sabato 23 Novembre 2024

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Guglielmo: “La musica può unire popoli lontani” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore senese, disponibile e in radio e sulle piattaforme digitali con il nuovo singolo intitolato “Leggero

È disponibile in radio e in digital download e su tutte le piattaforme streaming Leggero, il nuovo singolo rock del cantautore senese Guglielmo, nome d’arte di Guglielmo Fineschi. Approfondiamo la sua conoscenza.

Ciao Guglielmo, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Leggero”, cosa racconta?

«È una metafora legata alla tematica dell’Overthinking, quel pensare in maniera ossessiva che mette in standby il lato lucido/razionale della nostra mente per fare posto a tutte le angosce, paure e rimpianti che ci incasinano la testa. Anche il “destro” che dico di voler tirare alla testa è una metafora, della scrittura. Ognuno di noi prova ad allontanare i brutti pensieri come può, io ci riesco quando mi metto a scrivere e comporre un nuovo brano, tutto il resto scompare o perde d’importanza e dopo aver finito sto bene».

C’è una frase che, secondo te, sintetizza e rappresenta al meglio il senso di questa canzone?

«Il ritornello chiarisce il senso di tutta la canzone: “Io mi staccherò la testa e la porterò su qualche vetta, con un destro la calcerò nel cielo, almeno il corpo mio vivrà… leggero”».

A livello musicale, che tipo di ricerca c’è stata per il sound insieme al producer Vincenzo Cristi?

«Abbiamo cercato un compromesso tra il grunge degli anni ‘90 e la scena pop punk attuale. Veniamo entrambi dal punk-rock, quindi non è stato difficile trovare dei punti in comune».

Guglielmo Leggero

Quando e come hai scoperto la tua passione per la musica?

«Ho iniziato prima a scrivere, e solo dopo un po’, verso i 17/18 anni a cantare in pubblico, ma cantavo solo cover, principalmente dei Green Day, RHCP e Linkin Park. Scrivere mi faceva stare bene e cantare davanti a un pubblico mi dava un senso, era il 2017 quando capii che l’unico mondo in cui non mi sentivo un alieno era la musica. Da quel momento tutti sacrifici li ho fatti per farlo diventare il mio lavoro».

Quali ascolti hanno segnato e ispirato la tua crescita?

«Sono cresciuto ascoltando tantissimi gruppi e artisti diversi, ma fra tutti loro sono quelli che mi hanno segnato maggiormente: Nirvana, Pearl Jam, Guns n’ Roses, Sum 41, Green Day, Linkin Park, Red Hot».

Ti senti rappresentato dall’attuale scenario discografico nazionale?

«Per il genere che faccio è impossibile, in Italia il rock è tenuto in disparte da tutti i contesti mainstream, anche se più cresco e meno ne capisco il motivo. Abbiamo tanti artisti meritevoli in Italia, dai Ministri, ai FASK, a tanti altri, ma nonostante il loro talento e i concerti sold out, nelle radio passano sempre le stesse canzoni tutte uguali. Con la vittoria dei Maneskin speravo che l’Italia si sarebbe svegliata e invece si continua sulla strada delle “canzonette usa e getta”, ma spero nel futuro».

Venendo all’attualità, con quale spirito stai affrontando questo delicato momento e cosa credi possa fare la musica a riguardo?

«Con tutto quello che il mondo sta passando tra pandemie, guerre e cambiamenti climatici, cerco di essere grato alla vita per le piccole cose. La musica può fare tutto, può unire popoli lontani, far ballare le persone sopra i problemi, far riflettere su temi importanti. Al momento la quasi totalità della musica è imbavagliata e subisce le scelte di quelli che contano, è difficile possa fare qualcosa».

Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgoglioso di un brano come “Leggero”?

«Sono felice di essere riuscito a fare passare il messaggio del brano mantenendo le caratteristiche della mia musica a metà tra il punk-rock e il cantautorato».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.