giovedì 21 Novembre 2024

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Grace Cambria: “La vita è tutta un bididi bodidi buff” – INTERVISTA

A tu per tu con la giovane artista siciliana, in radio dal 16 aprile con il nuovo singolo “Magia magia”

“I sogni son desideri” recitava il tema centrale della colonna sonora del capolavoro d’animazione Disney “Cenerentola”, ne deve aver fatto tesoro Grace Cambria che, in maniera del tutto inconsapevole e inconscia, ha portato nella sua musica il disincanto tipico delle fiabe. A circa un anno di distanza dal lancio del precedente singolo “Come nelle favole”, la talentuosa artista catanese torna sulle piattaforme digitali con “Magia magia”, brano che racconta la sua storia, frutto delle preziose collaborazioni con il produttore Pittostail, il rapper Axos, i noti autori Marco Rettani e Marco Zangirolami, il chitarrista Valerio Papa. Dopo aver condiviso con lei una piacevole e divertente aperintervista, la ritroviamo in occasione di questa nuova prova discografica.

Ciao Grace, bentrovata su RecensiamoMusica. Parto con una domanda che mi attanaglia da mesi: come sta il Tamagotchi?

«Lo vuoi sapere davvero? (ride, ndr) è durato solo tre giorni. Eppure mi ci sono impegnata, ho letto le istruzioni, ma non sono riuscita nemmeno a dargli da mangiare, continuava a piangere fino a che non è morto».

Guarda, mi hai messo tristezza… ma passiamo al tuo nuovo singolo “Magia magia” che, invece, è molto allegro e solare. Cosa racconta?

«Racconta la mia vita, la voglia di diventare indipendenti e di realizzare i propri sogni, infatti mi sono trasferita da Catania a Milano per portare avanti il mio progetto. Tutto questo grazie alla magia, che può essere interpretata come la forza, la determinazione, la voglia di fare».

Quali sono stati i pro e i contro nell’inseguire questo tuo sogno?

«Inizio dalla parte brutta (sorride, ndr), tra i contro c’è sicuramente il trasferimento, abbandonare i propri cari e le proprie abitudini ed entrare in un mondo non facile, è necessario avere molto coraggio e la voglia di esporti per farti conoscere alle altre persone, sai non è sempre una cosa facile. Dall’altro lato fai quello che più desideri e questo annulla tutti gli aspetti negativi, perché ti concentri solo sul tuo scopo finale che, nel mio caso, è quello di fare musica, il resto non conta».

Com’è nato il pezzo e chi ti ha aiutato a realizzarlo?

«Tutto è partito da un beat del producer Pittostail, abbiamo sperimentato e insieme al rapper Axos abbiamo cominciato a scrivere. Ci siamo chiusi sette giorni in studio, volevamo dedicarci totalmente a questo progetto senza distrazioni e influenze esterne, così è nato “Magia magia”. Successivamente il brano è stato curato in ogni minimo dettaglio da altri collaboratori, rivisitato da importanti autori come Marco Rettani e Marco Zangirolami, che hanno donato un tocco pop e ballabile al sound, così come il chitarrista Valerio Papa che è riuscito a regalare totale armonicità al risultato finale».

Quali analogie e innovazioni possiede rispetto al precedente singolo “Come nelle favole”?

«E’ totalmente un altro genere, “Come nelle favole” è un classico pezzo pop con dei riferimenti trap, sia nel sound che nel linguaggio, mentre “Magia magia” utilizza dei suoni afro mischiati ad atmosfere trap, un mix che non esiste ancora in Italia, noi abbiamo preso spunto da diversi artisti francesi. Un sound abbastanza ballabile e meno cattivo rispetto alla trap tradizionale, che ti trasmette un senso di serenità con un testo che racchiude un significato e non sia buttato lì a caso».

Qual è l’aspetto che più ti affascina nella fase di composizione di una canzone?

«La fine, quando riascolti per la prima volta il brano completo, una sensazione indescrivibile che non saprei come spiegare e che credo capiti un po’ a tutti gli artisti. Personalmente è un po’ come prendere in braccio tuo figlio per la prima volta, nel caso di “Magia magia” si è trattato veramente di un parto (ride, ndr), al punto che quando l’ho sentito per la prima volta mi sono messa a piangere».

A chi ti ispiri? Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali?

«La nomino sempre: Rihanna, lei è in assoluto fondamentale per la mia crescita musicale, dall’infanzia ad oggi. E’ l’artista che più mi ha ispirato e, inconsapevolmente, aiutato a scegliere di intraprendere questa strada».

Ti piace il lavoro che sta facendo Achille Lauro?

«Si, tanto. Sta cercando di stravolgere qualcosa che già esiste, a suo modo e credo che questa sia la chiave, perché fondamentalmente è stato sperimentato ormai di tutto, il segreto può essere metterci la propria personalità, giocando con influenze e sound diversi. Guardando Sanremo sono letteralmente impazzita per la sua “Rolls Royce”, tifavo e speravo che lui arrivasse sul podio, anche “C’est la vie” trovo che sia meravigliosa. Onestamente se dovessi associarmi a qualcuno oggi ti farei il suo nome, perché mi riconosco in questo suo voler mescolare e i generi per portare qualcosa di diverso».

Dove vuoi arrivare con la tua musica? Ti sei mai posta degli obiettivi?

«Purtroppo sì, dico purtroppo perché mi pongo degli obiettivi molto alti, per cui se non raggiungo esattamente quello che voglio o ottengo qualcosina in meno rispetto alle aspettative non mi reputo soddisfatta. Questo è un problema, perché mi sarebbe piaciuto avere un carattere diverso, accontentarmi e riuscire a godermi al meglio quello che già sono riuscita ad ottenere, ma sono fatta così e non ci posso fare niente».

Per concludere, qual è l’insegnamento più importante che senti di aver appreso dal mestiere di cantante?

«Che nella vita non bisogna mai arrendersi quando si vuole ottenere qualcosa, se ci credi veramente prima o poi ci arrivi, è solo questione di tempo… e di volontà».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.