“Il nido dell’Aquila” di Luna: te la ricordi questa?

Il nido dell'Aquila Luna

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “Il nido dell’Aquila” di Luna

La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 2000 con “Il nido dell’Aquila” di Luna.

Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.

Ti sblocco un ricordo: “Il nido dell’Aquila” di Luna

Siamo nel 2000, Luna Di Domenico partecipa a Sanremo e si classifica terza con “Cronaca”. Qualche mese dopo esce “Il nido dell’aquila”, una bella canzone firmata da Claudio Mattone che avrebbe meritato sicuramente più attenzione.

Luna canta il peso del vivere, il disagio di chi non trova più un posto nel mondo così come in una relazione, ma non con disperazione sterile: il suo è un grido consapevole, lucido, che sa di dover andare. È la storia di una donna (e forse di una generazione) che sceglie di lasciare tutto per inseguire una verità che non ha ancora trovato.

Il titolo stesso è una metafora potente: “Il nido dell’aquila” è un luogo lontano, quasi mitologico, irraggiungibile ma necessario. È la cima a cui tendere quando la pianura soffoca. È il simbolo di un altrove in cui si possa ancora respirare, pensare, sognare. Le “ali di carta” con cui la protagonista cerca di raggiungerlo raccontano tutta la fragilità e il coraggio di chi prova a volare pur sapendo di essere fatta di poco, di niente. A volte, questo è l’unico modo per restare vivi.

Il testo di “Il nido dell’Aquila” di Luna

Non pensare a me con i casini che ho
io posso vendermi l’anima (anima)
chi me la pagherà e quanto non si sa
ma mi basterà per andare avanti un po’

Non preoccuparti mai se non ritornerò
starò inseguendo un’aquila (aquila)
quaggiù non si può più respirare perchè
aria non ce n’è, qui lo sai si può morire

Non ci crederai, io c’ho provato ma
non riconosco questa logica (logica)
e seguo la mia via, assurda quanto vuoi tu
non la seguo più questa lunga ferrovia

Allora salirò con le mie ali di carta
verso il nido dell’aquila (aquila)
così mi passerà tutta quest’ansia che ho
tu mi mancherai, ma ora devo andare amore

Dammi cielo da volare
(cielo non ce n’è, cielo non ce n’è di cielo)
dammi strade da camminare
(strade non ce n’è, strade non ce n’è di strade)
dammi notti sognare
(notti non ce n’è, notti non ce n’è di notti)
e futuro da immagine
(un futuro no) si va tutti alla deriva

Ed io mi trovo qua a dare sempre più gas
alla mia mente che naviga (naviga)
e non si fermerà fin quando non si sa
finché ce l’ha fa, fino a quando dura il pieno

Cambiare, cambierà, cambierà vedrai
non siamo poi così fragili (fragili)
qualcosa la farò e tu non mi vedrai
disperata mai, sai che ce la devo fare

Allora salirò con le mie ali di carta
verso il nido dell’aquila (aquila)
così mi passerà tutta quest’ansia che ho
tu mi mancherai, non ho alternative amore

Dammi cielo da volare
(cielo non ce n’è, cielo non ce n’è di cielo)
dammi strade da camminare
(strade non ce n’è, strade non ce n’è di strade)
dammi notti sognare
(notti non ce n’è, notti non ce n’è di notti)
e futuro da immagine
(un futuro no) si va tutti alla deriva

(Non pensare a me con i casini che ho
io posso vendermi l’anima, anima
chi me la pagherà e quanto non si sa
ma mi basterà per andare avanti un po’)

(Non ci crederai, io c’ho provato ma
non riconosco questa logica, logica
e seguo la mia via, assurda quanto vuoi tu
non la seguo più questa lunga ferrovia)

E salirò salirò con le mie ali di carta
verso il nido dell’aquila (aquila)
così mi passerà tutta quest’ansia che ho
tu mi mancherai, ma ora devo andare amore

Dammi cielo da volare
(cielo non ce n’è, cielo non ce n’è di cielo)
dammi strade da camminare
(strade non ce n’è, strade non ce n’è di strade)
dammi notti sognare
(notti non ce n’è, notti non ce n’è di notti)
e futuro da immagine
(un futuro no) si va tutti alla deriva

Scritto da Nico Donvito
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