domenica 6 Ottobre 2024

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Giancarlo Magalli: “A Sanremo non vedono di buon occhio i conduttori ironici”

Il presentatore Rai ha raccontato in tv di un avvicinamento al Festival, poi tramontato a casa delle sue battute

Nella prima puntata della quarta stagione di “Citofonare Rai 2“, che ha debuttato nella mattina di ieri, domenica 15 settembre, le due conduttrici Simona Ventura e Paola Perego hanno ospitato un salottino per ricordare Corrado, nel centenario dalla sua nascita.

Tra i presenti anche Giancarlo Magalli che, nell’elogiare il talento e la professionalità del collega, ha commentato: «Vi siete mai chiesti perché Corrado, che ha fatto la storia della televisione italiana, ha presentato un solo Festival di Sanremo nel 1974? Perché era ironico e in quel contesto l’ironia non è vista di buon occhio, tant’è vero che non hanno voluto nemmeno me. Infatti, una volta, il comune e la Rai accettarono la mia candidatura, ma i discografici si ribellarono dicendo: “No, quello fa le battute e rischia di rovinare l’immagine dei nostri cantanti”. È andata così, ormai non sono più in tempo, più che Sanremo posso fare San Gallicano».

Ha chiuso irrimediabilmente con una battuta la sua esternazione il buon Magalli, che già in passato aveva già tirato fuori questa storia. In un’intervista a Panorama di qualche anno fa, infatti, aveva approfondito: «Sicuramente ho il gusto della battuta e l’immediatezza della battuta non ti fa riflettere delle conseguenze. Lucio Presta una volta mi disse: “Tu per una battuta venderesti tua madre”. Ci pensi dopo a ciò che hai detto, soprattutto quando vedi una tua freddura amplificata o distorta dai social. Per le mie battute ho bruciato sicuramente delle occasioni lavorative, la più clamorosa fu il Festival. Negli anni ’90 me lo propose il Comune di Sanremo e la Rai disse di sì, ma si opposero i discografici che dissero: “Magalli fa troppe battute, ci distrugge l’immagine dei cantanti. E siccome a Sanremo la discografia condiziona le scelte, la mia conduzione saltò. Fateci caso, nella loro carriera Pippo Baudo e Mike Bongiorno hanno fatto rispettivamente tredici e undici edizioni, mentre Corrado, che era un campione assoluto dell’ironia, ha presentato la kermesse una sola volta».

Al giornalista Francesco Canino che in quello stesso articolo ha poi fatto presente che il Festival si è aperto anche a padroni di casa “irriverenti”, tra tutti Raimondo Vianello e Paolo Bonolis, Giancarlo Magalli ha così ribattuto: «Sì, ma il patto qual era? Che si portassero la “vittima” da casa. Chiambretti aveva la Marini, Vianello la Pivetti e Bonolis il suo fedele Laurenti. Ma non ho rimpianti, Sanremo è come la prima notte di nozze, se lo fai male se lo ricordano per tutta la vita».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.