I nuovi linguaggi nei testi della musica italiana: tra il criptico amore indie e leggerezza della trap
C’era un tempo in cui tutto era più semplice. Un tempo il pop parlava d’amore in maniera chiara ed evidente ed il rap (con i suoi piccoli spazi) trattava temi più pesanti con pezzi difficilmente (salvo rari casi) passabili dalle radio. Tempi in cui a dominare le classifiche si trovavano brani pop, con testi pop e interpretazioni puramente pop.
Erano altri tempi si, ma non era nemmeno troppo tempo fa, eppure oggi le cose sembrano cambiate parecchio sotto molti aspetti. È arrivata di colpo quell’ondata di musica indie, avete presente no? Quei testi in cui si mettono tante parole strane che mischiano sapientemente alto e basso linguaggio, sacro e profano. Che poi indie cosa vuol dire? Chi può essere nel 2019 ancora considerato indipendente sotto l’ombra della major?
Se non si considerano i tormentoni estivi, che viaggiano con un algoritmo a sè, tolti i soliti grandi nomi del pop e qualche exploit come Ultimo, ecco che il quadro del mercato ci mostra da una parte tutta la nuova onda di artisti provenienti dalla trap e dall’altra tutta quella ondata partita come indie e diventata il nuovo pop. E forse non è nemmeno un caso che la maggior parte dei testi di qualsiasi artista emergente si dirigano dritti per dritti verso una di queste strade, snobbando spesso la classica e sempre amata “canzone all’italiana”.
Ma se la trap e l’indie sono diventati, a detta di molti, il nuovo pop, allora che ne è del vecchio e classico pop? Da una parte, con la trap, a livello di testi (salvo alcuni casi) si tende sempre di più a semplificare, ad arrivare dritti senza troppa ricerca. Concetti basilari e ripetuti che ben si intonano alle produzioni del momento, artisti bravi nel cavalcare l’onda che tanto piace ai giovani di oggi, prendete come esempio primario la coppia del goal Sfera Ebbasta – Charlie Charles, ormai ampiamente immersi, nonostante i veti di qualcuno, nel mondo mainstream italiano.
Dall’altra sembra invece che il linguaggio del nuovo pop preveda canzoni sempre più criptiche, testi densi di parole e metafore portate all’estremo, tra Paracetamolo e bocche che sanno di Punk, chiedere ad esempio ai maestri Calcutta e Gazzelle, non a caso apprezzati come autori anche da numerosi “puristi” del pop.
Pochi artisti continuano imperterriti sulla loro strada “classica” e ancora meno riescono a farlo con successo, basta guardare le classifiche di vendita di questi primi sei mesi per capirlo (qui per recuperarle). Pure Sanremo, tempio del classicismo tutto italiano, sta cominciando a cedere aprendosi (con successo) verso altri mondi. Tra indie, rap e trap: che stia davvero smettendo di essere di moda la classica canzone italiana?
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