lunedì 7 Ottobre 2024

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Gatto Panceri e la sua voglia di fare musica sincera in “Pelle d’oca e lividi” – RECENSIONE

Recensione del nuovo ricco album d’inediti del cantautore

Pelle d’oca e lividi è senz’altro il disco più atteso, pensato e lavorato dell’intera carriera di Gatto Panceri, un artista che, di certo, a molti dei suoi colleghi più giovani potrebbe oggi spiegare cosa significa scrivere una canzone, una di quelle che sa dire qualcosa con cognizione di causa pur senza rinunciare a trafiggere le ossa, a insediare di passione anche l’ultimo centimetro di cuore.

L’album, uscito il 25 maggio 2018 per la Hit Rainbow, etichetta di proprietà di Roby Facchinetti dei Pooh, e Artist First, è una vera opera colossale con 19 brani intensi e leggeri, pop-olari ed impegnati. Un disco che trova il proprio apice nella title track, Pelle d’oca e lividi, in cui la vocalità del cantautore si fa riscoprire maturata ed intensa nel suo naturale graffiato che con la sua sola espressione comunica emozionalità. “Credimi il mondo è un po’ così, è un purgatorio d’angeli col Paradiso in testa ma con l’inferno tra le mani” canta con consapevolezza Gatto in una bella ballata pop-rock arricchita da un gran bel arrangiamento contemporaneo e fedele alla miglior tradizione orchestrale italiana.

Da qui parte un racconto funzionale e sincero che trova il proprio mezzo espressivo nella musica d’autore: c’è l’intro elettronica di Avere o non avere e la successiva Io ho che svolta verso un brano più fedelmente pop prima che Bombay sorprenda l’ascoltatore proponendo uno di quei brani estivi che al giorno d’oggi paiono imprescindibili. Anche in questa occasione, però, Gatto Panceri riesce a destreggiarsi con competenza non dovendo rinunciare alla propria dimensione e alla propria credibilità ma mettendo la propria abilità musicale al servizio della scrittura di un brano “diverso” dal territorio in cui più spesso si era impegnato.

Le cose migliori, però, continuano ad arrivare da quei brani che creano con l’intimità la propria inimitabile magia. Gatto si dimostra, ancora una volta, un grandissimo autore dei brani d’amore che riesce a descrivere con maestria ed eterna classe in Polvere, autentico gioiellino che in parecchi interpreti avrebbero potuto voler per loro. Seguono, poi, La sola al mondo, aperta da un coro di voci che creano il perfetto tappetto sonoro per un brano cantato per oltre 1 minuto a cappella che si contrappone perfettamente a Note basse, interamente costruita su di un arrangiamento minimale ma efficace.

Più movimentate sono, invece, Tu mai, in cui trova spazio anche una vocalità più potente che, poi, si fa più limpida e pulita anche in Sublime che continua a concentrarsi sul tracciare un perfetto autoritratto della platonica idea d’amore, non raggiungibile ma, comunque, pensabile e concepibile per tentare di formarne una sempre più perfetta realizzazione terrena che, in questo caso, viene avvicinata di molto. Tra le più moderne c’è anche Aumenterà, che nell’inciso fa trovare spazio anche a qualche verso anglofono, Peter Pan Ceri, trascinante in quel suo ritornello orecchiabile e radiofonico.

Le voci si scompongono e trovano espressione nei cori e nelle contrapposizioni vocali sempre più frequentemente nel corso della tracklist passando da Al sole alla più riuscita Pensa a vivere in cui trova posto anche un falsetto coraggioso insieme ad una melodia sempre piuttosto sostenuta ed incalzante che unisce anche alcuni elementi d’elettronica come anche nella parlata Potesse parlare, dedicata al suo inseparabile amico a quattro zampe Super, come del resto dell’intero album.

Irrinunciabile, poi, la nuova versione di Un qualunque posto fuori o dentro di te, un brano che nella carriera del cantautore ha segnato un episodio particolarmente fortunato ed importante e che continua, tutt’ora, ad essere un sempre verde. Ugualmente potente risulta essere 1 Euro in un bicchiere, perfetta ballata quasi rock che parte con una chitarra acustica e trova poi esplosione in una bella parte ritmica nell’inciso mentre si racconta del sesso in una storia d’amore ormai consumata.

Chiudono la “cabarettista” S.T.R.O.N.Z.O., che gioca sull’aggettivo perfetto per gli uomini secondo le donne offese e risentite, la futurista Questo è il problema, che su di giochi tutti sintetici spalanca una finestra verso l’universo dance, e la conclusiva Il giorno che la musica finì, per certi versi il brano più autentico e sentito dell’intero lavoro per il tema che affronta e che sta particolarmente a cuore ad un artista a cui il sistema discografico d’oggi pare ingiustamente non voler riservare più alcuno spazio. “E le canzoni non uscivano più e mai nessuno più si emozionò. Tutto moriva così il giorno che la musica finì”. Non occorre dire altro malgrado, poi, Gatto Panceri lasci aperto un bello spiraglio verso un futuro glorioso in cui la verità e la qualità possa tornare a dominare la musica d’oggi. Applausi non solo per il tema ed il coraggio di raccontarlo ma anche, e forse soprattutto, per l’ennesimo manifesto di qualità autorale per un brano scritto magistralmente in un’orchestrazione da favola ed una voce votata completamente alla melodia veramente italiana.

Pelle d’oca e lividi è un album difficile per noi ascoltatori d’oggi, un album che chi è abituato ad ascoltare la “vida loca” di Baby K o le canne di Sfera Ebbasta non può capire perchè racconta d’altro, racconta di ciò che è vero, di ciò che è senza filtri, di ciò che la musica da sempre racconta positivamente malgrado negli ultimi tempi stia smettendo di fare offuscata da falsi miti anti-qualitativi. Per chi ama, però, l’Italia, la sua musica e la sua qualità tradizionale questo è un disco da non perdere, quello che non si smette mai d’ascoltare per farsi trascinare in un vortice d’emozioni che Gatto Panceri riesce a dare grazie alla sua maestria autorale e musicale. Un disco che trova i propri up nelle ballate d’amore pop senza tempo ma che, non per questo, rinuncia alla modernità di suoni e temi capaci di interessare un pubblico trasversale variando mood nel corso delle 19 tracce.

MIGLIORI TRACCE: Pelle d’oca e lividi – Polvere – 1 Euro in un bicchiere – Il giorno che la musica finì

VOTO COMPLESSIVO: 7.5/10

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.