venerdì 22 Novembre 2024

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Giulia Mutti: “Il mio omaggio alle figure femminili che mi hanno ispirata” – INTERVISTA

A tu per tu con l’artista toscana classe ’93, in uscita con il suo primo EP intitolato “Le favorite Vol.1”

E’ disponibile in tutti gli store a partire dall’8 marzo, giorno in cui si celebra la giornata internazionale della donna, il nuovo lavoro di Giulia Mutti, talentuosa artista che abbiamo già incontrato in occasione della sua partecipazione a Sanremo Giovani (qui la nostra precedente intervista). La cantautrice toscana torna con “Le favorite vol.1”, un mini album che omaggia alcune importanti artiste italiane attraverso quattro cover: “Notti senza cuore” di Gianna Nannini, “Senza un perché” di Nada, “Contessa Miseria” di Carmen Consoli e “Mi sento bene” di Arisa, oltre  alla presenza dell’inedito “Acciaio”, brano che rappresenta una sorta di presa di coscienza e che si incastra di diritto nel filone delle canzoni terapeutiche, seguendo la stessa logica del suo singolo d’esordio intitolato Almeno tre. Cosa hanno in comune tutte queste artiste? Qual è stato il metodo di selezione delle tracce? Scopriamolo insieme alla diretta protagonista.

Ciao Giulia, bentrovata su RecensiamoMusica, che valore ha per te questo tuo primo progetto discografico?

«Un valore particolarmente grande, sono canzoni a cui sono molto legata, ho voluto omaggiare alcune delle figure femminili che nel tempo mi hanno ispirata. La scelta dell’8 marzo è stata inevitabile, non c’era una data migliore per far uscire questo EP».

Qual è stato il criterio di selezione delle tracce?

«Dopo aver scelto le artiste da omaggiare mi sono concentrata sulla selezione dei brani, non è stato facile vista la vastità di ogni singolo repertorio, il criterio è stato quello di scovare non necessariamente i brani più famosi, bensì quelli che personalmente mi suscitavano emozioni e che, in qualche modo, rappresentavano i lati femminili sotto diversi aspetti».

Tra le artiste colpisce la scelta di Arisa, il cui brano è stato presentato nel corso di Sanremo 2019, possiamo parlare di “amore a primo ascolto”?

«Assolutamente sì, l’EP doveva contenere quattro cover, poi durante il Festival mi sono innamorata di questa canzone in maniera estemporanea. Anche quest’anno, le quote rosa erano molto poche, la canzone di Arisa mi ha colpita per via dell’inusualità della composizione e dell’arrangiamento, l’ho trovata particolare e mi ha fatto venire voglia di realizzarne una versione acustica».

Celebrare le donne non solo l’8 marzo. Purtroppo sempre più spesso si parla di violenza di genere, riesci a dare delle risposte o dei consigli per contrastare questo fenomeno diventato ormai una piaga sociale?

«Se lo sapessi sarei la prima a condividere suggerimenti e soluzioni con gli altri, non lo so, credo che alla base delle cose brutte che succedono oggi ci sia una forte mancanza di rispetto, mi riferisco a qualsiasi tipo di violenza, non solo quella fisica. Dal mio punto di vista, manca l’educazione al rispetto».

Da cantautrice cosa ti ha spinto a realizzare un disco di cover e a mettere in mostra il tuo lato da interprete?

«Mi sono molto divertita perché ho cercato di mostrare un’altra faccia di me, a livello discografico sia l’impatto sonoro che la produzione sono molto differenti rispetto al mio singolo precedente e all’idea di quello che è il mio genere musicale di riferimento, ma ho voluto sperimentare l’essenzialità dell’acustica per creare un’atmosfera unica, anche perché questo tipo di sonorità mettono in maggior risalto sia la voce che l’interpretazione, caratteristiche che con un arrangiamento massiccio possono risultare un pochino più mascherate».

Quindi, tra l’analogico e il digitale dove ti schieri?

«Non lo so, è una dura lotta, dipende dal tipo di progetto, personalmente mi trovo comoda in entrambe le vesti».

Tra le tracce compare anche l’inedito “Acciaio” che rappresenta, dopo “Almeno tre”, un altro brano-coraggio, uno di quei pezzi che ti dice esattamente le parole di cui hai bisogno. Come ti sono venute fuori?

«Intanto ti ringrazio, perché è molto bello sapere di essere riuscita a colpire nel segno (sorride, ndr) e che il mio messaggio ti sia arrivato. Caratterialmente sono molto autocritica ed è nato tutto da un semplice concetto, il fatto di ripetermi ogni volta che sbaglio non sono fatta di acciaio, perché perdonare se stessi è molto più difficile che perdonare gli altri, questo è un aspetto su cui in molti dovremmo cercare di lavorarci maggiormente».

E’ il famoso “brano B” che avevi in serbo per il Festival in caso di vittoria di Sanremo Giovani?

«No, non è il famoso brano B (ride, ndr), ma uscirà anche quello molto presto».

A tal proposito, analizzandola a distanza di qualche mese, come valuti l’intera esperienza?

«È stata un’esperienza molto bella, la sana competizione mi stimola molto perché mi mette a confronto con altre realtà e diversi validi artisti. Durante la mia gavetta ho partecipato a numerose manifestazioni, ma Sanremo è Sanremo, totalmente un’altra cosa. Ho vissuto questa avventura molto serenamente, nonostante il caos, le interviste e le mille cose da fare, sono riuscita a mantenere la calma e la giusta attenzione sulla mia esibizione, vivendomela al meglio e, soprattutto, divertendomi cantando».

Un pensiero su Mahmood? Un artista che ha condiviso con te il palco di Sanremo Giovani e che, come tutti sappiamo, ha poi trionfato al Festival

«Devo essere sincera, a me piace molto, lo trovo originale, sia per quanto riguarda il timbro che per il modo di cantare, in più scrive i sui pezzi ed è anche lui un cantautore. Ho trovato la sua vittoria giusta, anche se c’erano pure altre canzoni che mi piacevano, la sua proposta mi ha colpito sin dal primo ascolto».

Quel “vol.1” auspica una seconda parte, ci sono già delle coordinate e delle tempistiche a riguardo?

«No, non ci sono coordinate, abbiamo voluto appositamente specificare “volume uno” per far sì che ci sia un richiamo ad una possibilità di realizzare un secondo capitolo in futuro, lasciando una porta aperta ad un eventuale altro omaggio, sicuramente differente da questo».

Per concludere in che direzione andrà la tua musica adesso? Seguirai il cammino da cantautrice o da interprete?

«I prossimi pezzi che usciranno saranno scritti da me, entro la fine di questo mese uscirà un nuovo singolo, in seguito anche altri e in futuro il disco che racchiuderà tutti questi brani. Sicuramente ci saranno delle sorprese, quello che posso anticiparti e che continuerò sulla scia di “Almeno tre” e “Acciaio”, perché mi piace lanciare messaggi attraverso le mie canzoni, cercare di parlare a me stessa e di conseguenza a chi mi ascolta con un linguaggio personale ma, al tempo stesso, comune. L’obiettivo è quello di raccontare storie che possano spingere ad una riflessione, che facciano immedesimare o dissociare il pubblico, penso che il bello sia proprio questo: schierarsi, dire “sì per me è così” oppure “no la penso diversamente”. Ecco, questo vorrei riuscire a fare attraverso la mia musica».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.