Come si crea un tormentone rap? Cerchiamo di capirlo in base alle tendenze di oggi
Premessa doverosa: i numeri non sono la musica e non decretano la bellezza di una canzone. Il mercato è ovviamente subordinato a vari fattori e non rappresenta nulla di assoluto, ma, nel contorto mondo della musica di oggi, fatto di numeri, visualizzazioni e streaming, fa tanto. Quasi tutto oserei dire.
La storia è piena di esempi illustri: dalla coppia Fedez – Ax, fino ai grandi successi radiofonici di Fabri Fibra, Salmo, Marracash, Guè Pequeno (sia da solo che con i Club Dogo), Emis Killa, Shade e Fred De Palma, senza dimenticare l’ondata della nuova generazione con Ghali, Sfera Ebbasta, Tedua, Rkomi, Lazza, Carl Brave e tanti altri ancora che potremmo citare.
Prendiamo due casi studio in particolare: Fotografia di Carl Brave con Fabri Fibra e Francesca Michelin ed Estate dimmerda di Salmo. Due pezzi completamente differenti ma entrambi pluricertificati dalla FIMI e in vetta alle classifiche digitali per mesi e mesi.
Tra le due, anche tante versioni ibride, come Fabri Fibra e tante delle sue hit di successo: da Pamplona, che mischia un testo impegnato ad un ritornello melodico cantato da Tommaso Paradiso, passando per Le donne o Vip in trip, addirittura censurata per il contenuto troppo esplicito.
Negli ultimi anni i rapper italiani si sono fatti furbi: tra chi ha optato sull’ibridazione con altri generi, con il reggaeton e le sonorità latine che ovviamente restano la prima scelta, come dimostrano (o hanno dimostrato nel tempo) Fred De Palma, Emis Killa, Guè Pequeno e l’ultimo Sfera Ebbasta, senza dimenticare le pluricertificate hit targate Fedez e J-Ax (quest’ultimo per altro in lizza come uno dei papabili vincitori nella gara dei tormentoni 2019 con il nuovo singolo Ostia Lido) passando per chi, invece, ha cavalcato prepotentemente l’ondata trap, anche fregandosene dei passaggi in radio, come è stato per numerosi pezzi di Tedua (Wasabi 2.0 e l’ultima Elisir), Lazza (con Porto Cervo) o Capo Plaza (Tesla): tutti brani che hanno fatto (e stanno facendo) numeri pazzeschi senza di fatto essere calcolati minimamente da radio e TV.
Produzione top, rap nelle strofe, ritornello melodico, sound latino e reggaeton: basta davvero solo questo? Può il rap oggi essere considerato come un linguaggio adatto anche al grande pubblico estivo? E se sì, può farlo anche senza perdere la proprie caratteristiche principali o è necessaria una ricalibrazione mirata alla stagione estiva? Domande che lasciamo lì, in sospeso. Almeno per ora.
Francesco Cavalli
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