“Gesù Cristo” di Alessandro Bono: te la ricordi questa?

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “Gesù Cristo” di Alessandro Bono
La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 1988 con “Gesù Cristo” di Alessandro Bono.
Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.
Ti sblocco un ricordo: “Gesù Cristo” di Alessandro Bono
Pubblicata nel 1988 come parte del primo omonimo album di Alessandro Bono, “Gesù Cristo” è una delle canzoni italiane più intense e attuali pubblicate negli anni ’80. Un brano che, a distanza di oltre trent’anni, riesce ancora a parlare alla sensibilità collettiva, raccontando una Milano malinconica e smarrita, popolata da “facce bianche d’infelicità” e immersa in una “città depressa”, dove il bisogno di luce e speranza si fa urgente e universale.
Il testo, diretto e senza orpelli, è una fotografia amara della disillusione che attraversava in quel momento la metropoli meneghina: consumandosi tra biliardi e sigarette, riflettendosi nelle notti senza orizzonte, in una routine che brucia sogni e volontà. Alessandro Bono, con la sua voce carica di autenticità, si interroga e si confessa: “Perché faccio musica? Dimmi cos’altro potrei… Perché fumo troppo? Sto bruciando tutti i sogni miei.”
“Gesù Cristo” è una canzone che mette a nudo la fragilità dell’uomo contemporaneo, il senso di spaesamento in una società che ha “sporcato tutto quello che c’è”, ma al tempo stesso è anche una canzone di resistenza, che invita a non rinunciare alla speranza, a cercare ancora orizzonti e significati.
Oggi, 15 maggio, nel giorno dell’anniversario della prematura scomparsa di Alessandro Bono, ricordare questo brano significa non solo omaggiare un artista sensibile e profondo, ma anche riscoprire il potere salvifico della musica come preghiera laica, come invocazione di cambiamento, come strumento di replica a tutto il buio e allo sporco che ci circonda.
Il testo di “Gesù Cristo” di Alessandro Bono
Perché faccio musica?
Dimmi cosa altro potrei
Perché fumo troppo?
Sto bruciando tutti i sogni miei
Gesù Cristo, ritorna
Perché qui abbiam bisogno di te
Per favore, ritorna
Hanno sporcato tutto quello che c’è
Passare il tempo qui tra queste facce
Bianche d’infelicità
Intorno ad un biliardo
Verde depresso come questa città
Gesù, Gesù, Gesù Cristo, ritorna
Perché qui abbiam bisogno di te
Per favore, ritorna
Hanno sporcato tutto quello che c’è
(Dietro di me ci sei anche tu)
Io non ti vedo
(Davanti a me, in mezzo agli, altri ancora tu)
Però ci credo
E non si vive senza speranza
Senza orizzonti non si vive
Quindi torna, se tu puoi
Gesù Cristo, ritorna
Perché qui abbiam bisogno di te
Per favore, ritorna
Hanno sporcato tutto quello che c’è
Per non morire canto
Disperato emetto un grido che va
E se lo puoi sentire
Accendi tutte le luci di questa città
(Gesù Cristo), ritorna
Perché qui abbiam bisogno di te
Per favore, ritorna
Hanno sporcato tutto quello che c’è