I Patagarri: “La nostra musica nasce dal vero” – INTERVISTA

Patagarri L’ultima ruota del caravan

A tu per tu con I Patagarri per parlare del loro album d’esordio “L’ultima ruota del caravan”, disponibile per Warner Music Italy dal 23 maggio. La nostra intervista al gruppo milanese

Con “L’ultima ruota del caravan”, album d’esordio fuori il 23 maggio per Warner Music Italy, I Patagarri accendono i riflettori su chi vive ai margini, lontano dalle convenzioni, dalle luci e dal centro del mondo.

Con un suono ruvido e sincero, affinato insieme al produttore Taketo Gohara, la band costruisce un racconto collettivo che parla di umanità, disillusione e resistenza. Ne abbiamo parlato direttamente con loro, ripercorrendo anche il loro percorso a X Factor 2024.

I Patagarri presentano il disco “L’ultima ruota del caravan”, l’intervista

Come si è sviluppato il processo creativo di questo vostro album d’esordio ?

«Siamo andati tutti insieme a isolarci tra i monti del Piemonte, in un posto molto bello. La stanza non era neanche pensata per fare musica, ma lì siamo rimasti, con microfoni bellissimi, insieme al nostro produttore Taketo Gohara. Abbiamo messo a fuoco dei pezzi che già da tempo avevamo in mente. Si registrava dal mattino a notte inoltrata: giorni finissimi e intensi, davvero belli».

Com’è stato lavorare con Taketo Gohara? Che tipo di direzione ha dato al vostro suono?

«Taketo, sin dal primo ascolto, ci ha detto di preservare il nostro “tiro”. Ha insistito sull’importanza di non perdere quel groove suonando troppo a click. All’inizio voleva addirittura che suonassimo come live, cioè con gli strumenti distribuiti come se fossimo sul palco. Alla fine abbiamo trovato un compromesso, sfruttando il disco per inserire anche più tracce. Ci ha aiutato tanto anche sulle strutture: tagliare ritornelli, scrivere intro migliori… è stato fondamentale».

Qual è il brano che vi ha messo più alla prova e quale invece è nato più spontaneamente?

«“La scimmia” è stato tosto. Piena di silenzi, di pause: suonare tutti insieme, senza click, ha richiesto molto lavoro. Abbiamo addirittura dovuto creare un click che variava nel tempo. È forse anche il pezzo più “hip hop” del disco, un territorio nuovo per noi. Ma è stato anche molto divertente da esplorare».

Che bilancio fate oggi dell’esperienza a X Factor? È stata come ve la immaginavate?

«No, viverla è stato molto diverso da come la immaginavamo. Ora, a mente fredda, la ricordi con affetto. Ma in quel momento era impegnativa: due mesi chiusi, senza contatti con l’esterno, con ritmi serratissimi. È stato faticoso, ma anche bello. Abbiamo conosciuto persone stupende, musicisti fantastici, e ci ha dato un bel boost. Forse senza X Factor non saremmo qui oggi».

Per concludere: cosa vi rende più orgogliosi de “L’ultima ruota del caravan”?

«Sicuramente i temi che abbiamo scelto: fragilità, margini, umanità. E anche il suono, le strutture: grazie a Taketo e al lavoro di squadra abbiamo trovato un equilibrio tra la nostra anima live e una scrittura più organizzata. E poi siamo riusciti a mantenere un’identità forte, pur attraversando cambiamenti profondi in questi anni. Quello che siamo oggi, è tutto in questo disco».

Scritto da Nico Donvito
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