A tu per tu con la giovane e talentuosa artista marchigiana, in uscita con il singolo “End” feat M.e.r.l.o.t
A qualche mese di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Federica Ferracuti, meglio conosciuta con lo pseudonimo di HU, giovanissima cantautrice e producer classe ’94, che abbiamo avuto modo di apprezzare come finalista di Sanremo Giovani. Si intitola “End” il nuovo singolo in rotazione radiofonica dal 4 giugno, realizzato in coppia con M.e.r.l.o.t. In occasione di questa nuova uscita, abbiamo raggiunto l’artista via Zoom, per parlare dei suoi progetti in vista dell’estate, stagione in cui sarà doppiamente protagonista, impegnata sia con la sua tournée che nel “Fortuna Tour” di Emma.
Ciao Federica, bentrovata. Partiamo da “End”, il tuo nuovo singolo realizzato con M.e.r.l.o.t, come si è svolta la fase creativa di questo pezzo?
«Quando scrivo le canzoni impegno generalmente quindici minuti, il mio è un flusso istintivo. Questo pezzo l’ho scritto mentre andavo in studio a registrarlo, addirittura la strofa l’ho completata in metropolitana. La canzone è nata come uno sfogo, ma aveva bisogno di essere completata da qualcun altro. Con M.e.r.l.o.t ci siamo scelti a vicenda, durante il periodo di Sanremo Giovani ci siamo osservati da lontano, in lui ho rivisto la parte più profonda di me. A volte il feat. è una scusa politica per fare un pezzo, in questo caso noi due ci siamo trovati, sin da subito».
Un brano che dura soltanto 2 minuti e 26 secondi, in linea con i tempi, perchè l’impressione è che la durata delle canzoni sia sempre più corta. Credi sia proporzionale alla soglia di attenzione del pubblico?
«L’attenzione delle persone è molto fuggevole, c’è uno studio di Google che sostiene una soglia di circa tre secondi. In realtà, non sono mai stata legata a questo concetto, credo che la musica debba avere il giusto tempo per l’esecuzione e per la comunicazione. Io sono dell’idea che le cose debbano essere essenziali, non mi piace allungare il brodo, se non durante i live. Magari il mio prossimo singolo durerà cinque minuti, potrebbe anche succedere, dipende da quanto e da cosa avrò da dire».
Oggi come oggi, secondo te, quali caratteristiche deve possedere una canzone per non rischiare di essere skippata?
«C’è tanta musica in giro, personalmente ho fatto la scelta di non pubblicare un singolo dietro l’altro, se ci fai caso “Occhi Niagara” era uscita ad ottobre. Nonostante abbia scritto e prodotto circa quaranta canzoni in questi ultimi mesi, non volevo andare veloce. Sono un po’ contro la musica che esce no stop, perchè si tratta della nostra traccia digitale, di un qualcosa che resta nel tempo, proprio per questo tra vent’anni non vorrei avere rimpianti o ripensamenti.
Sulle caratteristiche per far funzionare un pezzo, penso non ci sia una formula, però ci sono dei metodi affinché le persone possano ricordarsi di un brano. Prima cosa è la struttura tipica del pop, che si reitera in qualsiasi altro genere musicale, ma il vero e proprio segreto credo che sia l’hook melodico, un fraseggio, l’elemento che ti fa associare un determinato suono ad un pezzo, quello che poi ti resta in testa e che fischietti. Non a caso, le più grandi hit musicali sono semplici».
Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgogliosa di “End” e del percorso realizzato finora?
«Sono felice che questo pezzo sia arrivato a persone diverse, a chi è in fissa con la musica club, a chi ascolta solo indie. A prescindere dalle varie fasce d’età, ho ricevuto degli ottimi feedback. Un altro motivo di orgoglio è che ho ricevuto grande supporto da tantissimi colleghi, che mi hanno scritto chiedendomi addirittura di collaborare. In un periodo complicato come questo, in cui è facile ricevere anche qualche delusione, sono felice che le cose stiano andando per il verso giusto (sorride, ndr)».
© foto di Ilaria Narducci
Nico Donvito
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