Analisi di “Hello World”, l’ultimo album dei Pinguini Tattici Nucleari, disponibile dal 6 dicembre in tutti gli store tradizionali e digitali, è un nuovo passo nel loro mondo
“Hello World” rappresenta un ulteriore passo in avanti per i Pinguini Tattici Nucleari. Con le loro contaminazioni indie-rock, dall’allora successo di “Ringo Starr” sono passati ormai quattro anni. Dopo cinque album pubblicati, con il primo che quest’anno ha compiuto il suo decennale (Il re è nudo), quest’opera ultima rappresenta la loro definitiva consacrazione all’interno di una scena musicale italiana ben definita, che spazia dal pop al rock, dall’indie all’alternativa, senza però mai abbandonare la loro vena cantautorale e caratterizzata da ritmi strumentali ben riconoscibili e indistinguibili. Hello World Pinguini Tattici Nucleari recensione
“Hello World”, da cui prende il nome l’album, è la traccia d’apertura. Si tratta però di un semplice intro, che apre all’ascoltatore un percorso musicale, come già detto ben definito, determinato, chiaro. Il vero cammino inizia con “Per non sentire la fine del mondo” scagliandoci all’interno di un cosmo fatto d’amore, tira e molla e quella voglia di evasione da tutto ciò che ci spaventa.
Ed ecco “Islanda” (qui la nostra recensione), uscita come singolo, è una ballad intima, una profonda confessione di un legame forte che resiste nel tempo. Un nostalgico tuffo in qualcosa che non c’è più. Il titolo ovviamente richiama all’isola nord-europea verso cui la band di Bergamo ha compiuto un viaggio che ne ha ispirato la sua scrittura. Segue “Burnout”, un ode allo stress di ogni giorno, alla frenesia della vita, alla tempesta emotiva che ognuno di noi ha più o meno dentro.
E poi “Nevica”, una lirica che allude alla pace e alla tranquillità che ci trasmette la neve, per poi tornare a quella vena nostalgica di una storia finita, ma a cui il protagonista è ancora aggrappato con le unghie mentre sta precipitando giù. “Your Dog” richiama suoni e ritmi british. Ancora troviamo quell’ispirazione di desiderio e lontananza di qualcosa che, con tutta probabilità è già finito, passato, perduto.
Ed ecco il gusto di “Amaro”, dal sapore poetico. Il rammarico di quel sentimento che dall’altra parte non c’è più, quel gusto di un abitudine che non sarà più presente nella nostra esistenza, lasciando in bocca proprio quel sapore pungente. “Alieni” è quell’allusione ad una vita migliore. Tra rimorsi e rimpianti aspettando che tutto cambi in meglio. L’evocazione agli alieni è voluta, quella speranza che qualcuno arrivi, ci prenda per mano e ci trascini via dall’oblio al quale sembriamo destinati. I richiami a opere e brani del passato quali “Miracolo a Milano” di De Sica e soprattutto l’“Extraterrestre” di Finardi sono lapalissiani.
“Fuck you Vincenzo” è un’ esortazione alla vita di provincia, anche qui l’omaggio a brani ben più celebri è palese, vedi “Milano e Vincenzo” di Alberto Fortis. Una canzone, su dichiarazione degli stessi Pinguini Tattici Nucleari che si rivolge ai più giovani. A quella voglia di ribellione e cambiamento che arde dentro le nuove generazioni. E poi “Romantico ma muori” (qui la nostra recensione), il singolo per eccellenza di quest’album che ha riportato il quartetto bergamasco a dominare nuovamente le radio del Belpaese. Un brano che è l’esegesi del bravo ragazzo, quello perfetto, da sposare, ma che resta solo, sempre. Una dedica ad uno degli assiomi più classici della vita.
“Piccola volpe” è una ballad delicatissima, che parla di quell’amore ingenuo, disinteressato, che corre, talvolta troppo. Talmente tanto da perdersi per non ritrovarsi più. “Nativi digitali” rimanda a suoni d’oltreoceano (Imagine Dragons, ndr), segue “Bottiglie vuote” con un ritmo serrato e scandito, coerente con tutto il resto dell’album, ovvero quell’amore puro, quel desiderio di sentimento ed il voler far di tutto per ottenerlo. “Migliore” è senza ombra di dubbio il brano più “serio” dell’intero componimento. Parla di una delle piaghe che stanno flagellando la società moderna, i femminicidi. Una toccante ballata che narra, dagli occhi di un bambino, il desiderio di aver una mamma accanto, una mamma che non c’è più. Lacrime e riflessioni sono doverosamente inevitabili…
L’epilogo è in “Titoli di coda”. Omen Nomen. Il pezzo è il ringraziamento a tutto ciò che si è, che si ha, si è avuto e si avrà. Un inno di gratitudine alla vita. Musicalmente ricorda molto “Good Riddance” dei Green Day. Hello World Pinguini Tattici Nucleari recensione
“Hello world” è un percorso coerente, risoluto e rettilineo. Può apparire ridondante in tematiche e sollecitazioni. Quell’amore in salsa nostalgica, che talvolta appare un po’ troppo “sfigato” ed eccessivamente sentimentale. Ma i Pinguini sono questo, nella buona e nella cattiva sorte. Li si ama proprio per questa chiave di lettura della vita in cui tanti si rispecchiano, li si apprezza meno perché non si è abbastanza profondi o magari, semplicemente, perché piace un genere lontano, differente, distante.
In ogni caso “Hello world” rappresenta quella vena di leggerezza ma voglia di emozione di cui avevamo dannatamente bisogno. Il tutto senza prendersi troppo sul serio, tra brani scanzonati ed altri più seriosi, tra suoni british ed altri “americaneggianti”, ma con un fulcro discernibile e distinto, a cui chi li ascolta è tremendamente affezionato. I Pinguini Tattici Nucleari sono questo e molto altro ancora, una boccata di ossigeno pop in un mondo spesso troppo costruito e stereotipato.
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