venerdì 6 Dicembre 2024

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Letteratura a 45 Giri – Arte e letteratura: Il museo del mondo e Vincent di Roberto Vecchioni

Un Libro, Una Passione: Insieme

Arte: una passione ritrovata

Quest’anno per Natale ho ricevuto un duplice regalo: un libro dedicato all’arte e con esso l’occasione di riavvicinarmi a una vecchia passione.

Arte e letteratura… si potrebbe dire che la mia carriera accademica si sia divisa tra questi due poli. Ancora la gente mi guarda stranita e quasi diffidente quando dico di essere una laureata in lettere moderne che in triennale ha portato una tesi sull’iconografia e la mitologia del personaggio di Orfeo nelle pitture pompeiane. Posso capire la confusione, ma per me arte e letteratura sono essenzialmente, profondamente connesse tra loro. Sono al contempo narrazione e sentimento, staticità e dinamismo, strumento per raccontare e conoscere il mondo da un punto di vista che non è il proprio.

Il museo del mondo

Per questo motivo sono molto felice che il 25 dicembre mi sia stato regalato Il museo del mondo di Melania G. Mazzucco, affermata scrittrice italiana vincitrice di diversi premi tra cui uno Strega.

Tramite quest’opera la Mazzucco ci restituisce un’analisi introspettiva, “letteraria” ma accuratissima delle “opere d’arte della sua vita”. Cinquantadue opere d’arte in cui si è imbattuta e che non è mai riuscita a dimenticare, narrate secondo il personalissimo canone dell’autrice, una sua storia dell’arte che non segue ordine cronologico o geografico.

Ogni descrizione è contemporaneamente spiegazione dell’opera e narrazione (biografica e non solo) dell’artista. Si passa da La Stiratrice del brutale e nevrotico Edgar Degas a Il cane di un già disperato Francisco Goya, da Il sogno del bugiardo e cerimonioso Henri Rousseau (il Doganiere) a Il lanciatore della rete della maliziosa e determinata Suzanne Valadon.

Personalmente, i capitoli che ho apprezzato maggiormente sono due. Il primo è dedicato all’incredibile storia di talento e tenacia di Artemisia Gentileschi, di cui Mazzucco descrive brillantemente e senza ombra di patetismo l’opera Susanna e i vecchioni. Il secondo si concentra sulla Crocifissione del Polittico di Issenheim di Mathis Grünewald, che compie un atto rivoluzionario e dipinge quella che da molti viene considerata la più sconvolgente opera d’arte occidentale: un Cristo in croce sofferente e addirittura repellente, che esala il suo ultimo respiro.

Arte come narrazione di una propria verità

Nonostante le epoche e i contesti diversi, le differenti indoli degli artisti, i diversi stili di vita e i differenti significati dati a vita e morte, ritrovo un elemento comune a queste cinquantadue opere: la proposta di una propria visione del mondo filtrata attraverso la propria esperienza. Ogni artista ci restituisce così un frammento di verità, filtrato dal proprio tempo e dalla propria visione del mondo.

Roberto Vecchioni nel brano Vincent, concepito come una lunga lettera scritta da Gauguin all’amico Van Gogh, canta:

Come una donna amata alla follia
La vita andava via
E più la rincorrevi
E più la dipingevi
[…]
Guarderò le stelle
La tua, la mia metà del mondo
Che sono le due scelte, in fondo
O andare via o rimanere via

Com’è noto, il senso dato da Gauguin all’esistenza è diverso da quello dato dall’amico, ma non per questo l’uno è meno valido dell’altro. Lo stesso vale per il genio sregolato e confusionario che fu Leonardo Da Vinci, i pittori di corte del Cinquecento, gli avanguardisti del Novecento e così via. Tutti sono portatori di una propria verità, di una propria arte. Relativizzare l’arte e il senso che mi vengono proposti (a posteriori ovviamente, dal momento che alcuni artisti citati dalla Mazzucco intendevano riportare valori ed esempi universali con le proprie opere) è il motivo per il quale riesco a non provare rabbia contemplando Le cattive madri di Segantini, ma addirittura a vederne il genio.

Precisazione e ringraziamento 

Infine, una precisazione doverosa. Non è possibile descrivere queste opere con le sole parole, ogni descrizione senza un supporto visivo sarebbe riduzione e approssimazione. Per questo Mazzucco, per ogni opera, fornisce al lettore una copia integrale. Per questo anche io invito tutti, se anche non si è intenzionati a comprare il libro, a cercare online o su i classici manuali del liceo le riproduzioni delle opere che ho citato.

Concludo con un sonoro “grazie” a Melania G. Mazzucco perché, tramite Il museo del Mondo, ha riacceso una passione che, a causa del tempo e di alcune scelte che mi hanno fatto prendere una direzione diversa, ero convinta non riuscisse più a parlarmi come prima. Inutile dire che mi sbagliavo.