre) paure, nonostante queste fossero apparentemente vicino. Ecco, ora è qui, davanti a noi. Non il Corona Virus, ovvio. Parlo dell’ignoranza e della arroganza stupida (del resto ogni arroganza è stupida) del nostro limitato sapere.

Il caso è molto grave. Ci sono intere città italiane isolate, scuole chiuse e date teatrali annullate. Non sono certo qui a negare l’evidenzia, sarebbe stupido e fuori luogo. Ciò che porto e contesto è la contagiosa rapidità che ha il nostro senso civile di abbondarci nel momento di panico generale. Diventiamo tutti esperti e tutti dottori quando compaiono casi difficili da gestire. Facciamo una fatica enorme invece nell’immedesimarci in tutti i dottori e infermieri che combattono in prima linea contro il virus e contro tutti i pregiudizi che si sono addentrati nelle nostre teste.

Vi avrebbero presi
E sfruttati parecchio
Altra forma di Bic in mano al bambino, al giovane e al vecchio
Vi avrebbero chiusi
In enormi galere
Un mondo di istrici senza più aculei sopra le schiene

Lucio Corsi, non pensando sicuramente al virus, ha scritto la canzone sull’istrice elogiando la bellezza nascosta e la paura palese che si nascondono e si mescolano in tutte le piccole cose. Prova ad immaginarsi un mondo dove gli uomini non vedono più la bellezza nei fiori ma soltanto nelle spine. L’istrice, ovviamente, sarebbe vittima di soprusi e cattiverie nel nome della “bellezza” e delle spine che si ritrova attaccate al suo piccolo corpo.

Se la bellezza dei fiori non fosse nei petali ma nelle spine
Vi venderebbero davanti ai cimiteri
Pensa che noia
Tutte le notti
In giro con gli innamorati o a far compagnia ai morti
Pensa che buio
Pensa che silenzio

Ed è questo il modo in cui l’uomo storpia e rinnega la realtà. Ora ogni uomo che starnutisce è visto come un pericolo, ora viaggiare coi mezzi pubblici è l’equivalente di rischiare la vita e la saluta. Prendiamoci un bel respiro, io e te, caro lettore. Non sottovalutiamo questo problema e ascoltiamo le persone esperte, i dottori e non il nostro egoismo. Altrimenti questo virus ha già vinto. Farci pensare che restare chiusi in casa e rimanere il meno possibile a contatto con le altre persone. Come istrici che vagano triste senza spine per una storpiata visione dei loro aculei. Affidiamoci a chi se ne intende e non a voci di corridoio e al nostro senso di sicurezza, colorito da un raffinato strato di egoismo personale.