Il domani sarà migliore di ieri?
In questi giorni, sapete, mi sono trovato a riflettere, a pensare al domani. A quel domani che tutti sponsorizzano e promettono per un immediato futuro e che apostrofano, senza troppa difficoltà, come “normale”. Un po’ ovunque ci viene ripetuto che presto torneremo alla vita di tutti i giorni, alle abitudini che ci appartenevano prima di questa rivoluzione sociale che il mondo intero sta attraversando anche se a ritmi e a velocità diverse. E allora, mi sono chiesto che cosa sia davvero questa normalità e se questa possa essere davvero nel futuro che ci aspetta.
Non sono uno scienziato né tanto meno un esperto e, dunque, le previsioni scientifiche non fanno parte del mio mestiere, motivo per cui non intendo azzardarne una di certo qui ed ora. Mi affido anch’io, com’è giusto che sia, a quanto mi viene detto di fare per tutelare me stesso e gli altri ma, quando si parla del dopo, rimango sempre un po’ spiazzato e titubante. Davvero il dopo sarà esattamente com’era il prima? Davvero l’uomo può avere in sé un’innata capacità di dimenticare la storia ed i suoi insegnamenti? Forse si, forse no.
M’imbatto, poi, in una canzone. Quello si che è, almeno un po’, il mio mestiere. Ed è proprio questa canzone che prolunga il mio pensiero, che mi prende per mano e mi scorta attraverso l’immaginazione del domani prendendo lo spunto da ciò che è stato ieri. La canzone è L’America non c’è, un gioiellino raro e prezioso di maestranza musicale e di ricerca vera e profonda dell’essenza della parola “arte”. A cantarla (e a scriverla con la collaborazione di Piergiorgio Pardo e Diego Palazzo degli Egokid) è stata Anna Oxa che, poi, l’ha presentata dal vivo in un’unica occasione ad “Amici di Maria de Filippi” nel 2016. Ma questo è tutto un’altro discorso e di quanto sia bella e preziosa questa canzone da un punto di vista strettamente musicale non è quanto voglio, per l’ennesima volta, ribadire in quest’occasione. Ciò che, invece, m’interessa sottolineare e che mi ha colpito nel riascoltare questo brano è stato il testo che, alla luce di quanto tutto il mondo sta vivendo in queste settimane, assume un senso valoriale ancora più intenso.
“L’uomo nasce analfabeta dei rumori, della vita: poi pretende di sapere come vivere e morire”. Esordisce così il brano che quasi sembra voler racchiudere in poco più di 3 minuti il senso della storia umana fin qui: l’uomo, che sia opera di Dio o dell’evoluzione darwiniana, ha acquistato, nel tempo, quella presunzione d’onnipotenza che spesso lo fa sentire invincibile anche di fronte alla vita stessa. Non gli basta l’evidenza di aver spesso saputo dominare le altre specie che popolano il Pianeta o le forze della natura che spesso ha saputo “addomesticare” a proprio piacimento ma, sempre più, si dimostra sfacciato verso l’essenza ultima dell’esistenza: la vita. Eppure mai, come in questi giorni, ci stiamo scoprendo fragili, impotenti e incapaci di opporre resistenza di fronte alla forza della vita che, come l’acqua sorgente (per utilizzare un altro dei concetti importanti della produzione artistica dell’ultima Oxa), riesce a scavare i propri percorsi anche tra le rocce avverse. Non a caso il brano dice che “esistono segreti silenziosi e senza meta che non serve trattenere che non si devono capire mai”. La vita ha i suoi segreti come la natura stessa. E’ utopia, forse, pensare di poterli raggiungere e comprendere perchè è nel senso dell’esistenza il concetto d’infinità: la vita è infinita e come tale va assimilata arrendendosi con coraggio all’idea che l’uomo ne fa parte, ne ha il compito di tutelarla e di provare a conoscerla pur sapendo di non poterla afferrare mai appieno. Che sia chiaro, però, nulla vieta all’uomo di sperimentare, di conoscere e conoscersi, di scoprire: la conoscenza è necessaria e vitale ma, a volte, vanno anche rispettati i misteri.
“Ma l’America dov’è? Hanno bruciato anche le stelle, si vede solo polvere che nasconde l’orizzonte”. E’ proprio questo verso che mi ha catturato e catapultato su di me una valanga di pensieri. Quell’America che ha rappresentato, e forse rappresenta ancora, il sogno di libertà e grandezza per milioni di persone che puntavano ad una vita nuova, migliore e capace di valorizzarli davvero, oggi, forse, s’immedesima con il domani che ci viene promesso e sbandierato sotto gli occhi. Eppure, personalmente, mi trovo a chiedermi dove sia questa America, questo domani migliore. E tutto ciò che riesco a rispondermi è che, ahimè, ancora non lo vedo e che, forse, non appare perchè non c’è, perchè quel domani che ci aspetta probabilmente l’uomo non saprà trasformarlo e renderlo migliore dell’oggi o di ieri. Quella polvere che nasconde l’orizzonte potrà davvero essere superata? Abbiamo tutte le possibilità tra le mani ma dovremo davvero comprendere che il nostro domani è qui e siamo ancora una volta noi a decidere come sarà. Lo dovremo fare, presto o tardi, partendo dalla responsabilità e dal coraggio di cambiarci per cambiare, ascoltarci per ascoltare, conoscerci per conoscere. L’America c’è, “è terra dietro l’orizzonte” ma per raggiungerla dovremo davvero volerla.
Ilario Luisetto
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