giovedì, Marzo 28, 2024

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I cavalieri del re, i Beatles dei piccoli – INTERVISTA

Intervista alla storica voce delle sigle della TV

Oggi con Recensiamo Musica entriamo in un mondo magico, quello delle sigle tv per cartoni animati giapponesi. Ce lo permette questa nostra intervista a Clara Serina, voce e cofondatrice de “I cavalieri del Re”, gruppo entrato nella storia per aver inciso sigle per cartoni animati come “Il libro cuore”, “Lady Oscar”, “L’uomo tigre”, “Flo, la piccola Robinson” e tante altre. Il ricordo del loro lavoro rimane indelebile nell’immaginario collettivo, nonostante la loro attività sia durata solo sei anni dal 1981 al 1986.

Ciao Clara, come stai? Non ci sentiamo da un anno, dall’intervista per “Alza gli occhi e vai”… (canzone nata a scopo benefico per i terremotati di Amatrice, con i fondi raccolti è stato possibile fondare una scuola di musica per i bambini)

<<Ciao, tutto bene, sempre alla prese col mio lavoro di psicoterapeuta: è bellissimo fare un lavoro dove operi per far stare bene le persone, i bambini in particolare, è un’attività che ti dà una gratificazione immensa. Bellissima l’esperienza per Amatrice, Ninni Carucci (autore di tante sigle per cartoni, per citarne solo alcune, “Occhi di gatto” e “Mila e Shiro due cuori nella pallavolo”) è stato molto gentile nell’invitarmi a partecipare a quel progetto benefico, poi in occasione di una cena che abbiamo fatto tempo fa ho scoperto che ha una moglie simpaticissima! Fare qualcosa per i bambini è sempre un piacere…>>.

Certo, in qualche modo è quello che hai fatto con la tua voce entrando nel cuore di molti bambini della mia generazione

<<È vero, non hai idea di quante persone mi scrivono sui social, o la faccia che fanno quando associano il mio volto alle sigle che ho cantato. Qualche settimana fa sono andata a comprare dei vestiti in un negozio qui a Milano che importa abiti dalla Francia: appena i ragazzi hanno capito che ero la cantante dei Cavalieri, una volta provato l’abito, hanno voluto assolutamente che intonassi Lady Oscar, è stata una gioia>>.

Ma allora, raccontaci un po’, com’è cominciata quest’avventura dei Cavalieri del re?

<<Nulla nasce per caso, la storia dei Cavalieri l’ho voluta fortemente nonostante le tante porte chiuse in faccia. Mio marito Riccardo (Zara, nda) aveva uno studio di incisione, prima in via Cadore, in centro, poi ci siamo spostati a seguito di un incendio devastante, su suggerimento di Enzo Jannacci, in una cascina fuori Milano, da noi venivano tanti artisti. Riccardo è un arrangiatore molto scrupoloso, può scrivere gli spartiti di un’orchestra intera. Da lì l’idea di metterci in gioco in primo piano, io, Riccardo, mia sorella Guiomar, che era venuta dal Brasile per studiare Scienze politiche qui in Italia, e mio figlio Jonathan. Ma, come ti dicevo, non è stato facile, da una parte avevo le case discografiche che mi chiudevano le porte in faccia, dall’altra Riccardo che non mi supportava, lui è un introverso, ma io insistevo perché sono testarda ed ho una predisposizione per l’attività imprenditoriale. Pensa che sono venuta dal Brasile per studiare prima medicina e poi psicologia a Pavia, prendevo il treno per andare a lezione alle sei del mattino. Eravamo gli artisti poveri dei Navigli… (ride, nda)>>.

Poi cosa è successo, cosa vi ha fatto affermare?

<<Siamo all’epoca della nascita delle tv commerciali, andavo alle presentazioni dei palinsesti di Tv Sorrisi e Canzoni, lì vedevo i cartoni che le televisioni avrebbero trasmesso. Da lì l’idea di proporre alle case discografiche le canzoni che avrebbero fatto da sigla di testa. Le ho girate tutte, la Ricordi, la Numero Uno di Battisti, la RCA, la Fonit Cetra, registravamo le cassette e io le proponevo in giro>>.

Quindi, qual è stata la prima sigla incisa per la tv?

<<La prima sigla che abbiamo inciso è stata “Vicky e il vichingo”, o meglio quella avrebbe dovuto essere la prima. Come ti dicevo giravo per le case discografiche, ma niente, sempre porte chiuse in faccia, fino a che il nastro di “Vicky e il vichingo” arriva alla RCA di Roma, il direttore artistico era il dottore Natalicchio, loro rimangono estasiati, ma nel frattempo a quel cartone era stata abbinata la sigla di altri, così ci consigliano di usare quell’arrangiamento e incidere, con un altro testo, “La spada di King Arthur”. All’epoca, siamo nel 1981, le tv commerciali avevano diffusione regionale, ma nel Lazio, quella sigla ebbe un successo pazzesco. Da lì poi nacquero le altre, ma non abbiamo mai avuto un contratto di esclusiva, ogni qual volta usciva un cartone noi proponevamo la nostra sigla alla RCA, altri proponevano la loro, la nostra veniva scelta nella maggior parte dei casi. Questo fino al 1986, poi il monopolio della Fininvest ha bloccato quel mercato, Berlusconi comprava i cartoni in blocco e affidava le sigle ai suoi autori senza darci la possibilità di continuare a fare il nostro lavoro. Non ci siamo sciolti per nostra volontà, è giusto che il pubblico lo sappia. Oggi, se sono tornata, è grazie ai tanti fans che mi hanno contattata e hanno voluto fortemente che io tornassi in scena, sono loro molto grata>>.

Pensi sia anche merito di Paola Cortellesi, che ha fatto la tua imitazione, che hai ripreso il microfono?

<<No, Paola è venuta dopo, io ho ripreso a fare manifestazioni alla fine degli anni ’90: il pubblico è sempre stato molto caloroso.  Oggi faccio tante cose, oltre allo studio privato scrivo dei libri e ho una rubrica, in cui interpreto i sogni, in un settimanale. Ho inciso delle colonne sonore per il cinema: la regista Lidia Riviello, figlia del noto poeta Vito Riviello, mi dice che rimane sempre incantata dalla mia voce e che le arriva al cuore come le arrivava al cuore quella di suo padre, per me è un grande onore>>.

Siete in qualche modo entrati lo stesso nella storia, possiamo dire che sete i Beatles dei piccoli, anche il loro periodo di attività è durato cinque, sei anni…

<<(ride, nda) è vero, non ci avevo pensato>>.

Un’ultima domanda prima di chiudere. Da cosa nasce l’idea di chiamarvi Cavalieri del Re?

<<L’idea nasce in virtù di quella prima sigla incisa “La spada di King Arthur”, noi eravamo, in qualche modo, i cavalieri di re Arthur! (ride, nda)>>.

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Antonino Muscaglione

Antonino Muscaglione, nasce a Palermo nel 1976. Da sempre appassionato di disegno, attento a dettagli, per altri, non rilevanti. "Less is more", avrebbe scoperto in seguito, diceva Mies Van Der Rohe. Consegue la Laurea in Architettura nella Facoltà d'Architettura della sua città. Vive in Lombardia, si divide fra progettazione architettonica e insegnamento. Denominatore comune delle sue attività è la musica, da sempre presente nella sua vita. Non può progettare senza ascoltare musica; non può insegnare senza usare la musica come strumento di aggregazione.
Antonino Muscaglione
Antonino Muscaglione
Antonino Muscaglione, nasce a Palermo nel 1976. Da sempre appassionato di disegno, attento a dettagli, per altri, non rilevanti. "Less is more", avrebbe scoperto in seguito, diceva Mies Van Der Rohe. Consegue la Laurea in Architettura nella Facoltà d'Architettura della sua città. Vive in Lombardia, si divide fra progettazione architettonica e insegnamento. Denominatore comune delle sue attività è la musica, da sempre presente nella sua vita. Non può progettare senza ascoltare musica; non può insegnare senza usare la musica come strumento di aggregazione.