Recensione del nuovo ed atteso album d’inediti del rapper
Guè Pequeno è ormai da anni uno dei big assoluti della scena rap italiana, uno che che dopo l’esperienza collettiva con i Club Dogo si è fatto strada da solo costruendosi una carriera solista di primo livello, pubblicando sette album ufficiali (compreso Santeria insieme all’amico Marracash). Una quantità incredibile di musica pubblicata, numerose collaborazioni al top e la capacità di elevarsi mantenendo nei suoi lavori una cifra stilistica sempre ben riconoscibile, senza tuttavia negarsi la possibilità di sperimentare cimentandosi in stili differenti.
Lo dice subito senza girarci troppo intorno: “Mr. Fini è il disco che volevo fare”, e si sente eccome, nel bene e nel male. All’interno del settimo album ufficiale di Guè infatti ci sono tutti i suoi tratti distintivi più importanti, partendo dalla sua tipica strafottenza fino alla ricerca di una narrazione in chiave introspettiva e nostalgica. Mr. Fini è un viaggio sonoro all’interno del mondo di Guè Pequeno, può piacere o no, ma è tutto quello che l’artista è, era e probabilmente sarà, un lungo e preciso racconto che alterna pezzi conscious a possibili hit da radio.
Per poter analizzare il tutto si potrebbe partire con una semplice domanda: cosa vuole dimostrarci ancora con Guè con questo progetto? La risposta probabilmente più immediata sembra essere “niente”, niente perché il rapper milanese ha ormai raggiunto uno suo status di importanza all’interno della scena che poco ha a che fare con numeri e mode del momento. Sinatra, il suo precedente album, era un disco immediato, molto più corto e molto più vicino ai suoni in voga al momento, poco legato dal punto di vista tematico e pieno zeppo di possibili hit da classifica di Spotify. Questo nuovo lavoro invece sembra andare per molti aspetti in controtendenza, 17 tracce e una maggiore attenzione richiesta all’ascoltatore, anche in un momento storico in cui gli ascolti sembrano diventati sempre più frammentati e scaglionati.
Eppure Guè se ne frega e torna sul mercato due anni dopo con un progetto bello corposo, pieno di stili differenti e imbottito di collaborazioni di primo livello. L’artista non delude le aspettative dal punto di vista dell’attitudine e del flow, dimostrandosi ancora una volta uno dei top assoluti. Mr. Fini non è però il disco della vita o quello della sua maturità, non è incentrato solamente sull’introspezione e i pezzi “zarri” alla Guè non mancano: la intro L’amico degli amici, Medelin con un infuocato Lazza, Giacomo con Geolier e Ti levo le collane con Paky sono solo alcuni esempi di questo aspetto. Mentre non convincono del tutto le incursioni di alcuni pezzi grossi come Marracash e Luchè, con cui lo stesso Guè aveva fatto fuochi e fiamme in passato.
La G più famosa del rap italiano varia spesso mood, non si vergogna a parlare d’amore, seppur con la sua solita personalissima poetica, come accade nel singolo radiofonico Saigon o nel duetto con Carl Brave in Parte di me, ma c’è anche il reggae con Alborosie e soprattutto la collaborazione con Sfera Ebbasta all’interno del pezzo Immortale, in cui le liriche di Guè e la voce del giovane Gionata nel ritornello si fondono andando a creare quello che ha tutte le carte per diventare un nuovo evergreen del rapper. Anche se le vette più alte vengono sicuramente toccate con lo storytelling Il tipo, in cui viene campionato L’ultimo bacio di Carmen Consoli e poi con la parte finale dell’album grazie ai brani Stanza 106 e Ti ricordi?, in cui il rapper si lascia andare e sfodera due lunghi flussi di coscienza che ben si prestano a chiudere il progetto.
Dal punto di vista sonoro, il disco è curato per la maggior parte delle tracce dalla coppia di produttori 2ndRoof, capaci di creare un tappeto musicale adatto al contesto, molto più vicino a dischi come ‘Vero’ e ‘Bravo ragazzo’ rispetto invece agli ultimi lavori del rapper come ‘Sinatra’ (di cui qui la nostra recensione) e l’Ep ‘Gelida estate‘. Ci sono atmosfere più cupe che si alternano ad alcune molto più leggere e soprattutto ci sono numerose influenze differenti che contribuiscono a creare un mix interessante di generi e stili.
In conclusione, con questo nuovo album Guè Pequeno riesce nuovamente a convincere anche se, come accade quasi sempre con i suoi progetti, il pregio delle sue produzioni è quello di risultare ancora fresche ed interessanti anche a distanza di tempo, quindi battendo tutti sul lungo periodo invece che sullo scatto iniziale. Accadrà questo anche con Mr. Fini? Il tempo ci darà la risposta…
Migliori tracce: Immortale, Stanza 106, Ti Ricordi?
Voto complessivo: 7.4/10
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