venerdì 22 Novembre 2024

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Holden: “La musica è sempre stata al centro della mia vita” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane artista romano, in uscita con il suo nuovo singolo intitolato “Cadiamo insieme

Tempo di nuova musica per Joseph Carta, alias Holden, artista romano classe 2000, reduce dai positivi riscontri ottenuti con “Na na na”, singolo che ha conquistato la vetta della Top Viral di Spotify. Si intitola “Cadiamo insieme” il nuovo brano disponibile in radio e sulle piattaforme digitali a partire dallo scorso 13 dicembre, accompagnato da uno videoclip molto fantasy diretto da PeterMarvu. In occasione di questa nuova interessante uscita, abbiamo incontrato per voi il giovane talento romano.

Ciao Joseph, benvenuto. “Cadiamo insieme” è il titolo del tuo nuovo singolo, cosa racconta?

«La paura di innamorarsi e le difficoltà che puoi incontrare stando con una persona, facendo insieme dei sacrifici. In “Cadiamo insieme” dico a me stesso che per me ne vale la pena, soprattutto nei confronti della persona che sto conoscendo in questo ultimo periodo, vale la pena affrontare questo tipo di difficoltà perché, in fondo, l’amore è questo e credo ci voglia coraggio ad amare secondo me».

Infatti è una canzone d’amore che inneggia alla potenza di questo sentimento, che ci porta in qualche modo a volare in alto e, di conseguenza, a volte anche a rischiare di cadere. Cosa ti ha ispirato questa riflessione?

«Sicuramente questa ragazza che ho conosciuto, il fatto che prima di lei ho avuto una relazione molto importante e che è finita, il che mi ha bloccato sotto questo punto di vista, avevo paura ad affidarmi nuovamente. Però, per la prima volta, ho pensato che con questa ragazza ne valesse davvero la pena».

A tal proposito cosa aggiungono le immagini del videoclip che ricordano un po’ una pellicola fantasy?

«Il fatto che io sia appassionato del genere sicuramente mi ha influenzato, leggo tanti libri fantasy, sono un fan di Harry Potter e de “La bussola d’oro”. Diciamo che l’idea delle ali nel videoclip sta a simboleggiare la sensazione tipica di quando stai con una persona, il fatto che ti senti volare, l’aggiunta del colore nero rappresenta anche tutte le difficoltà, non sono ali d’angelo, hanno una certa importanza e arrivano in un certo modo».

Facciamo un salto indietro nel tempo, c’è stato un momento preciso in cui hai capito che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?

«Sicuramente c’è stato, però non me lo ricordo, come non ricordo un momento della mia vita senza uno strumento musicale. Da quando sono piccolo faccio questo, la mia prima cover l’ho registrata all’età di otto anni, la mia prima festa come deejay l’ho fatta in quinta elementare, quindi la musica è sempre stata al centro della mia vita».

Quali ascolti hanno accompagnato e ispirato la tua crescita?

«Da sempre ascolto più roba estera, piuttosto che italiana, sono stato fortemente influenzato dal mondo EMD, fino a tre anni fa vivevo come in una bolla, sentivo solo quel tipo di musica, tra tutti Avicii e tantissimi altri artisti internazionali. Diciamo che mi sono sempre sentito più rappresentato nel suono dai pezzi in inglese».

Hai altri hobby oltre la musica, Harry Potter e i fantasy?

«Mi piace il calcio, non sono un tifoso sfegatato ma lo seguo sicuramente, così come mi piace giocarci, l’ho anche praticato per diversi anni da piccolo, giocavo in attacco».

Il tuo nome d’arte si ispira all’omonimo romanzo “Il giovane Holden”, perché hai scelto proprio questo pseudonimo?

«Prima di decidere di fare questo passo e di cominciare a cantare in italiano, producevo EDM e cantavo in inglese, contemporaneamente alla decisione di intraprendere questo nuovo percorso ho cominciato a leggere “Il giovane Holden”, uno dei libri che avevo a casa sin da piccolo, avendo due fratelli più grandi che leggono tanto, mi hanno un po’ trasmesso questa passione. L’aver letto questo libro nello stesso momento in cui ho deciso di intraprendere questo percorso ha sicuramente condizionato la mia scelta, ma è stato un processo graduale, leggendolo ho capito che mi rappresentava parecchio».

Riguardo la scelta del passaggio dall’inglese all’italiano, invece, come hai maturato questa decisione?

«Perché mi sentivo troppo limitato, conosco la lingua inglese ma non sarà mai allo stesso livello dell’italiano, ovviamente. Sentivo di dover dire delle cose senza trovare difficoltà nell’esprimerle».

Elettronica, urban, rap, quali sono le sonorità che hanno maggiormente influenzato la tua musica?

«Tutte, ascolto davvero qualsiasi cosa, nella mia playlist ci sono canzoni giapponesi, russe, colonne sonore, ma anche cose più “normali”, ascolto tantissimo Post Malone, Lauv, ma devo ammettere che mi condizionano tutti i generi, qualsiasi cosa».

Cantante e producer, come convivono in un’unica persona queste due anime e questi due ruoli apparentemente diversi?

«Per me è sempre stato importante cantare ciò che scrivevo io, considero la musica troppo fondamentale per un progetto, non è solo un contorno e la voce il centro, anzi, a volte è l’esatto opposto, per cui mi sembrava un aspetto molto importante da curare per farlo fare da altri, sento l’esigenza che il mio prodotto sia interamente realizzato da me. Naturalmente questa è una mia scelta che può essere condivisibile o no, ma non riesco a scegliere tra comporre musica o cantare, ho scelto entrambe le cose».

A tal proposito, allora, ti rivolgo una una duplice domanda: da cantante ti chiedo il nome di un artista con cui ti piacerebbe duettare e da producer il nome di un artista che ti piacere produrre…

«Ok, vediamo. Da cantante ti rispondo che mi piacerebbe duettare con Lazza o Gemitaiz, due artisti che rispetto tantissimo e, secondo me, sono molto forti. Se dovessi esagerare, ovviamente, ti direi anche Post Malone, mentre da producer mi affascinerebbe Tha Supreme, mi piace la sua innovazione, il fatto che sia particolare, sicuramente lui».

“Cadiamo insieme”, segue il successo riscosso dal precedente singolo “Na na na”, certificato disco d’oro con oltre 17 milioni di stream. Quali sono gli elementi che secondo te sono più piaciuti di questo pezzo? 

«Secondo me è un insieme di fattori, una combinazione di cose, magari il modo in cui ho espresso determinati pensieri, il fatto che arrivasse in modo semplice e che non fosse un testo troppo complicato. E’ un pezzo semplice che arriva alle persone in forma diretta, che inquadra la mia generazione nei lati positivi e negativi, poi possono aver contribuito al momento dell’uscita cose come la copertina o il video su Instagram che ho pubblicato, però penso che i fattori principali siano stati il contenuto del testo e il modo in cui è stato interpretato».

Immagino tu stia lavorando a nuove canzoni, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere per il 2020?

«Dopo “Cadiamo insieme” dovrebbero uscire altri due singoli, poi stiamo parlando di un album, ancora niente di sicuro, stiamo ancora opzionando, ne stiamo parlando però questa sarebbe al momento l’idea».

Per concludere, dove e a chi ti piacerebbe arrivare attraverso la tua musica?

«A più persone possibili, penso che il sogno di chi fa musica sia arrivare a chiunque e riuscire ad accompagnare le persone in un’esperienza, questo penso sia il desidero più grande di tutti gli artisti e musicisti».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.