Gaia, “Rosa dei venti” è anima libera e sincera

Gaia

Analisi dell’ultimo album di Gaia, dal titolo “Rosa dei venti”, una confessione espressa in una lirica semplice ma sincera

È disponibile dallo scorso 21 marzo il nuovo album di Gaia, dal titolo “Rosa dei venti”. Un fascicolo composto da 12 brani e una intro, capace di mostrare al pubblico la sua essenza ed esprimere a pieno la sua vena artistica. L’incipit, dal titolo “Beijo” non è altro che una raccolta di pensieri e aforismi, di cui il primo in portoghese, essendo lei in parte brasiliana.

Segue “Fumo blu”, un brano dal ritmo serrato, con un testo compresso, fitto, folto che sussegue le parole una dietro l’altra. “Accendo questo mood, do fuoco ai miei pensieri” esprime una lirica capace di sviscerare quella voglia di divertirsi, senza star troppo lì a pensare a cosa la società si aspetta da noi o ai nostri limiti interiori.

“Addicted” vede poi la collaborazione di Guè. Rispetto al pezzo precedente ha un ritmo più blando che poi evolve e si spinge verso una scansione più rapida nel ritornello. Il plus di Guè si realizza in una piccola parte dell’inciso, comunque capace di colpire con la sua lirica tagliente. “Chiamo io chiami tu” è il brano sanremese che non ha ormai bisogno di presentazione, ve ne abbiamo parlato qui.

Ecco poi “Rosa dei venti”, il pezzo da cui prende nome l’opera stessa. Una ballad dai suoni moderni, una confessione espressa in una lirica semplice ma sincera. “Senza una, senza una direzione, sono il fiore della rosa dei venti. Mi sento una su un milione e dopo un poco mi faccio a pezzi. È tutta un’allucinazione tra la realtà e miei sentimenti. Senza una, senza una direzione sono il fiore della rosa dei venti” espone un ritornello diretto, onesto, schietto. Capace di esternare una fragilità composta ma allo stesso tempo fiera e capace di reagire dinanzi alle difficoltà.

“Maratona” si scansiona all’interno di una melodia martellante, il cui testo è coerente con il ritmo. “Ti fidavi” svela la seconda collaborazione presente all’interno dell’album, quella con Capo Plaza. “Bulletproof” non cambia attitudine e si adagia perfettamente all’interno della metrica su cui l’intero fascicolo si realizza. “Twin Flames” ne rallenta l’andatura, pur senza snaturare l’essenza del filo narrativo dei brani precedenti. “Moon veleno” compie lo stesso obiettivo, tornando a quella confessione personale e sincera già precedentemente riscontrata.

“RJ” compie un inversione, svoltando nuovamente a quella melodia incalzante, insistente, battente. La collaborazione di Lorenzza, rapper italo-brasiliana, fornisce quella chiave rap che si inserisce perfettamente nel pezzo, rendendo omaggio ad una parte importante della loro essenza, quella sud-americana fatta di una “saudade” sempre presente.

“Cicatrice” cambia nuovamente direzione, verso quel percorso intimista e candido di cui l’artista non vuole assolutamente liberarsi. L’opera si chiude con classe, omaggiando uno degli artisti brasiliani più noti di tutti i tempi, Toquinho. Lo fa con “Vento”, una ballad delicata e soave che va a concludere perfettamente l’opera.

Gaia in “Rosa dei venti” è capace di liberare sé stessa, mostrando tutti i suoi lati, dal latino all’urban fino al pop più puro. Tra ballad lente e sincere a brani energici, tra omaggi al cantautorato in salsa brasiliana, terra di origine dell’artista, alla scena urban e rap italiana.

“Rosa dei venti” è un album sincero e a tratti autobiografico, ma capace anche di sviscerare quella voglia di leggerezza e divertimento, a cui l’artista italo-brasiliana ci ha spesso abituati. Gioia ed onestà, nostalgia e anima, questa è l’essenza che si libera, arriva e colpisce chiunque decida di ascoltarlo.

Scritto da Giovanni Saracino
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