venerdì 6 Dicembre 2024

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“Destri”, Gazzelle e il bisogno di far pace con quei momenti lì – RECENSIONE

Disponibile dallo scorso 2 ottobre, in radio e su tutte le piattaforme digitali, il nuovo singolo “Destri

Quei momenti lì: quelli che vorresti scordare, archiviare, riporre per sempre negli scatoloni assieme alle decorazioni natalizie e ai quaderni delle medie. Quei momenti lì: quelli che fanno ancora male, che vorresti evitare e che si ripropongono come una peperonata a ferragosto. Questo e molto altro ancora è Destri, il nuovo singolo di Flavio Pardini, meglio noto con lo pseudonimo di Gazzelle, artista che negli ultimi anni abbiamo imparato a conoscere e a volergli bene, proprio come a quell’amico che ti racconta le sue disgrazie sentimentali, a cui ti affezioni e in cui ti immedesimi, rendendoti conto che quelle stesse cose le hai vissute anche tu.

Potremmo sintetizzare così il segreto del successo del cantautore romano che, dopo aver definitivamente concluso l’era Punk, torna con il singolo che segna l’inizio di un nuovo corso artistico, pur rimanendo fedele al proprio stile e alla propria poetica. Capita alle volte di pensare al passato e di riflesso anche al presente, a quello che sarebbe potuto essere e non è stato, tutto questo ci fa versare lacrime a secchiate, ci fa venir voglia di prendere a pugni la parete, ma non ci insegna mai nulla, tanto quegli stessi errori li ricommetteremo, perchè in amore non ci sono regole o lezioni che tengano.

I ricordi ci rendono quello che non siamo, eppure ci mostrano ciò che siamo stati, a volte in maniera annebbiata, leggermente falsata dalla nostalgia e dal bisogno di riavere la persona abbiamo perso. Alla fine non è colpa di nessuno, le responsabilità sono sempre da dividere al 50%, perchè se qualcuno ci ha preso in giro, siamo stati noi a lasciarci usare… e viceversa. In “Destri” e in generale in tutte le canzoni di Gazzelle, non c’è traccia di rancore, bensì la voglia di rivedere un film ed emozionarsi, aggiungere scene con la fantasia, riavvolgere e tagliare clip come se fossimo su iMovie.

Lasciarsi tutto alle spalle è una di quelle frasi che, spesso, ti ripetono quelli che non hanno vissuto un dolore così grande, perchè in certi casi i tentativi di rimozione sono vani, come a nulla serve cercare in giro dei palliativi. Quante volte un arrivederci si è trasformato in un addio, altrettante non siamo stati capaci di evitarlo. Le canzoni e le relazioni non a caso fanno rima, anzi, hanno molte più assonanze di quanto possiamo immaginare: si possono mettere in pausa e una volta finite si possono riascoltare, anche in solitudine. L’unica differenza è proprio questa: le relazioni finiscono… ma le canzoni rimangono.

Gazzelle torna con un brano che non sa di svolta, ma di consacrazione. Il giusto anello di congiunzione tra quanto mostrato sino ad oggi e quello che sarà presumibilmente la sua nuova musica. Più che lui, forse siamo cambiati noi. Il lockdown ci ha permesso di indagare e scavare nel profondo, più di quanto vogliamo ammettere a noi stessi. In questo delicato momento storico, paradossalmente, siamo maggiormente pronti ad assimilare concetti profondi e anche dolorosi, forse perchè abbiamo cominciato a familiarizzare con la parola tristezza, a frequentarla senza più evitarla. Il successo mainstream di Destri si deve anche a questo: al bisogno di abbracciare e tornare a limonare… ancora una volta… con quei momenti lì.

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Destri | Video

Destri | Testo

All’improvviso sei volata via
lasciando indietro una nuvoletta
almeno meritavo una bugia
chessò
almeno l’ultima sigaretta

Siamo due fiori cresciuti male
sul ciglio della tangenziale
all’ombra di un ospedale
te l’ho già detto una volta
mi ricordavi il mare
le luci di Natale
gli schiaffi sul sedere
e lo spazzolino uguale
la Panda manuale bruciare
in una notte come una cattedrale

E non è colpa mia
se tutta questa luce, luce, luce
non ti illumina più dentro casa mia
e non è colpa tua
se tutti questi destri, destri, destri
al muro non ci fanno ritornare lì
a quei momenti lì

A quando andava tutta a gonfie vele
e mi faceva stare bene
che mischiavi romano e l’inglese
te l’ho già detto una volta
mi ricordavi il mare
gli occhiali di mia madre
le 4 del mattino
le Winston Blue smezzate
le facce come zombie
svegliarti
mentre dormi
come le cazzo di zanzare

E non è colpa mia
se tutta questa luce, luce, luce
non ti illumina più dentro casa mia
e non è colpa tua
se tutti questi destri, destri, destri
al muro non ci fanno ritornare lì
a quei momenti lì

E non è colpa mia
se tutta questa luce, luce, luce
non ti illumina più dentro casa mia
e non è colpa tua
se tutti questi destri, destri, destri al muro
non ci fanno ritornare lì
a quei momenti lì
a quei momenti lì
a quei momenti lì
a quei momenti lì

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.