venerdì 22 Novembre 2024

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Ganoona: “Faccio musica che mi assomiglia” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane artista italo-messicano, fuori con il nuovo singolo intitolato “Bad vibes

Tempo di nuova musica per Gabriel Renteria Linda, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Ganoona, artista italo-messicano in uscita con il singolo “Bad vibes”, disponibile in rotazione radiofonica e sulle piattaforme digitali dallo scorso 24 aprile. Nella sua musica confluiscono diverse contaminazioni, dal rap all’urbana, dal soul all’RnB, creando un sound avvolgente, ipnotico sin dal primo ascolto. Conosciamolo meglio.

Ciao Gabriel, benvenuto. Partiamo da “Bad vibes“, che sapore ha per te questo pezzo?

«Questo pezzo ha un sapore un po’ notturno, stregonesco, che era esattamente quello che volevo. Di fatto, confesso di averci messo del tempo a trovargli il vestito giusto, ho fatto vari tentativi con musicisti e arrangiatori,  fino ad arrivare al risultato finale che è quello che potete ascoltare».

Che tipo di ricerca c’è stata dal punto di vista del suono?

«Perseguire un suono o un’identità è una cosa che si costruisce, se si cristallizza è già venuto meno il senso, quindi mi reputo perennemente alla ricerca. Quello che mi pongo come obiettivo con la mia musica è di creare una sorta di ponte tra quelle che sono le mie varie “isole”, ovvero le diverse influenze musicali, che possano essere anche distanti tra loro. Volevo lavorare su qualcosa che fosse esclusivamente mio».

Quali sono queste cattive vibrazioni che ti hanno ispirato durante la creazione della canzone? 

«Ho voluto fotografare l’istantanea di un momento, era un periodo in cui mi sentivo sicuramente frustrato, ingabbiato in dinamiche lavorative ma anche personali, rapporti poco stimolanti dove non vedevo crescita. Avevo il bisogno di buttare nero su bianco queste sensazioni, che è un po’ il motivo che mi spinge a scrivere da sempre».

Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come hai capito che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?

«L’ho capito molto prima di quando lo abbia accettato, sin da piccolo sono stato veramente appassionato della parola, per me nasce tutto dalla scrittura, dalla voglia e dal bisogno di comunicare. Inizialmente ho considerato la musica un sogno più grande di me, è stato un percorso abbastanza difficile, non lo nego, anche costellato di insicurezze, perché non sono stato un teenager tracotante di me stesso, tutt’altro. Mi sono avvicinato al rap, ma il teatro mi ha aiutato ad espormi, ho lavorato un paio d’anni con una compagnia, questa esperienza mi è servita per togliermi le maschere. A volte si fa confusione, si pensa che la recitazione ti porti ad indossarle le maschere, in realtà ci si guarda allo specchio e, per la prima volta, mi sono visto in faccia e ho capito cosa volessi fare davvero. In accademia ho studiato canto e pianoforte, poi un tour in Messico che è stata per me un’esperienza formativa-folgorante, che mi ha fatto capire che nella vita volevo fare proprio questo».

Veniamo all’attualità, all’emergenza sanitaria nei confronti del contenimento del Coronavirus che sta mutando, seppur momentaneamente, la nostra quotidianità. Tu, personalmente, come stai vivendo tutto questo?

«All’inizio, quando si pensava che durasse poco, l’ho affrontata in maniera inconsapevole, vivendo proprio col fuso orario di Manila, senza regole, come un lungo weekend di devasto, naturalmente in solitaria. Poi, ovviamente, quando ho capito che non era così mi sono dato una regolata. Trovo molto stimolante lavorare su me stesso, studiare, leggere, piuttosto che fare esercizio fisico, scrivere mi ha riempito realmente le giornate».

Al netto della confusione dovuta a questa complicata situazione, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? Suppongo tu stia lavorando a nuova musica…

«Assolutamente sì, in questa quarantena ho cercato di andare avanti con i lavori, avevo già un po’ di brani, in più ho continuato a scrivere, quindi abbiamo un bel po’ di materiale a cui sto lavorando con il mio team. Prestissimo sentirete cose nuove, c’è un disco in preparazione, stiamo capendo le tempistiche ideali per la pubblicazione, considerando anche la situazione perché la promozione live completamente azzerata non giova, stiamo ragionando sulla strategia da adottare, ma prima dell’estate uscirà sicuramente un altro singolo».

Per concludere, a chi si rivolge oggi e la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«A me piace pensare di poter parlare un po’ a tutti in maniera diversa, lo vedo guardando le varie statistiche di Spotify. Ho la fortuna di avere un pubblico molto vario, questo mi rende molto felice. Credo che l’obiettivo di chiunque lavori nel campo della comunicazione sia quello di arrivare a più persone possibili, questo non vuol dire piacere a tutti, perché io faccio musica che mi assomiglia, poi se questo diventa fruibile su larga scala non può che farmi piacere».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.