“Il pagliaccio” di Cesare Cremonini: te la ricordi questa?

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “Il pagliaccio” di Cesare Cremonini
La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 2008 con “Il pagliaccio” di Cesare Cremonini.
Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.
Ti sblocco un ricordo: “Il pagliaccio” di Cesare Cremonini
Tra i brani più intensi e profondi della discografia di Cremonini, “Il pagliaccio” si staglia come una riflessione sincera sul tema dell’identità, di un mondo fatto spesso di maschere e del rapporto di un artista con il proprio pubblico.
La canzone, scritta da Cesare quando aveva 16 anni, ha una storia discografica inconsueta: nel 1999, durante le registrazioni di “Squérez?” con i Lùnapop, per scherzo fu interpretata da Valentina Chelli, che all’epoca aveva quattro anni, e pochi secondi del ritornello furono inseriti come ghost track dopo la fine di “Silvia stai dormendo”, a conclusione del disco. Solo nel 2008 il brano fu inserito nella tracklist dell’album “Il primo bacio sulla luna” ed estratto poi come quarto singolo.
“Il pagliaccio” racconta il dualismo tra ciò che si è e ciò che si mostra agli altri: la maschera del clown, il trucco che si indossa per strappare sorrisi e consensi, e la persona che si ritrova sola, la sera, a fare i conti con le proprie fragilità. Il circo, metafora della vita e dello spettacolo, è anche lo spazio in cui il protagonista trova “un po’ di libertà” proprio attraverso l’accettazione della propria falsità, delle sue molteplici facce.
Cesare Cremonini, con la sua scrittura sempre efficace e personale, ci regala una piccola lezione di libertà: solo accettando ogni parte di noi, anche la più fragile o artificiale, possiamo trovare un angolo di verità e serenità dentro e fuori questa grande rappresentazione che è la vita.
Il testo di “Il pagliaccio” di Cesare Cremonini
Sono un guardiano del Paradiso
Per me si va soltanto se sei stato buono
Sono il pagliaccio e tu il bambino
Nel circo ho tutto e vivo solo di quel che sono
La sera quando mi sciolgo il trucco
Riscopro che sono un pagliaccio anche sotto
Ma infondo io sto bene qua
Tra le mie facce e la mia falsità
Ma infondo io sto bene qua
Trovando in quel che sono un po’ di libertà
Oh no! Non ridere perché Io sai meglio di me
Che non ho più voglia per risponderti perché sei, sei come me
Sono la sfera di un indovino
Nei miei disegni è scritto e vedo il tuo futuro
Sono il pagliaccio e tu il bambino
Farò pagare caro ad ogni uomo il suo sorriso
La sera quando mi sciolgo il trucco
Riscopro che sono un pagliaccio anche sotto
E sullo specchio del camerino
Mi faccio della stessa droga per cui vivo (la vanità)
Ma infondo io sto bene qua
Tra le reti del mio circo che non va
Ma infondo io sto bene qua
Trovando in quel che sono un po’ di libertà
Oh No! Non ridere perché Io sai meglio di me
Che non ho più voglia per risponderti perché sei, sei come me