martedì 3 Dicembre 2024

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Il rap a Sanremo: cosa dobbiamo aspettarci dagli artisti in gara?

Claudio Baglioni ha scelto un cast con tanto rap, ecco tutto quello che c’è da sapere sui vari artisti in gara

Che il mondo del rap sia entrato prepotentemente nel mainstream italiano ormai è molto più che un dato di fatto, basta dare un’occhiata alle classifiche di vendita di singoli e album del 2018 per capirlo. Rap e trap dominano classifiche e muovono il grosso pubblico di giovani e giovanissimi, ma Sanremo è Sanremo, un mondo a sé, un mondo che da sempre vive un rapporto complesso con tutto quello che riguarda il rap o lo circonda. Negli anni il Festival ha cercato di aprirsi in tutti modi alle nuove generazioni, spesso però producendo un effetto straniante e, tranne qualche raro caso, non riuscendo mai a convincere del tutto sotto questo aspetto.

Quello che vogliamo fare qui, però, non è una critica al Festival, né un riepilogo della storia del difficile rapporto tra Sanremo ed il rap, quanto piuttosto un’analisi sui nomi proposti dal direttore artistico quest’anno, molti dentro o vicini all’ambiente hip hop italiano.

Partiamo con uno degli artisti più estroversi e complessi del rap italiano: Achille Lauro. Romano, classe 1990, la sua storia parte da lontano: è una storia di strada, di quartieri e di underground, abbandonato dai genitori all’età di 14 anni si approccia alla musica grazie al fratello, arrivando a firmare nel 2014, dopo un paio di mixtape indipendenti, con l’etichetta Roccia Music di Marracash e Shablo, che lo lancia e ne cura i primi lavori ufficiali. Nel 2016 firma per Sony Music creando anche la sua etichetta personale No Face, continuando a produrre album insieme al socio ormai diventato storico compagno di avventure, Boss Doms. Ad oggi vanta nel curriculum 4 album ufficiali più vari mixtape ed EP.

Fin dall’inizio il giovane Lauro mostra uno stile molto ricercato, caratteristica che lo accompagnerà poi per tutta la carriera e gli consentirà di sperimentare in lungo e in largo tra vari sottogeneri, mischiando il proprio rap a suoni pop, trap, house e samba trap, come nell’ultimo sperimentale progetto Pour l’Amour. Nei suoi testi c’è tanto del proprio vissuto, dalla vita di strada alla droga, ma non sono assenti pezzi sentimentali quali Cenerentola, La Bella e la Bestia e Scelgo le stelle. Un artista che non ha mai avuto paura di rischiare e che ha saputo nel tempo farsi apprezzare a 360° in tutte le sue forme. Alla Rai si era già avvicinato con l’avventura a Pechino Express (proprio insieme al suo socio e produttore Boss Doms), mentre lo scorso settembre aveva affiancato Mara Maionchi durate gli Home Visit di X-Factor.

Difficile capire cosa aspettarci da un artista del genere, il pezzo presentato per il Festival (Rolls Royce) potrebbe continuare sull’onda degli ultimi lavori sul mood ballabile-tormentone ma, visto il contesto, è possibile anche che Lauro proponga un brano più lento puntando sulle proprie qualità liriche in modo da accontentare anche il pubblico sanremese, sicuramente poco abituato a ballare e molto più propenso ad ascoltare pezzi d’amore. Nel complesso, proprio per la sua imprevedibilità, Achille Lauro è il classico artista che potrebbe passare dal primo all’ultimo posto della classifica. Attenzione però all’effetto sorpresa: se il brano scelto è quello giusto…

Proveniente dal mondo del rap è anche Shade, giovane artista torinese classe 1987, in gara al Festival insieme a Federica Carta, attivo sin dal 2005 e dal 2013 esploso per il pubblico hip hop dopo la vittoria del talent show MTV Spit, condotto dal collega Marracash, in finale contro Nitro. Da quel momento in poi ha collaborato con numerosi esponenti della scena, pubblicando (sotto Warner Music) tre album di inediti, l’ultimo (Truman), è uscito lo scorso novembre. Venendo dal mondo del freestyle il suo stile è caratterizzato dai numerosi giochi di parole legato agli extrabeat, nella sua carriera ha alternato pezzi più conscious/lenti (vedi Irraggiungibile, Figurati noi o Patch Adams) a tormentoni estivi come Amore a prima insta o Bene ma non benissimo. Ha un seguito molto ampio tra i giovanissimi anche grazie alle sue attività su YouTube, inoltre ha prestato la voce a numerosi personaggi di film come doppiatore.

Dal pezzo Sanremese (dal titolo Senza farlo apposta) è difficile non aspettarsi un brano sulla falsa riga della precedente collaborazione tra i due artisti (Irraggiungibile), con il rapper che punterà sulle strofe colme di giochi di parole e la cantante pronta a dare il proprio contributo nel ritornello cantato.

Partito dal rap e spostato pian piano verso il pop-soul-rnb è invece Ghemon, artista classe 1982 forse non molto noto al grande pubblico ma stimatissimo dai colleghi, con 5 album alle spalle che ne dimostrano le qualità artistiche: grande penna e voce che si adatta ad ogni tipo di strumentale.

Lo scorso anno ha affiancato Diodato e Roy Paci nella serata duetti del Festival ed è stato ospite di Manuel Agnelli durante gli Home Visit di X-Factor, colonne portanti della sua discografia sono brani come Temporale e Adesso sono qui.

Un artista che difficilmente è inquadrabile dentro ad un genere, versatile ma dotato di enorme talento, dal suo Sanremo ci si aspetta un brano dalla forte impronta personale che non ne snaturi comunque l’indole.

Veniamo ora alle “strane coppie”, ovvero quei duetti che sulla carta mischiano generi e target di pubblico completamente differenti.

Stiamo parlando di Patty Pravo e Briga, con l’artista romano che fin dall’inizio della carriera ha proposto la sua idea particolare di hip hop, quella sorta di cantautorato 2.0 che tanto sembra andare ora di moda e che sicuramente sarà riproposto sul palco dell’Ariston insieme ad una delle più importanti interpreti italiane di sempre nel brano Un po’ come la vita.

Discorso differente, invece, per il duo Nino D’Angelo – Livio Cori, artisti che porteranno all’Ariston un pezzo prodotto da Big Fish (quindi sinonimo assoluto di qualità), diversi ma simili nell’indole e nei messaggi proposti nelle rispettive carriere. Napoli del passato e del presente dialogano e lo fanno amalgamando il neomelodico con il rap, se Nino D’Angelo non ha assolutamente bisogno di presentazioni, meno nota è invece la storia artistica di Livio Cori, rapper e poeta napoletano, presente nella colonna sonora della serie Gomorra e pronto a pubblicare un nuovo progetto discografico sotto etichetta Sugar Music. Secondo alcuni inoltre sarebbe sua la voce e la penna che si cela dietro al misterioso cantautore-rapper Liberato.

BOOMDABASH“Frammenti di rap” è possibile aspettarseli anche dal gruppo dei Boomdabash che difficilmente rinuncerà al proprio stile dancehall/reggaeton che tanto ha portato fortuna nell’ultimo singolo Non ti dico no insieme a Loredana Bertè.

Più facile immaginarsi, invece, due belle ballate pop per Irama e Ultimo, entrambi dati come favoriti ed entrambi ormai completamente inglobati all’interno della scena pop italiana, in passato erroneamente inseriti nel genere rap, da loro solamente e lontanamente sfiorato con alcune piccole influenze stilistiche. Stesso discorso che vale per Mahmood, in gara con il brano Soldi dopo aver partecipato e vinto nella serata tra i giovani di dicembre.