venerdì 22 Novembre 2024

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Fuori il mondo come va?: Vite da set

Raccontiamo l’attualità con una canzone

Di tutte le criptiche e svariate regole che governano questo mondo, nessuno ha mai veramente capito quali siano quelle che dimorano dietro alle pubblicità, agli spot e, se si è fortunati, ai film. Del prodotto finito, più o meno qualcosa si capisce. A meno che sia un film di Nolan, si intende. Ma nel mondo che ci gira dietro, quello è un mistero. Parliamo del set. Di norma, un set, appare come una cosa semplice, e ai fatti lo è. Se la si può immaginare come una piramide squisitamente gerarchica che avrebbe fatto un baffo a tutta la cultura egizia. Funziona pressapoco così: più sei in alto nella scala, più hai responsabilità e quindi devi essere leader dei tuoi sottoposti e ligio al dovere rispetto ai tuoi capi. Fino a qui, tutto torna. Ciò che resta mistero e assurdo, in questo mondo, è la assoluta capacità e consapevolezza, da parte di tutti i membri del set, che le cose possono anche andare malissimo; ma finché ognuno rimane al suo posto e fa quello per cui è stato chiamato, niente è perduto. Diciamo che in qualche modo a fine giornata ci si arriva, ecco.

Il confine tra poesia e cinismo è lieve. Mettiamo che il mondo sia un grande set e che tutti vengono chiamati a nascere e a morire (con qualche soddisfazione nel procreare, nel mentre) nella certezza che ognuno rimanga al suo posto. Così che il panettiere faccia il panettiere, l’operaio l’operaio, lo scrittore scrive le sue robe, il politico fa le sue robacce e così via. Un mondo semplice, ordinato ed estremamente chiaro. Bello no? Bello, sì, se solo non fossimo umani. Perché è nella nostra natura mettere in dubbio il nostro essere. Trasgredendo, sbagliando e capovolgendo esistenze per un’idea o una storia d’amore. Nel mondo, pochi sono quelli che sanno davvero quale sia il loro posto (e lì poi bisogna capire quanto lo sanno davvero) ma il resto è confusione, è caos, è una strada impazzita e fuori controllo. E dirò di più. Ciò è bello. Perché è dal caos che nascono le strade dritte. È dal caos di una vita che nascono idee e cambiamenti che daranno in eterno. Non c’è cosa più umana al mondo che quella di prendere continuamente strade diverse nel proprio percorso.

Ma allora perché, dico io, il set funziona così bene? Come fa una cosa ordinata, disciplinata e assolutamente gerarchica, a produrre continuamente video per le nostre vite confuse, caotiche e impazzite? Nella mia fino ad ora breve esperienze nel mondo dei set ho capito questo. In primis, che ogni tentativo di rispondere a questa domanda parrebbe inutile se prima non si ascoltasse la canzone Ciak di Francesco Pannofino, attore storico italiano.

Proprio come dice la canzone, si capisce che il set è alimentato da persone, anime ed esistenze, che sono consapevolmente, e spesso irrimediabilmente, sole. Bisogna immaginarselo come un fuocherello nella notte, il set. Circondato da persone che vengono da ogni parte per scaldarsi. Poi va detto che c’è energia, che ci si diverte e ci si insulta, tutti intenzionati a tenere il fuoco del set accesso. Ci sono personaggi straordinari e personaggi terribili. C’è il poeta e l’annoiato. Il falso e il sognatore. Il pigro e il comico. Proprio come fosse un circo. O meglio, è un circo inesistente che trova la sua visibilità nel fuoco di un programma, o di un film, o (per dirla in unica frase) nel lampeggiare continuo e infallibile della macchina da presa.

“Spengono le luci adesso è ora di dormire
son stanco al punto sogno di non sognare
magari di non russare
dopo che battono il Ciak

Guardando la televisione, dovete immaginarvi che dietro ogni programma e ogni video realizzato ci sia sempre una persona nel set che si stava chiedendo le stesse domande che ti fai tu ogni giorno. E magari che prova le stesse tristezze, le stesse gioie tue. Poco importa se il programma che lui fa fa e che tu guardi sia di cucina o di motori o di viaggi. L’umanità, in qualche modo, si ritrova sempre.

Il set è come un fuoco nella notte del deserto. Poi il fuoco si spegne e tutti via a cercarne un altro. A dirla così sembra un mondo triste, spietato e poco umano. E certo, a volte lo è. Ma poi d’improvviso si ha come la sensazione di volare alti, e di vedere tutti i fuochi accessi. SI va talmente alti che non si vedono più neanche gli sbagli, le grida, gli errori che hai fatto e che non hai ancora imparato nei set. Si vede un mondo ordinato, chiaro e, soprattutto, umano. Dura poco quel momento, perché poi ci si rituffa nel tram tram di lavori, chiamate e fatiche in orari impossibili. Ma noi umani siamo essere strani, e siamo disposti a crogiolarci una vita intera, per vivere momenti come quelli.