martedì 3 Dicembre 2024

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Gianni Pollex: “Occorre essere sinceri verso se stessi per arrivare alla gente” – INTERVISTA

Il giovane autore barese racconta il suo essere autore tra sincerità e sensibilità

Oggi torno ad occuparmi per voi di autori, di quelli bravi ad usare le parole per esprimere un qualcosa di vero e sentito e non per intascarsi qualche comodo e facile soldino dalla SIAE. Qualche tempo fa, ho pubblicato un articolo (che potete rileggere qui) in cui individuavo le 50 migliori canzoni dei primi 6 mesi del 2017 e nel quale inserivo “Tutta colpa mia”, ultimo successo di Elodie, ed il duo “Ciò che resta” – “Giulia dorme” interpretati dal giovane Leonardo Lamacchia. Tre brani con l’unico comun denominatore della sensibile penna di Gianni Pollex, giovane ragazzo barese che della sincerità sta facendo la sua bandiera. Carinamente, e abbastanza inusualmente per l’ambiente, ho ricevuto un molto gradito messaggio privato di ringraziamento da parte di Gianni che, personalmente, non avevo né avvertito della cosa né tanto meno aver avuto il piacere di conoscere. Poi, come si sa, da cosa nasce cosa e siamo arrivato a fare una di quelle mie amate “chiacchierate musicali” assolutamente libere e sgombre dalla formalità delle interviste che, come mi ha confessato telefonicamente Gianni stesso, da qualche tempo è restio dall’accettare.

Vi lascio ora alla lettura tenendoci, però, a sottolineare come ultima cosa l’estrema delicatezza e sensibilità di Gianni Pollex che, davvero, con tutta la sincerità di cui fosse capace si è raccontato senza filtri né barriere andando ben al di là di quanto avrebbe potuto accontentarsi di dire. Oltre che un piacere è stato per me un onore vero poter parlare anche solo per un’ora con un artista che comunicasse emozione anche semplicemente parlando di sé.

Per prima cosa come stai? Come sta andando quest’estate?

<<Molto bene, grazie. Ho lavorato moltissimo in questi ultimi due mesi scrivendo moltissime parole e melodie. E’ un’estate bella piena>>.

La figura dell’autore non spesso è una figura molto popolare all’interno dell’ambito musicale. Se dovessi in qualche modo raccontare chi è Gianni Pollex come ti presenteresti?

<<In realtà negli ultimi anni, forse, si sta ricominciando a dar maggior peso anche a coloro che scrivono le canzoni. Ad ogni modo, sono un ragazzo qualunque che da sempre scrive per liberare tutti i pensieri: amo scrivere ciò che vivo, ciò che penso. Come, forse, fa chiunque scriva: per me, che lo faccio per lavoro, non è diverso>>.

Non noti una differenza tra lo scrivere liberamente ed il farlo per lavoro?

<<Nel mio caso direi di no perché ho sempre scritto solo per me: quando scrivo penso a me facendolo come terapia. Molti autori non condividono questo mio modo di fare perché non è sempre molto “piacevole”: fa male a volte parlare di sé liberandosi di ogni pudore e impedimento. Io nella mia scrittura sono sincero ed è una cosa che consiglio di fare sempre. Molto spesso ci si ritrova a parlare per frasi fatte ma non è così che funziona: per far si che una persona si riconosca in una frase, in un’emozione, in una parola occorre che chi scriva sia sincero verso se stesso prima di tutto altrimenti non si potrà mai entrare nel cuore della gente.

Sincerità ed intimità quindi sono le parole chiave della tua scrittura…

<<Come dice un grandissimo autore Mogol, penso che occorra scrivere una canzone come se si stesse facendo una telefonata: bisogna davvero dire ciò che si pensa nella maniera più semplice possibile per farsi capire da tutti, dai bambini fino alle persone anziane. E’ per questo che bisogna utilizzare un linguaggio universale che non può che essere la sincerità e l’emozione>>.

Da dove nasce la tua passione per la musica?

<<Sono appassionato di musica fin da piccolissimo perché mio fratello è un grande fan dei Beatles e prendeva lezioni di chitarra. Io non facevo che guardarlo anche se non ricordo il momento in cui ho iniziato a suonare davvero partendo dalla chitarra e finendo con il pianoforte. La mia prima band (gli Wide) la formai quando avevo, su per già, 15 anni e ho continuato il mio percorso con loro per 10 anni con numerosissimi concerti, singoli in radio e anche un disco ancora in vendita. Firmammo un contratto discografico con la Faro Records con cui abbiamo passato 10 anni tra concerti e sale prove>>.

Quale differenza fondamentale ritrovi tra il tuo ruolo attuale di autore rispetto a quando suonavi come leader di un gruppo?

<<Fondamentalmente proprio l’approccio: la musica dal vivo è fatta di prove su prove, di esercizio, di studio. Personalmente ho sempre preferito scrivere e non ripetere: la scrittura non è ripetizione, anzi, la sua bellezza è il non essere costretti a ripetere degli esercizi ma il poter dire semplicemente ciò che si pensa in un preciso istante>>.

Che cosa ti hanno insegnato questi 10 anni passati con la tua band?

<<Tantissimo. Ho imparato a suonare la chitarra da mio fratello ed il pianoforte dal maestro Beppe Cordaro ma poi, tra una prova e l’altra, ho imparato a strimpellare la batteria e ad arrangiare un pezzo, cosa fondamentale questa per chi scrive una canzone oggi visto e considerato che attualmente dal computer di casa si può portare a termine una canzone per così come ce la si immagina nella propria testa. E’ diventata una cosa fondamentale anche per un autore saper usare tutti i vari software per registrare. >>.

Il tuo vero grande esordio autorale arriva nel 2015 direttamente al Festival di Sanremo con la canzone con cui gareggiava Chiara, “Straordinario”, che hai scritto con Ermal Meta

<<Devo tantissimo al mio grande amico Ermal Meta che ha avuto tantissima fiducia in me e dal quale ho imparato tantissimo. Posso dire di essere stato ospite in casa sua per due anni durante i quali ho visto nascere tutti i suoi più grandi successi. Inizialmente ero solo di compagnia, poi, con il tempo, abbiamo iniziato a scrivere anche insieme come è avvenuto proprio con “Straordinario” >>.

Quella è stata comunque una canzone fondamentale per te e per il tuo percorso

<<E’ stato il brano che mi ha portato a fare una scelta ovvero quella di iniziare questa nuova avventura da autore. Un giorno in futuro potrò anche rimettermi a cantare in prima linea, chissà. Per adesso non ci voglio pensare: la vita che sto facendo mi piace tantissimo, non la cambierei per niente. Mi piace stare a casa a scrivere o viaggiare per collaborare con altri amici autori: di recente sono stato da Oscar Angiuli, Zibba, Andrea Amati, tutti autori Warner come me ma soprattutto persone con le quali ci si confida a vicenda per poter scrivere insieme. Ho lavorato anche con Claudia Franchini, Emiliano Cecere e Matteo Buzzanca>>.

“Straordinario” è una canzone, tutto sommato, piuttosto positiva e spensierata…

<<Penso che ognuno debba poter vedere nella canzone ciò che riesce a vedere. Posso dirti che personalmente questa canzone l’ho scritta pensando ad una persona in particolare a cui è dedicato quell’amore di cui parlo che, non per forza, è da intendersi come quello di coppia>>.

Nel 2017 sei tornato nuovamente al Festival come autore di ben due brani: il primo, “Tutta colpa mia”, interpretato da Elodie e il secondo, “Ciò che resta”, portato da Leonardo Lamacchia in gara tra le Nuove Proposte.

<<Con Leonardo è stata una vera scommessa: lui registrava le voci di tutti i miei provini e un giorno abbiamo deciso di provarci su consiglio di Mario Lusini, con cui avevo scritto “Ciò che resta”. Quasi per miracolo siamo riusciti ad entrare tra gli 8 partecipanti di Sanremo Giovani ed è andato tutto molto bene. Per quanto riguarda “Tutta colpa mia”, invece, il brano è stato scritto con Francesco Cianciola, Oscar Angiuli ed Emma>>.

Ecco, a tal proposto, com’è avvenuta la collaborazione di Emma rispetto al brano?

<<Emma è stata davvero molto importante per la canzone essendo l’unica, tra noi autori, a conoscere direttamente Elodie. Le sue correzioni al brano hanno permesso di far indossare alla perfezione la canzone alla sua interprete poi>>.

Una canzone assolutamente retrò e anni ’60 musicalmente parlando mentre testualmente è quasi bipolare tra una sorta di pazzia e un amore spensierato

<<In realtà il testo potrebbe essere letto sotto diversi punti di vista: da un lato c’è una donna che soffre per amore, dall’altro una donna che dice “ora basta”. E quest’ultima lettura esce soprattutto nell’ultimo ritornello dove le parole dicono “amore amore amore è una follia, apro gli occhi non m’importa ma tu vattene via”>>.

Che poi non penso sia un caso che sia proprio il ritornello finale a recitare queste parole

<<Esatto>>.

Con Leonardo Lamacchia, invece, c’è un progetto più esteso oltre al brano sanremese

<<Esattamente e, infatti, il 9 maggio è uscito il nuovo singolo estratto dall’album e del titolo “Le chiavi del mio mondo” che porta ancora la mia firma>>.

Che poi c’è da dire che di “Ciò che resta” esiste una duplice versione: quella presentata al Festival ed incisa per l’EP e quella, invece, originale con una strofa in più

<<Si è vero. In realtà il brano durava 3:30 minuti e per le esigenze di Sanremo abbiamo dovuto tagliarlo per arrivare a 3 minuti>>.

Quando uscì “Ciò che resta” nella sua prima versione da pre-produzione scrissi che non avrebbe mai vinto anche se risultava, secondo me, il più bel brano dei 60 inizialmente selezionati. Te l’ho forse un po’ gufata però penso che quella sia una canzone perfetta per un Festival di qualche anno fa mentre oggi Sanremo Giovani cerca disperatamente un brano così tanto originale da riuscire a lanciare un perfetto sconosciuto, o quasi, con appena due serate: un’impresa pressoché impossibile potremmo dire…

<<Si, è un’impresa difficilissima. Noi, però, siamo assolutamente soddisfatti per come è andata e per il quarto posto conquistato da un ragazzo di 23 anni che ora sta facendo davvero molto in giro per l’Italia aprendo i concerti di Fabrizio Moro, Ermal Meta, Irene Grandi, Max Gazzè, Anna Tatangelo…>>.

Per quanto riguarda il futuro cos’hai intenzione di fare ancora?

<<Beh, semplicemente continuare a fare ciò che sto facendo ora. Continuare a scrivere, emozionarmi, stare male per potermi esprimere. Incrociamo le dita sperando che continui ad andare bene e, anzi, sempre meglio>>.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.