Un Libro, Una Canzone: Insieme
Illusione e disillusione
Quando la vita diviene troppo frenetica ed è difficile trovarne il senso, quando le giornate si susseguono e il tempo passa senza che nulla cambi, quando la vita in società diventa un peso, qualcuno scappa il più lontano possibile. È quello che fanno i protagonisti di Hôtel del ritorno alla natura di Georges Simenon, lo scienziato tedesco Müller e la sua compagna Rita, che lasciano la loro vita in Europa per ritirarsi su Floreana, una delle isole Galàpagos. Lo fanno forse per dedicarsi allo studio, forse per trovare la pace o per allontanarsi dalla vita passata in società. In realtà, non è chiaro cosa stiano cercando o da cosa stiano fuggendo. Quello che è certo è che i due sono convinti di aver abbandonato la civiltà corrotta ed essersi così riavvicinati allo stato di natura, e così intendono passare il resto della propria vita.
Ma il loro progetto di vita è fragile e delicato, e se ne rendono conto quando sull’isola giunge la contessa von Kleber, personaggio ambiguo, personificazione di dissolutezza e inganno, con al seguito i due amanti Nic e Kraus. La donna vuole costruire a Floreana l’Hôtel del ritorno alla natura, destinato a tutte le sue amicizie ricche e altolocate che vorranno concedersi del tempo in mezzo alla natura idilliaca e incontaminata.
Era un’apparizione alquanto singolare, perché la figura, sporgendosi dal bompresso, dominava il mare col suo atteggiamento bizzarro, come di sfida, quasi stesse per spiccare il volo. […] Acuta, altera, la voce, una voce abituata al comando, chiamava: «Kraus! Nic! Venite qui! Guardate, questo è il mio regno. Da oggi sono la regina di Floreana!».
Da questo momento tutto ciò che Müller e Rita evitano accuratamente, terrore, conflitto e sospetto, regneranno sull’isola, e condurranno i personaggi verso un tragico destino.
Natura madre e natura matrigna
Anche la natura, turbata dal vizio e dalla corruzione umana, da madre diventa presto matrigna, e guida i personaggi verso l’autodistruzione. Se prima dell’avvento della contessa i pochi abitanti dell’isola vivono di ciò che la natura offre loro, alla fine del romanzo o soccombono ad essa, o scappano lontano. Sono pochissimi coloro che rimangono sull’isola senza conseguenze nefaste.
Certo la vita era diventata difficile, perché a causa della lunga siccità tutti accusavano una spossatezza che rendeva faticoso ogni movimento. Viveri freschi non ce n’erano. […] La mattina ci si svegliava sfiniti, più stanchi di quando si era andati a letto.
Sono pochissimi, alla fine del romanzo, coloro che rimangono a Floreana.
Gli Zen Circus in Canzone contro la natura cantano:
Nella tristezza cosmica che tu chiami città
E questa è l’ironia, un certo non so che
La natura ci disprezza, e del resto vien da sé
[…]
Tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura
E questo sino dal primo momento, sino dal primo momento
Con l’atto di civilità, l’atto di civiltà che è un atto di prepotenza umana sulla natura
È un atto contro natura
La riflessione torna dunque nella dicotomia tra città e natura, civiltà e assenza di civiltà. Ma è possibile vivere come fanno i protagonisti all’inizio del romanzo, in pace nella natura più incontaminata? O questa iniziale armonia è solo un’illusione, e l’uomo prima o poi rovinerà questo rapporto di benevolenza cadendo nel vizio e nella corruzione?
Sapete, gli estremismi non mi sono mai piaciuti, e se esiste un tipo di rapporto ottimale tra uomo e natura, penso che esso non possa essere trovato che nel mezzo. Il ritorno allo stato di natura è un’utopia, e l’uomo è un animale sociale, per cui non penso sia praticabile la strada scelta da Müller e Rita. Allo stesso tempo, però, è necessario difenderci e difendere ciò che ci circonda dalle tante contesse che abitano la Terra, se non vogliamo che la nostra fine sia simile a quella di molti dei personaggi del romanzo.
Simenon, infatti, ci dice che l’avvento della donna ricca e affascinante porta presto alla tragedia, e il fragile equilibrio tra uomo e natura può spezzarsi molto facilmente. Sta a noi trovare l’equilibrio, il modo di conciliare l’esistenza dell’uomo e della natura di cui l’uomo fa parte. Si tratta di un compito difficile, ma dal 1938 ad oggi è diventato sempre più urgente, e non si può rimandare.
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