venerdì 22 Novembre 2024

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Il Cinghiale Bianco e i protagonisti della musica leggerissima in Italia

Viaggio alla scoperta dei precursori della musica leggerissima italiana

La canzone che Colapesce e Dimartino hanno cantato al Festival di Sanremo 2021 vede come protagonista la musica leggera, anzi leggerissima, allora oggi il Cinghiale Bianco ripercorre i punti salienti della sua nascita. Si era già parlato della nascita della canzone pop, fermandoci ai primi anni del ‘900 (qui il link all’ articolo in cui il Cinghiale Bianco ne ha parlato), oggi, però, vogliamo spingerci oltre.

La nascita della musica leggera cammina in parallelo all’invenzione del fonografo di Thomas Edison (1877) che rese ancora più accessibile il consumo domestico della musica. Prima del 1900 comparvero i primi fonografi a gettone (precursori del jukebox) e già allo scoppio della prima guerra mondiale molti musicisti incidevano dischi. La radio negli anni Venti e la televisione negli anni Quaranta introdussero nelle abitazioni private musica dal vivo e registrata. Il cinema sonoro diede popolarità a molti cantanti permettendo la crescita dell’industria della musica leggera. La musica può finalmente iniziare ad essere di tutti abbandonando la condizione che, fino ad allora, la vedeva riservata alle classi borghesi.

La musica leggerissima del periodo precedente alla seconda guerra mondiale era caratterizzato da testi di contenuto piuttosto banale e insignificante o di tipo propagandistico: erano tutte canzoni che dovevano trasmettere l’idea di un’Italia senza problemi, dove la gente viveva senza preoccupazioni, paure e incertezze per il futuro. Avrebbero certamente apprezzato Colapesce e Dimartino. Nonostante l’opposizione del regime, verso la fine degli anni Trenta, anche in Italia incominciarono a diffondersi le orchestrine ritmiche che proponevano versioni italiane di grandi successi stranieri.

Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale in Italia crebbero rapidamente tutte le mode musicali di origine straniera che erano state ostacolate negli anni precedenti dal regime fascista: si diffusero a macchia d’olio le proposte di Cole Porter e Frank Sinatra, Louis Armstrong e Benny Goodman, le colonne sonore dei film di Hollywood, i sound sudamericani della samba e della rumba.

Anche per contrastare questa tendenza e favorire il ritorno alla canzone melodica all’italiana nasce nel 1951 il Festival di Sanremo. Grazie alla trasmissione radiofonica delle prime quattro edizioni del festival esplosero, oltre alla voce di Nunzio Filogamo e dell’orchestra del maestro Cinico Angelici, i cantanti, i primi a fare la musica leggera: Nilla Pizzi, Achille Togliani, Carla Boni, Teddy Reno, Gino Latilla.

Nilla Pizzi

Negli anni Sessanta è il turno dei melodici e degli urlatori i cui capostipite furono, in qualche modo, Domenico Modugno nel 1958 con “Nel blu dipinto di blu” (in rappresentanza dei melodici) e Tony Dallara, Mina, Adriano Celentano, Gianni Morandi, Rita Pavone (gli urlatori), che importarono il rock’n roll americano di Elvis Presley, Paul Anka e i Platters. Questi cantanti, come succede ancora oggi quando nasce un nuovo fenomeno musicale, furono da subito disprezzati ma sono ancora oggi considerati fra i migliori artisti italiani.

Sulla scia degli urlatori arrivano ben presto le band (in realtà, all’origine si chiamavano complessi) prendendo come spunto i modelli  inglesi (i Beatles e i Rolling Stones su tutti), che grazie alla radio e alla tv spopolavano anche in Italia. E’ il turno dei Pooh, i Giganti, l’Equipe 84, i Dik Dik, i New Troll, i Nomadi…

I veri precursori di Colapesce e Dimartino, però, furono quei musicisti che, ispirandosi agli chansonniers francesi come Jacques Brel, Juliette Gréco, Charles Aznavour, rappresentarono i primi esempi di cantautori. Proprio come i loro colleghi d’oltralpe, scrivevano i testi e componevano la musica delle proprie canzoni.

Al centro delle canzoni di Paolo Conte e Jannacci, massimi esponenti del genere, c’erano melodie semplici ma mai banali, spesso arrangiate grazie all’ tilizzo di un solo strumento musicale, la chitarra o il pianoforte. Il centro di questo genere era sin da subito il testo che ripercorreva la scia delle canzonette passate ma trattando gli argomenti con maggiore poeticità. Qui si fa strada  il gruppo della scuola genovese che vantava al suo interno cantautori del calibro di Umberto Bindi, Gino Paoli, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Fabrizio De André.

Da Jannacci a Guccini, da Vasco Rossi a Ornella Vanoni e Francesco Gabbani, l’evoluzione dal fonografo al vinile fino ad arrivare al compact disc, questo è il percorso della musica leggerissima che arriva fino a Colapesce e Dimartino oggi.