I testi nella nuova musica italiana: come cambiano i linguaggi fra pop, trap e indie
I nuovi linguaggi nei testi della musica italiana: tra il criptico amore indie e leggerezza della trap
C’era un tempo in cui tutto era più semplice. Un tempo il pop parlava d’amore in maniera chiara ed evidente ed il rap (con i suoi piccoli spazi) trattava temi più pesanti con pezzi difficilmente (salvo rari casi) passabili dalle radio. Tempi in cui a dominare le classifiche si trovavano brani pop, con testi pop e interpretazioni puramente pop.

Se non si considerano i tormentoni estivi, che viaggiano con un algoritmo a sè, tolti i soliti grandi nomi del pop e qualche exploit come Ultimo, ecco che il quadro del mercato ci mostra da una parte tutta la nuova onda di artisti provenienti dalla trap e dall’altra tutta quella ondata partita come indie e diventata il nuovo pop. E forse non è nemmeno un caso che la maggior parte dei testi di qualsiasi artista emergente si dirigano dritti per dritti verso una di queste strade, snobbando spesso la classica e sempre amata “canzone all’italiana”.

Dall’altra sembra invece che il linguaggio del nuovo pop preveda canzoni sempre più criptiche, testi densi di parole e metafore portate all’estremo, tra Paracetamolo e bocche che sanno di Punk, chiedere ad esempio ai maestri Calcutta e Gazzelle, non a caso apprezzati come autori anche da numerosi “puristi” del pop.
Pochi artisti continuano imperterriti sulla loro strada “classica” e ancora meno riescono a farlo con successo, basta guardare le classifiche di vendita di questi primi sei mesi per capirlo (qui per recuperarle). Pure Sanremo, tempio del classicismo tutto italiano, sta cominciando a cedere aprendosi (con successo) verso altri mondi. Tra indie, rap e trap: che stia davvero smettendo di essere di moda la classica canzone italiana?