martedì, Aprile 16, 2024

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Giovanni Segreti Bruno: “Dipingo le mie canzoni” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane cantautore cosentino, in uscita con il singolo intitolato “Come la neve

Si intitola “Come la neve” il nuovo singolo di Giovanni Segreti Bruno, artista calabrese classe ’96 dalla timbrica profonda e dalla penna sensibile. La canzone, prodotta da Gianni Testa per Joseba Publishing, è accompagnata dal videoclip diretto da Emanuel Lo. In occasione di questa sua nuova uscita musicale, approfondiamo la sua conoscenza.

Ciao Giovanni, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Come la neve”, cosa racconta?

«“Come la neve” è un pezzo che ho scritto a 17 anni per celebrare una persona per me importantissima: mio nonno. Purtroppo venuto a mancare troppo presto. La sua figura è stata fondamentale per me e mi sentivo in dovere di mettere in musica il nostro rapporto. D’altronde chi ha a che fare con la musica, ha questa grande fortuna. Come un pittore, dipinge le emozioni su di una tela, che si chiama “canzone”».

Quali riflessioni e quali stati d’animo ti hanno accompagnato durante la fase di scrittura di questo pezzo?

«Mentre scrivevo il testo, mi capitava di piangere e di pensare a quando, la domenica, mio nonno mi portava al parco e aveva il terrore che cadessi e mi facessi male. Oppure quando lo costringevo ad andare in edicola a comprare le figurine degli album che collezionavo. E lui non si tirava mai indietro. Se faccio silenzio intorno, ancora riesco a sentire la sua voce. So che è sempre con me. Il pezzo è pervaso da questa atmosfera natalizia perchè dicembre è il mese dei nostri compleanni..il mio il 26 e il suo il 28. Ed è incredibile come anche il periodo più colorato dell’anno, come il Natale, possa diventare in bianco e nero quando non puoi più viverlo con le persone che ami».

C’è una frase del testo che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il senso dell’intera canzone?

«Ci sono diverse frasi che per me sono molto importanti e significative. “Sei dentro ad ogni lacrima e lì resterai un po’. Prometto di non piangere, ci provo almeno” è una bella immagine che non sintetizza forse l’intera canzone ma spiega un’emozione particolare: quella del non volersi perdere a tutti i costi. Proprio perché sei dentro a questa lacrima e io farò di tutto per proteggerti e non farti scivolare via».

Dal punto di vista musicale, che tipo di sonorità avete voluto abbracciare?

«Ci sono diverse sonorità all’interno del brano. Sonorità molto poco italiane e perlopiù internazionali. Alla prima strofa, molto melodica ed intima, si contrappone una seconda strofa che invece strizza l’occhio all’hip hop e infine la parte dello special è pura sperimentazione con questo gioco di voci che ricorda molto lo stile ‘britannico’ di James Blake».

A livello visivo, cosa aggiungono alla narrazione le immagini del videoclip girato da Emanuel Lo?

«Lavorare con Emanuel è un gran privilegio. Una bellissima persona ed un grande professionista. Una collaborazione nata con il video di “Ti voglio bene”, il mio singolo precedente. Lui riesce a visualizzare le idee e a concretizzarle. Il video esprime attraverso le immagini quello che io ho scritto nella canzone. Assolutamente coerente con il paesaggio sonoro del brano. E poi quante risate durante le riprese! Dovevo gettarmi in acqua… ma io non so nuotare».

Facciamo un breve salto indietro nel tempo, come e quando ti sei avvicinato alla musica?

«Ho incontrato la musica quando avevo dieci anni. Ho iniziato studiando il pianoforte. A 11 sono entrato in conservatorio ed ero innamorato perdutamente della musica classica. Poi a 14 anni ho iniziato a studiare canto e a scrivere le mie prime canzoni . E da lì è iniziato questo viaggio meraviglioso tra vittorie importanti come il Suoni&Rumori Festival nel 2016, Area Sanremo nel 2018 e gli opening act per Mahmood, Clementino a Cosenza davanti ad un pubblico di oltre 10.000 persone.. ma anche tante, tante e tante porte in faccia che però non mi hanno mai scalfito».

Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato la tua crescita?

«Da bambino mio padre mi faceva ascoltare i Cranberries ed io ero innamorato di “Just My Imagination”. Crescendo, come ti dicevo, ho ampliato gli orizzonti.. dalla musica classica..Chopin, Debussy, Satie.. passando dal soul con Nina Simone, Sarah Vaughan.. fino ad arrivare ai grandi cantautori italiani, maestri della parola come Dalla, Battiato, Fossati. Per quanto riguarda invece la ricerca del suono mi ispirano molto: Billie Eilish, Lana Del Rey, Aurora, James Blake e Hozier .Ovviamente mi lascio influenzare da tutto ciò che mi piace, pur cercando sempre la mia dimensione che deve essere, appunto, “mia”».

Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«Si rivolge a tutte quelle persone che ancora credono nei sogni, che riescono a percepire la bellezza di un sentimento autentico. Si rivolge a tutte le persone che si svegliano la mattina e hanno un obiettivo, qualcosa per cui lottare. Sto lavorando al mio primo disco e voglio che sia un lavoro importante, sincero e diverso da tutto ciò che si sente in giro oggi. Non mi interessa piacere a tutti. Però se dovessi piacere a tutti, non mi dispiacerebbe eh».

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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